Il fotovoltaico cinese in picchiata

Di Alessandro Starnoni

Il 31 maggio 2018, la Commissione nazionale cinese per lo Sviluppo e le Riforme ha stabilito una nuova normativa per il settore dell’energia fotovoltaica, entrata in vigore il primo giugno 2018. Prevede la diminuzione delle sovvenzioni statali per le industrie del fotovoltaico e l’abbassamento del prezzo di vendita dell’energia elettrica prodotta dalle stesse. Inoltre, non saranno più approvati nuovi progetti che richiedano la sovvenzione statale per questo tipo di energia.

Questo significa che, non solo in Cina non si avranno nuovi progetti per il fotovoltaico, ma anche che tutti quelli già presentati e approvati dalle autorità locali, e che attendevano il collegamento alla rete elettrica nazionale (come prevede la legge), saranno abbandonati a loro stessi e non riceveranno ciò che era stato loro garantito.

Questa nuova politica del regime comunista cinese è stata considerata la più ‘severa’ della storia. Roth Capital, compagnia statunitense di investment banking, valuta che a causa delle nuove decisioni, l’energia prodotta in Cina quest’anno col fotovoltaico raggiungerà solo i 35 Giga watt. Inoltre, secondo le previsioni, il prezzo dei prodotti delle industrie cinesi per il fotovoltaico (pannelli, attrezzature e software per l’istallazione dei sistemi ad energia solare e vari accessori) subirà un calo considerevole, trascinando con sé i prezzi del mercato mondiale.

Nel 2017, nel mondo dai pannelli solari si erano raggiunti i 99 Gw di potenza e, di questi, 53 Gw prodotti in Cina. Ma, proprio nel momento in cui l’industria fotovoltaica cinese sta andando al massimo, Pechino ha fatto dietrofront, causando il blocco del 56 percento della capacità produttiva dell’industria fotovoltaica, un grande invenduto di prodotti, la chiusura di numerose fabbriche e la perdita di diversi investitori privati.

LE CONTRADDIZIONI DELLA POLITICA

Il 2 giugno Wang Sicheng, ricercatore di macroeconomia della Commissione Nazionale cinese per lo Sviluppo e la Riforma, ha indirizzato una lettera alla Commissione Nazionale del fotovoltaico, criticando alcuni punti delle decisioni del 31 maggio: sostiene che la nuova politica di diminuzione delle sovvenzioni statali «contraddice l’articolo 2196 del 2017, sulla Politica del prezzo» stabilita dalla stessa Commissione Nazionale per lo Sviluppo.
Il ricercatore afferma infatti che il prezzo dell’elettricità è stato abbassato all’improvviso e troppo presto, rispetto ai tempi stabiliti dalla Commissione per lo Sviluppo l’anno precedente: questo ha danneggiato seriamente il profitto dei piccoli imprenditori e degli investitori. Inoltre, il dietrofront del governo sulle concessioni delle sovvenzioni statali per i progetti fotovoltaici del 2018, contraddice le dichiarazioni ufficiali del ministero dell’Energia del 19 giugno 2017; in questo modo, conclude, «la politica [del Pcc, ndr] dà la sensazione che il governo cambi idea dalla sera alla mattina… Dov’è la sua credibilità?».

Inoltre questa nuova politica ha fatto fuori tanti progetti già registrati. Secondo SolarBe.com, solo nella provincia di Shanxi erano stati approvati oltre 13 mila e 500 progetti, che sono ora esclusi dalle decisioni del 31 maggio. In questo modo, i soldi di tanti intraprendenti cittadini cinesi che avevano investito nel nuovo mercato ecologico andranno sprecati.

IL CROLLO DELL’INDUSTRIA DEL FOTOVOLTAICO

Attualmente, in Cina ci sono 2 milioni e mezzo di impiegati nel settore del  fotovoltaico. Il valore dei prodotti raggiunge i 50 miliardi di yuan e la capacità produttiva  nazionale arriva a 150 Gw di potenza. Secondo Wang Sicheng, l’applicazione della nuova politica produrrà danni irreparabili all’industria cinese: il danno economico sarà incomparabilmente maggiore, rispetto ai 10 miliardi di yuan che lo Stato risparmia non erogando sovvenzioni nel 2018. Questo perché la perdita di 50 miliardi di yuan del valore produttivo e i 2 milioni di disoccupati che si creeranno, distruggeranno in poco tempo tutto quello che l’industria fotovoltaica cinese ha ottenuto finora: una perdita economica alquanto superiore, rispetto alle spese che il Pcc avrebbe dovuto affrontare garantendo, come aveva promesso, le sovvenzioni alle piccole aziende.

Le vittime del crollo dell’industria fotovoltaica cinese non saranno solo i cinesi: in una reazione a catena, tutta la produzione cinese sarà ‘svenduta’ e in breve si arriverà a una situazione di eccesso dell’offerta, le cui conseguenze, secondo Bloomberg, saranno l’abbassamento del prezzo del pannello fotovoltaico fino a 0,24 dollari per watt, rispetto allo 0,48 dollari del 2017. Ultimamente, le azioni al Nasdaq della First Solar (produttore del fotovoltaico americano) sono cadute in maniera incontrollabile da 80 a 55 dollari, dando conferma dell’eccesso di offerta sul mercato. Anche se il pannello fotovoltaico subisce il 30 per cento dei dazi d’importazione in America, per l’economia mondiale il pericolo di dumping cinese è sempre forte.

 
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