Cina, per l’ex ministro delle Finanze il 5G cinese sarà un fallimento

L’«immatura» tecnologia 5G cinese rischia di diventare un investimento fallito: a dirlo non è una persona qualunque, ma l’ex ministro cinese delle Finanze Lou Jiwei.

Nelle ultime settimane, il leader cinese Xi Jinping ha sottolineato la necessità per l’economia del Paese di sviluppare un ‘sistema di circolazione interna’; in altre parole, far sì che la produzione domestica copra tutti i bisogni per tutti i bisogni per il consumo cinese, dalle materie prime alla manifattura. L’economia dovrebbe «creare un nuovo modello di sviluppo, dove il mercato interno ed estero possa rafforzarsi a vicenda, con il mercato interno come pilastro».

Tuttavia Lou ha specificato che le innovazioni 5G della Cina – fortemente sovvenzionate da Pechino – potrebbero diventare un «punto di blocco» per questo «sistema di circolazione interna», perché non è possibile trovarne applicazione per centinaia di miliardi d’investimenti.

Un uomo col suo telefono cellulare davanti a uno schermo, fuori da un ufficio delle telecomunicazioni a Pechino, il 25 settembre 2019. (WANG ZHAO / AFP tramite Getty Images)

L’articolo del 28 settembre di Hong Kong Economic Times, riporta che Lou ha affrontato la questione durante il Chinese Economists 50 Forum, tenutosi a Pechino. L’ex ministro ha analizzato che sarebbe impossibile alterare le catene di approvvigionamento per conformarsi alla teoria della circolazione di Xi e che è improbabile che la Cina «abbia successo nell’ottenere vantaggi tecnologici».

Le reti 5G sono rimaste un punto caldo nelle tensioni tra Stati Uniti e Cina, poiché gli Stati Uniti hanno bandito il gigante cinese delle telecomunicazioni Huawei dal suo lancio del 5G, e hanno invitato altri Paesi a fare lo stesso, citando i rischi per la sicurezza associati ai legami di Huawei con l’esercito cinese.

Secondo le statistiche pubblicate dal Ministero dell’Industria e della Tecnologia dell’Informazione (Miit) cinese, a partire dal 5 settembre la Cina continentale ha costruito 480 mila stazioni base per reti 5G, con oltre 100 milioni di connessioni finali online.

Lou Jiwei, noto per il suo carattere schietto, è stato ministro delle finanze cinese dal marzo 2013 al 2016, ed uno dei funzionari del Partito Comunista che hanno sostenuto la riforma economica. Durante il forum Chinese Economists 50 dello scorso anno tenutosi il 16 febbraio 2019, ha criticato le riforme strutturali dal lato dell’offerta che il governo stava spingendo e ha condannato la pratica di formare organizzazioni del Partito Comunista all’interno delle imprese private, poiché «hanno ridotto significativamente la loro fiducia, per via delle intromissioni nelle politiche aziendali».

In un’intervista del 7 marzo 2019 al South China Morning Post con sede a Hong Kong, Lou ha dichiarato che sin dall’inizio era contrario al «progetto economico Made in China 2025». A suo parere, l’iniziativa – che mira a trasformare la Cina in una potenza manifatturiera high-tech entro il 2025 – è uno spreco di denaro dei contribuenti. «Ero contrario fin dall’inizio, non ero molto d’accordo. [Il governo, ndr] vuole che le industrie siano al top per allora, ma quei settori non sono prevedibili e il governo non avrebbe dovuto pensare di avere la capacità di prevedere ciò che non è prevedibile».

Un addetto alle telecomunicazioni installa un nuovo sistema di antenna 5G a San Diego, California, USA 23 aprile 2019 (REUTERS / Mike Blake / File Photo)

«Made in China 2025», pubblicato a maggio 2015, era il piano di Pechino per stimolare la crescita in 10 settori high-tech, tra cui robotica, aerospaziale, nuova energia, semiconduttori e nuovi materiali. L’amministrazione statunitense lo aveva criticato perché, nell’ambito del progetto, il regime si è dedicato al furto della proprietà intellettuale ai danni delle aziende e delle istituzioni americane.

 

Articolo in inglese: China’s 5G Tech Won’t Save Economy, Regime’s Former Finance Minister Says

 
Articoli correlati