Google si prepara a tornare in Cina?

Alla fine dello scorso anno Google ha registrato una società nella zona di libero scambio di Shanghai. Una scelta che apparentemente nasconde la volontà di aumentare le proprie operazioni di business in Cina.

La compagnia è la Pengji Information Technology (Shanghai) Ltd. ed è stata registrata il 25 dicembre 2014. Google Ireland Holdings è quotata come unica azionista della compagnia cinese, e ha come rappresentante legale William Anthony Farris.

Farris, registrato nel Consiglio Nazionale Forense della California, è un dipendente di Google in Cina da parecchio tempo. Il suo account LinkedIn, che precedentemente lo descriveva come dipendente di Google Cina da giugno 2007, nonché come «dirigente amministrativo», non è più disponibile online. Nel suo account Google + si legge: «Avvocato di una compagnia internet a Pechino».

Farris ha anche un blog, il Fei Chang Dao, che si impegna a documentare la censura di internet in Cina. Google Ireland Holdings è una filiale di Google e ha guadagnato la fama di paradiso fiscale della compagnia.  Né Farris né Google hanno risposto alle domande tramite mail.

Nel suo campo di applicazione Penji comprende tecnologia informatica, computer software, consulenza di trasferimento di tecnologia e integrazione di sistemi informatici, da quanto si evince dai documenti rilasciati dall’Amministrazione dell’industria e del commercio. La compagnia ha registrato un capitale di 5 milioni di yuan, poco più di 690 mila euro.

The Paper, un media con sede a Shanghai, è stato il primo a riportare la notizia. Il quotidiano riporta che Penji è la compagnia che Google intende usare per ampliare la sua portata di business in Cina, citando «diverse fonti industriali» con conoscenza in materia.

«Google ha tenuto un basso profilo intenzionalmente, e non vuole rendere pubblica [l’informazione] prima di aver fatto un annuncio ufficiale del suo ritorno in Cina», ha spiegato una fonte industriale, secondo The Paper.

Dopo che nel 2010 Google ha rimosso i propri servizi dalla Cina continentale con una mossa di alto profilo, è rimasto il sospetto che la compagnia abbia l’intenzione di aumentarvi le proprie operazioni di business. Allora la società americana era esasperata dai requisiti ufficiali di censura e dai tentativi di hackeraggio degli account gmail dei dissidenti e delle altre persone d’interesse per le autorità di sicurezza cinesi.

A settembre Google ha rivelato i suoi piani relativi a un suo ritorno in Cina tramite il suo app store di Android, Google Play. Il ritorno di Google in Cina potrebbe avvenire già a febbraio 2016, secondo Reuters, che ha citato figure familiari alla questione.

Articolo in inglese: ‘Google Could Already Be Back in China’

 
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