Coronavirus, cresce l’allerta in Cina e nel resto del mondo

La nuova epidemia di coronavirus scoppiata in Cina ha ormai raggiunto anche il continente europeo e l’Australia, con oltre mille e 3 cento casi di infezione rilevati in tutto il mondo e 41 morti confermate in Cina.

Il virus, che ha iniziato a diffondersi nella città cinese di Wuhan nel mese di dicembre, ha ormai raggiunto altri continenti, con tre casi confermati in Francia e quattro in Australia.

Nel sud-est asiatico, anche il Nepal ha annunciato il primo caso d’infezione, le autorità della Thailandia e di Hong Kong hanno appena confermato il quinto caso, mentre sia in Malesia che in Giappone sono tre i casi rilevati sino ad ora. Anche il Vietnam ha confermato i primi due casi. La stampa giapponese ha dichiarato che il terzo caso confermato riguarda una donna cinese di Wuhan arrivata in Giappone il 18 gennaio.

In Cina, sono già due i medici morti a causa dell’epidemia virale. A Wuhan, Liang Wudong, 62 anni, è deceduta dopo aver contratto il virus in un ospedale locale, secondo la stampa statale cinese. Jiang Jijun, un medico del reparto di malattie infettive presso l’ospedale popolare di Taizhou, nella provincia costiera di Jiangsu, è morto improvvisamente in ospedale il 24 gennaio, secondo il portale di notizie cinese Sina. La sua morte è stata attribuita alle lunghe ed estenuanti ore di lavoro a cui è stato sottoposto dall’inizio dell’epidemia.

Il 24 gennaio, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha affermato in un comunicato che «la trasmissione da uomo a uomo è stata confermata nella città di Wuhan, ma anche in altri luoghi della Cina e a livello internazionale».

Uno studio pubblicato il 24 gennaio dal The Lancet ha analizzato i dati clinici di sette familiari in cura presso l’ospedale dell’Università di Hong Kong-Shenzhen, che si trova nella città di Shenzhen, nel sud della Cina. Tra i sette, sei sono risultati positivi al coronavirus, ma solo cinque di questi erano stati a Wuhan.

«Il nostro studio ha dimostrato che la trasmissione di questo nuovo coronavirus da persona a persona – in famiglia, in ospedale o anche a livello interurbano – è possibile», ha concluso lo studio.

Lo studio ha anche rilevato che il virus ha un periodo di incubazione di tre-sei giorni negli esseri umani, simile al coronavirus della Sars, responsabile dell’epidemia del 2003 che ha causato oltre 770 morti in tutto il mondo.

Il 25 gennaio, la Commissione sanitaria nazionale cinese ha annunciato di aver inviato a Wuhan sei equipe mediche composte da 1.230 persone, e di averne altre sei pronte a partire, secondo quanto affermato dal agenzia di stampa statale Xinhua. Inoltre, Xinhua ha dichiarato che sono arrivate a Wuhan tre equipe mediche dell’Esercito popolare di liberazione, da Shanghai e Guangdong.

A Hong Kong, il capo dell’esecutivo Carrie Lam ha tenuto una conferenza stampa il 25 gennaio per annunciare una serie di misure volte ad arginare l’epidemia. Tra le altre cose, la Lam ha annunciato l’innalzamento del livello di emergenza al più alto livello contemplato dal sistema sanitario di Hong Kong.

Le autorità di Hong Kong hanno inoltre rinviato al 17 febbraio il rientro a scuola per gli studenti delle scuole materne, primarie, secondarie e speciali, che attualmente sono chiuse per le vacanze del Capodanno cinese. La Lam ha anche annullato diverse grandi attività all’aperto, tra cui la maratona di Hong Kong, originariamente prevista per il 9 febbraio.

 

Articolo in inglese: Virtual Outbreak Escalates in China as Disease Spreads to France and Australia

Per saperne di più:

 
Articoli correlati