La Grecia si divide in due: domenica il voto sotto gli occhi d’Europa

La Grecia scende in piazza prima del voto al referendum e si divide in due: quelli favorevoli ad accettare le trattative dei creditori e quelli contrari. A prescindere dal reale significato del referendum, il voto sembra essere diventato una questione ‘dentro o fuori’ l’Europa.

Sul fronte del ‘no’ è proprio il premier del Paese, insieme al ministro delle Finanze, a guidare la campagna: «Oggi è la festa della democrazia, che ritorna in Europa. Tutti gli occhi dell’Europa sono sul popolo greco… Domenica non decidiamo semplicemente di stare in Europa, decidiamo di stare in Europa con dignità — ha detto Tsipras alla folla di piazza Syntagma, secondo Ansa — ancora una volta scriviamo insieme un momento storico, vi auguro di dire No domenica ai ricatti»

L’altro fronte si è riunito nello stadio Kallimarmaro ed è per ‘restare in europa’ o meglio, accettare le proposte dei creditori internazionali. Tra i due cortei si sono contati circa 40 mila manifestanti.

Il programma di salvataggio greco è scaduto martedì ma le iniezioni di liquidità della Bce andranno avanti fino all’esito del referendum. Anche le banche, chiuse per tutta la settimana con un tetto massimo di 60 euro per il prelievo, attendono un accordo al più presto con i creditori per riprendere le loro funzioni.

Venerdì Tsipras aveva comunque assicurato un accordo con i creditori entro 48 ore dal referendum, a prescindere dall’esito di quest’ultimo. Certo se vincerà il ‘sì’, il premier avvierà «le procedure previste dalla Costituzione», riporta Ansa, ma probabilmente non sarà più lui a governare il Paese sotto le ‘condizioni’ dei creditori, mentre se vincerà il ‘no’, «maggiore sarà la percentuale di rifiuto, maggiore sarà la nostra forza di trattativa», aveva affermato lui stesso ai media greci, aggiungendo che in questo modo potrebbe riuscire ad ottenere il necessario taglio del debito del 30 per cento per superare la crisi.

Secondo l’Fmi infatti il debito greco «può essere sostenibile solo con un taglio del 30 per cento e un periodo di grazia di 20 anni. Ma ciò «non è mai stato condiviso con le istituzioni nei cinque mesi in cui abbiamo negoziato», ha detto Tsipras citato da Adnkronos.

Ma al contrario di quello che sostiene il premier ellenico, per il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker, in caso di vittoria di un ‘no’, la posizone del Paese nelle trattative verrebbe «drammaticamente indebolita» riporta Ansa, e anche in caso di vittoria del sì, per il ministro tedesco delle Finanze Wolfgang Schaeuble, dato che ora la situazione è «notevolmente peggiorata», ci vorrebbe comunque tempo prima degli aiuti, riporta Ansa.

Sul ‘fronte crisi’ per l’appunto, venerdì sera il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis, riporta Bbc, avrebbe respinto come «rumor maligno» un rapporto del Financial Times secondo il quale la Grecia stava preparando dei piani di emergenza per un possibile ‘bail-in’ dei depositi bancari superiori a 8.000 euro, ovvero un prelievo forzoso sui conti correnti in caso di criticità.

Sempre venerdì il Consiglio di Stato greco aveva rifiutato il ricorso che metteva in dubbio la legalità del referendum, quindi domani si andrà al voto.

Immagine concessa da shutterstock

 
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