Allarme in Asia per la misteriosa epidemia di polmonite cinese

Di Eva Fu

La diffusione di una forma sconosciuta di polmonite nella città cinese di Wuhan ha iniziato a preoccupare anche le regioni limitrofe e le autorità cinesi stanno affannosamente tentando di scoprirne l’origine.

Il 6 gennaio, gli ospedali pubblici di Hong Kong hanno ricoverato sei pazienti con sintomi di infezioni respiratorie o polmonite, portando così a a 21 il numero totale di casi sospetti nella sola Hong Kong, secondo quanto dichiarato dalle autorità competenti della città; tutti i ricoverati erano stati a Wuhan nei 14 giorni precedenti.

Il governo locale di Wuhan, un’importante città industriale e commerciale della Cina centrale, ha confermato 59 casi di persone affette dal virus sconosciuto, di cui sette in condizioni gravi. Attualmente tutte e 59 stanno ricevendo cure mediche in stato di quarantena.

Il 5 gennaio la commissione sanitaria di Wuhan ha escluso – in seguito alle prime indagini – che possa trattarsi di patologie come influenza, influenza aviaria, adenovirus, sindrome acuta respiratoria grave (Sars) o della sindrome respiratoria mediorientale da coronavirus (Mers). La causa dell’epidemia resta dunque ancora ignota.

Secondo le indagini, la malattia potrebbe in qualche modo collegata a un mercato locale di prodotti ittici. Tuttavia, le autorità stanno ancora conducendo esami medici su 163 persone che sono state a stretto contatto con i pazienti.

Il primo caso è stato scoperto a Wuhan il 12 dicembre, secondo quanto dichiarato dalla commissione sanitaria, che ha confermato l’esistenza dell’epidemia solo il 31 dicembre.

La notizia del virus ha scatenato il panico in tutto il Paese, ridestando il ricordo della grande epidemia di Sars esplosa alla fine del 2002. In quell’occasione, per via della pesante censura del regime cinese, la malattia ha avuto il tempo di diffondersi in ben 37 Paesi e di infettare oltre 8 mila persone in tutto il mondo, causando quasi 800 morti.

I passanti di Hong Kong indossano maschere per proteggersi dalla mortale epidemia di polmonite nota come Sars, il 31 marzo 2003. (Peter Parks/AFP/GettyImages)

Sale l’allerta nelle regioni limitrofe

Il 4 gennaio le autorità locali di Hong Kong hanno dichiarato lo stato di ‘seria allerta sanitaria’ (il secondo dei tre livelli di allerta) a fronte dell’«aumento dei casi di polmonite virale» e hanno precisato che isoleranno ogni caso sospetto.

La paura di una nuova epidemia potenzialmente mortale ha spinto i residenti della città a fare scorta di maschere per il volto.

Tra le 21 persone che hanno presentato sintomi sospetti dopo essere tornate da Wuhan, sette sono già state dimesse, mentre le altre sono in condizioni stabili; il più giovane è un bambino di 2 anni.

Nel frattempo il governo di Hong Kong ha intensificato il monitoraggio dei voli provenienti da Wuhan: ai check point dell’aeroporto internazionale di Hong Kong e delle ferrovie ad alta velocità sono state installate macchine a infrarossi per rilevare segnali di febbre.

In una conferenza sul tema, tenutasi il 6 gennaio, i funzionari di Hong Kong hanno dichiarato di aver invitato tutti i professionisti della comunità medica della città a prestare particolare attenzione ai pazienti che presentano sintomi sospetti.

Dal canto suo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato il 5 gennaio di essere «in stretto contatto con le autorità nazionali cinesi» e di star monitorando con attenzione la situazione, ma ha affermato che nella fase attuale non sono necessarie restrizioni ai viaggi o al commercio.

I Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie statunitensi hanno dichiarato a Epoch Times di star «collaborando strettamente» con l’Organizzazione mondiale della Sanità.
Il Dipartimento della Salute ha anche pubblicato il 6 gennaio un avviso per i viaggiatori, consigliando ai passeggeri diretti a Wuhan di adottare le consuete precauzioni, che includono il tenersi alla larga da «animali vivi o morti, mercati di animali ed evitare contatti con persone malate», suggerendo inoltre ai viaggiatori di lavarsi spesso le mani con acqua e sapone.

Nel frattempo a a Taiwan otto persone hanno mostrato leggeri sintomi di febbre dopo essere rientrati da Wuhan. E il Centro per il controllo delle malattie di Taiwan ha implementato una procedura di monitoraggio per i voli provenienti dalla città cinese.

Anche le autorità di Macao hanno alzato il livello di allerta per le malattie infettive e hanno consigliato ai casinò di installare dispositivi di scansione della temperatura corporea agli ingressi. Nell’ex colonia portoghese si sono già verificati cinque i casi sospetti, quattro dei quali sono però risultati essere falsi allarmi. Rimane sotto osservazione una donna di 44 anni, che è diventata febbricitante dopo essere rientrata da Wuhan a fine dicembre.

Infine, è emerso un caso sospetto il 4 gennaio a Singapore, ma quest’ultimo si è rivelato un falso allarme.

 

Articolo in inglese: Asian Regions on High Alert After Mysterious Virus Erupts in Central China

Per saperne di più:

Il delatore della Sars espone il prelievo degli organi da parte dell’esercito cinese

 
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