Meloni svela il piano per frenare l’immigrazione illegale dall’Africa

Di Ella Kietlinska

Di recente la premier Giorgia Meloni ha chiesto un nuovo partenariato con l’Africa, svelando un piano atteso da tempo, volto a frenare l’immigrazione dal continente rafforzando i legami economici e creando un hub energetico per l’Europa.

Ospitando un vertice Italia-Africa di un giorno presso il Senato italiano a Roma, la Meloni ha delineato una serie di iniziative, promettendo 5,5 miliardi di euro iniziali in prestiti, sovvenzioni e garanzie statali.

La Meloni ha affermato che il governo cercherà aiuto anche dal settore privato e da organismi internazionali come l’Unione Europea.

Secondo la Meloni, l’Europa deve sostenere l’industria e l’agricoltura in Africa per rafforzare le economie locali, come mezzo per persuadere i giovani africani disamorati a migrare verso nord: «L’immigrazione illegale di massa non sarà mai fermata, i trafficanti di esseri umani non saranno mai sconfitti a meno che non si affrontino le cause profonde che spingono le persone a lasciare le proprie case. È proprio ciò che intendiamo fare, da un lato, dichiarando guerra ai ‘trafficanti di schiavi’ del terzo millennio e, dall’altro, offrendo alle popolazioni africane un’alternativa di opportunità, lavoro, formazione e migrazione legale».

Lo scorso anno circa 157 mila 600 barconi di migranti hanno raggiunto l’Italia, il numero più alto dal 2016. All’inizio del vertice, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) ha riferito che quest’anno quasi 100 persone sono morte o scomparse nel Mediterraneo, il doppio di quelle nello stesso periodo dell’anno scorso, che è stato l’anno più mortale per i migranti in mare in Europa dal 2016.

La maggior parte è partita da Paesi nordafricani come Tunisia e Libia, spesso in fuga dalla povertà e dai conflitti nell’Africa sub-sahariana e nel Medio Oriente.

Il vertice Italia-Africa, a cui hanno partecipato decine di leader africani, alti funzionari dell’Ue e delle Nazioni Unite e rappresentanti delle istituzioni finanziarie internazionali, è stato il primo grande evento della presidenza italiana del Gruppo dei Sette (G7).

È la prima volta che la conferenza Italia-Africa si svolge sotto forma di vertice dei capi di Stato e di governo, dopo essersi tenuta finora solo a livello ministeriale, come si legge in una nota del governo italiano.

Piano Mattei

Il piano, presentato dalla Meloni, prende il nome dal compianto Enrico Mattei, fondatore della compagnia petrolifera statale Eni.

«Il Piano Mattei […] si inserisce perfettamente nel nostro European Global Gateway da 150 miliardi di euro. Questo è il nostro piano per l’Africa», ha affermato al vertice la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, riferendosi a un progetto infrastrutturale presentato nel 2021.

Il piano ha ricevuto anche alcune critiche. Moussa Faki Mahamat, presidente della Commissione dell’Unione Africana, che ha partecipato al vertice, ha affermato che avrebbe preferito che l’Africa fosse stata consultata per prima: «Voglio insistere qui sulla necessità di passare dalle parole ai fatti. Potete ben capire che non possiamo più accontentarci di semplici promesse che spesso non vengono mantenute».

La Meloni ha sottolineato che il piano mira ad espandere la cooperazione tra Italia e Africa come cooperazione tra pari: «Una cooperazione tra pari, lontana da ogni tentazione predatoria, ma anche da quell’approccio ‘caritativo’ all’Africa che poco si adatta alle sue straordinarie potenzialità di sviluppo».

Secondo il governo italiano il «Piano Mattei per l’Africa» si concentra su cinque pilastri principali: istruzione e formazione, sanità, agricoltura, energia e acqua, e sarà lanciato prima in alcuni Paesi sub-sahariani e nordafricani, estendendolo poi ad altri Stati africani.

Energia

La parte importante dell’iniziativa riguarda l’energia e le sue infrastrutture, con l’Italia che fungerebbe da porta d’accesso ai mercati europei.

Il gas naturale proveniente dall’Africa è diventato vitale dopo l’invasione russa dell’Ucraina, rendendo la diversificazione delle forniture una priorità per l’Ue.

Eni, il più grande importatore di gas naturale in Italia, ha già contrastato il calo delle forniture russe spedendo maggiori volumi dall’Africa, dove è presente da decenni.

La società ha affermato che Algeria, Egitto e Libia saranno i principali fornitori di gas dell’Italia per i prossimi anni.

La cooperazione nel settore energetico mira a fare dell’Italia «il naturale hub di approvvigionamento energetico per l’intera Europa» e ad aiutare «le nazioni africane interessate a produrre energia per soddisfare i propri bisogni e poi esportare l’eccedenza in Europa», spiega la Meloni.

L’obiettivo è soddisfare «il bisogno dell’Africa di sviluppare la produzione [di energia, ndr] e generare ricchezza, e il bisogno dell’Europa di garantire nuove rotte di approvvigionamento energetico».

