Cristianesimo e socialismo sono su due pianeti diversi

La scorsa settimana il Salt Lake Tribune ha riferito che la senatrice degli Stati Uniti Kamala Harris, candidata democratica alla vicepresidenza, ha citato frequentemente la parabola del buon samaritano del Nuovo Testamento.

Bella mossa! Chi non ammira il buon samaritano? Quella parabola (Luca 10, 25-37) è una delle preferite dai cristiani, ed è talmente nota che molti non cristiani ammirano la generosità e la carità del samaritano.

La senatrice Harris (D-Calif.) riconosce che la «teologia della liberazione» ha cambiato la sua visione del mondo. Qui però c’è un problema fondamentale: la teologia della liberazione è incompatibile con il precetto morale insegnato nella parabola del buon samaritano. I politici progressisti e gli aderenti alla teologia della liberazione trascurano infatti un aspetto assolutamente cruciale della storia del buon samaritano.

Nella parabola del buon samaritano, Gesù ha illustrato chiaramente le due forme della carità cristiana: diretta e indiretta. Il samaritano aiutava compassionevolmente un perfetto sconosciuto, in primo luogo direttamente, curando personalmente le sue ferite e confortandolo, e in secondo luogo, indirettamente, delegando qualcuno ad agire per suo conto: in questo caso dando a un locandiere il denaro per pagare le necessità dell’uomo ferito, durante la sua convalescenza.

La senatrice Harris è stata un buon samaritano? Non sappiamo se si sia occupata personalmente di stranieri in difficoltà. Nel mondo di oggi, è molto più comune che persone come lei si impegnino in attività di carità indiretta: delegare atti caritatevoli donando a organizzazioni private (chiese, gruppi comunitari, ecc) che hanno le strutture e il personale per aiutare chi ne ha bisogno. In realtà, il governo federale americano permette di dedurre tali donazioni caritatevoli; quindi, guardando le dichiarazioni dei redditi dei candidati, si può vedere se sono stati dei buoni samaritani.

Quanto è stata generosa la senatrice Harris nelle sue opere di beneficenza indirette? Secondo Business Insider, «durante diversi anni del suo periodo come procuratore generale della California, la Harris non ha segnalato alcuna donazione di beneficenza» (anche se, più recentemente, lei e suo marito, che ha sposato nel 2014, hanno donato in beneficenza l’1,4% del loro reddito combinato del 2017, che era in tutto pari a 1,9 milioni di dollari).

Così, quando la Harris afferma «che siamo tutti fratelli e sorelle», apparentemente sente di non aver bisogno di fare donazioni in beneficenza in qualità di privato cittadino (come facciamo tutti). Piuttosto, sta parlando in senso politico collettivo, ovvero della ridistribuzione della ricchezza da parte del governo. È qui che entra in gioco la teologia della liberazione. La teologia della liberazione, come il socialismo cristiano, cerca infatti di fondere le politiche marxiste con il cristianesimo.

Si riveda per un attimo la parabola del buon samaritano, con un esperimento di pensiero. Si immagini che il samaritano, avendo avvistato l’uomo gravemente ferito, veda passare diversi prosperi viaggiatori. Supponiamo allora che il Samaritano sia un uomo grande e forte, capace di intimidire gli altri. Così, egli avvicina i viandanti e li minaccia di picchiarli con il suo bastone, a meno che non gli diano soldi per pagare le cure del ferito. L’uomo ferito riceverebbe comunque l’aiuto di cui ha disperatamente bisogno, è vero, ma oggi il samaritano sarebbe visto con così tanta stima? Probabilmente no.

E perché? Per il suo uso della forza. Questa è la differenza cruciale tra socialismo e cristianesimo. Il «dare» socialista è obbligatorio. Il dare cristiano è volontario. Il primo si basa sulla forza imposta dall’esterno. Il secondo agisce dall’interno della grazia. Il «socialismo cristiano» è letteralmente un ossimoro: non esiste la «carità obbligatoria». Quando i politici usano i poteri dello Stato per dare assistenza finanziaria ad altri, si propongono di farlo usando il denaro di altre persone, non il proprio. Si tratta di un’elemosina falsa e contraffatta, l’opposto della vera elemosina del buon samaritano (cioè quella volontaria).

È giustamente contro le nostre leggi che un individuo usi la forza per prendere denaro da altri, non importa quanto sia degna la causa per la quale i fondi vengono stanziati. Allora come possiamo giustificare che il governo usi la minaccia di multe o la reclusione per sottrarre ad alcuni beni, per darli ad altri? Nelle parole di Thomas Jefferson, «È stranamente assurdo [supporre, ndr] che un milione di esseri umani, raccolti insieme, non siano sotto le stesse leggi morali che legano (o liberano) ognuno di loro separatamente».

Se Kamala Harris fa del buon samaritano un tema della campagna, qualche persona attenta dovrebbe farle notare che le azioni del samaritano sono state volontarie, e che ha aiutato lo straniero usando il suo tempo e il suo denaro. (Un’altra domanda per la senatrice: ma non crede nella separazione tra Chiesa e Stato?)

In ogni caso, la carità è ottima cosa. Basta che non si mischi la carità con la costrizione, perché sarebbe il metodo marxista, non cristiano.

 

Mark Hendrickson, un economista che si è recentemente ritirato dalla facoltà del Grove City College, dove rimane un borsista per le politiche economiche e sociali dell’Istituto per la Fede e la Libertà.

Le opinioni espresse in quest’articolo sono quelle dell’autore e non riflettono necessariamente quelle di Epoch Times.

 

Articolo in inglese: Kamala Harris, the Good Samaritan, and the Christian Socialism Oxymoron

 
Articoli correlati