L’epopea di Ignazio Marino, un vero guerriero deve sapersi far da parte

Tra l’ira dei romani, gli scontrini, l’intervento del Papa e le valutazioni dei commentatori, il sindaco di Roma Ignazio Marino non è tra i personaggi più amati del momento. Ma conserva quella forza derivante dalla sua percepita onestà – macchiata, semmai da qualche scontrino di troppo – e da quella nota di martirismo di chi si ritiene vittima di un complotto.

E secondo più di un osservatore, Marino è davvero vittima, in qualche misura, di ‘poteri forti’ che lo hanno voluto tirar giù. Ciononostante, trovare un commentatore che dica che Marino è stato efficiente e capace nel suo lavoro di sindaco, è molto difficile. Marino sarà onesto, sarà una vittima, ma non è molto capace: questo, sembra essere il triste quadro.

Ciò che si lamenta nei confronti di Marino è la sua incapacità di imporsi con forza sulle circostanze. Questa forza, che gli è mancata nel cercare di cambiare Roma, sembra invece manifestarsi nel voler andare contro la decisione del Pd di ‘farlo fuori’. Tuttavia, più che da vera forza, la spinta di Marino sembra motivata dal rancore e dal senso di un’ingiustizia subìta. Forse da un sentimento di «vendetta» contro il Pd, suggerisce il commentatore politico Alessandro Lattarulo.

La gestione di Marino è «pessima da mesi», sostiene Lattarulo, sebbene il Sindaco abbia comunque dei meriti, come l’aver fatto sgombrare i paninari abusivi «che circondavano il colosseo quasi come una cornice». Anche se i romani, fra trasporti malfunzionanti e buche per strada, avrebbero preferito ben altri interventi.

«È anche vero che a Roma è molto spinto il decentramento nei municipi», cosa che rende più difficile il lavoro del sindaco. Nonostante da tempo il Pd abbia cercato di liberarsi di Marino, «il dato politico» era che «la macchina amministrativa languiva. Marino non aveva il polso di ‘farla lavorare’ sempre come necessario».

Il sindaco non ha però tutti i torti nel dire che il suo lavoro a favore della legalità ha provocato reazioni da parte di chi onesto non è. «Mie fonti sicure romane – rivela Lattarulo – mi dicono che molti impiegati ne hanno boicottato talvolta le decisioni».

«A Roma c’è un problema di legalità simile al Sud», dice. «Quando la criminalità è diffusa come abbiamo ‘appreso’, non sono soltanto i signori con la pistola a esserci. Se la società fosse sanissima, costoro non troverebbero spazio. Voglio cioè dire che anche l’impresa a cui affidi la strada da asfaltare può un poco boicottarti ritardando i lavori, non facendoli al meglio eccetera, perché magari ha finalmente dovuto pagare il dovuto, senza sconti, per aggiudicarsi la gara».

«Allora, se non sei deciso e forte, ma dai anche solo la sensazione di essere talvolta marziano, distratto, ti boicottano».

«E ti boicottano anche alcuni consiglieri, magari non esponendosi in prima persona ma chiedendo a un dipendente loro amico di insabbiare una pratica. È così ovunque. Per questo la retorica della semplice onestà è deleteria. Non affronta davvero i nodi del rapporto tra politica, corpo amministrativo e imprese e addossa tutte le colpe alla politica, anche quelle che essa non ha».

FUTURE ELEZIONI

Che Marino si faccia indietro presto, o tardi, Roma dovrà affrontare comunque delle elezioni fra non molto. E il Pd non ha grandi probabilità di vincere.

Secondo Lattarulo, il Pd tirerà fuori un candidato «tecnico», che sarà il «cavallo forte» da presentare alle primarie. Tuttavia è probabile che Marino concorra dall’esterno, di fatto interferendo con il Pd stesso.

Il M5S, d’altro canto, è in una situazione molto favorevole. Secondo Lattarulo, è probabile che in caso di ballottaggio tra M5S e sinistra/destra, gli elettori del partito escluso consegnino i loro voti ai grillini. L’unica speranza per la destra sarebbe vincere senza ballottaggio o ritrovarsi in ballottaggio con il Pd.

Sebbene Marino abbia mostrato di avere ancora un certo consenso, Lattarulo prevede che calerà molto quando ci saranno le nuove elezioni. Marino è un «cavaliere senza cavallo, e soprattutto senza un’armata dietro» e contribuirà solo «alla debacle del Pd».

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