Ciò richiede la costruzione di nuove infrastrutture per collegare i due continenti. L’Italia ha lavorato con l’Unione Europea (Ue) sull’interconnessione elettrica tra Italia e Tunisia e «sul nuovo Corridoio Sud H2 per trasportare l’idrogeno dal Nord Africa all’Europa centrale, passando per l’Italia».

L’H2 South Corridor è un gasdotto che collega il Nord Africa, l’Italia, l’Austria e la Germania e fornirà all’Europa idrogeno a basso costo prodotto con energie rinnovabili come quella eolica e solare.

Nel 2022 la Comissione Ue sosteneva che il 96% di questo idrogeno sarebbe stato prodotto con gas naturale, con conseguenti quantità significative di emissioni di Co2: «L’idrogeno rappresentava meno del 2% del consumo energetico europeo ed era utilizzato principalmente per produrre prodotti chimici, come plastica e fertilizzanti».

Nel 2023, il Parlamento Europeo e la Commissione hanno adottato una serie di misure per promuovere l’uso dell’idrogeno derivato da fonti rinnovabili come energia e carburante rinnovabile.

Il Corporate Europe Observatory (Ceo), un gruppo di ricerca e campagna senza fini di lucro con sede a Bruxelles, ha criticato la spinta dell’Ue per la produzione di idrogeno, affermando che richiederà vaste aree terrestri in Africa per produrre idrogeno verde e «può portare allo sfollamento di comunità e violazioni dei diritti umani».

Il Ceo ha affermato che l’approvvigionamento di idrogeno dai Paesi africani sfrutterà le loro energie rinnovabili e le risorse idriche e danneggerà questi Paesi attraverso l’installazione di idrogeno. Ha definito tutto questo ‘neocolonialismo’.

Tuttavia nel suo sito web si legge che il Ceo è finanziato da fondazioni private, trust e individui, tra cui la Open Society Foundations creata da George Soros, e rifiuta i finanziamenti da parte di istituzioni e società dell’Ue.

Il piano propone inoltre di espandere l’uso delle energie rinnovabili e di aumentare l’efficienza energetica.

La Meloni indica che un’iniziativa in questo settore è un progetto in Kenya per sviluppare la catena di approvvigionamento dei biocarburanti, che comprenderà circa 400.000 agricoltori entro il 2027.

Agricoltura

L’obiettivo principale delle misure agricole previste dal piano sarebbe lo sviluppo delle catene agroalimentari per ridurre la malnutrizione, con particolare attenzione allo sviluppo dell’agricoltura familiare e alla conservazione del patrimonio forestale.

La Meloni ha sottolineato l’importanza dello sviluppo dell’agricoltura in Africa poiché il continente possiede il 60% della terra arabile mondiale, e purtroppo, spesso quella terra non viene utilizzata». La tecnologia e la ricerca sono essenziali per rendere produttiva l’agricoltura africana.

Tuttavia, l’obiettivo del progresso dell’agricoltura non è solo la «sicurezza alimentare», ma anche la sicurezza e la qualità degli alimenti. «La ricerca gioca un ruolo cruciale in questo, ma […] non credo che la ricerca debba essere utilizzata per produrre cibo in laboratorio e forse andare verso un mondo dove i ricchi possono mangiare cibo naturale e i poveri permettersi solo cibo sintetico, con effetti imprevedibili sulla salute. Questo non è il mondo che vogliamo costruire».

Tra le iniziative agricole, la Meloni ha indicato un progetto in Egitto che investirà in macchinari, sementi, tecnologia, nuovi metodi di coltivazione e formazione professionale per sviluppare un’area di terreno destinata alla coltivazione di grano, soia, mais e girasoli.

Un altro progetto è già stato lanciato in Tunisia, dove l’Italia sta potenziando le stazioni di depurazione delle acque non convenzionali per irrigare un’area di 8.000 ettari (quasi 20.000 acri).

Commenti

Con l’avanzare del vertice, i legislatori italiani verdi e dell’opposizione hanno programmato una contro-conferenza presso la Camera del Parlamento italiano per criticare il Piano Mattei come una «scatola vuota» neocoloniale che cerca di sfruttare nuovamente le risorse naturali dell’Africa.

La vicesegretaria generale delle Nazioni Unite Amina Mohammed ha elogiato l’Italia per essersi concentrata sui pilastri chiave dei sistemi energetico e alimentare,  affermando che essi completano un approccio già delineato dall’Unione africana. Ma si è lamentata del fatto che nel complesso, gli obiettivi per il 2030 sullo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite approvati a livello globale, stanno «diminuendo tristemente» in Africa. «Solo il 15% degli obiettivi saranno sulla buona strada per essere raggiunti entro il 2030. Esorto il governo italiano a trasformare in realtà partenariati così profondi, efficaci e paritari [con i Paesi e le istituzioni africane, ndr] e a sfruttare la sua presidenza del G7 per collaborare con altri Paesi affinché facciano lo stesso».

Il sottosegretario di Stato americano per gli affari africani, Molly Phee, ha dichiarato in una conferenza stampa al Dipartimento di Stato che gli Stati Uniti «rispettano e ammirano l’impegno dell’Italia con l’Africa» e stanno «lavorando nel G7 per migliorare gli investimenti nelle infrastrutture africane».

 

Articolo in inglese: Italian PM Unveils Plan to Curb Illegal African Immigration Through Economic Development

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