Bruxelles ha presentato un pacchetto di nuove sanzioni contro la Russia, con l’obiettivo di prosciugare le entrate del Cremlino derivanti dai combustibili fossili e di inasprire le restrizioni su banche, esportazioni tecnologiche e imprese straniere, accusate di aiutare Mosca a eludere le sanzioni già in essere.
Ursula von der Leyen lo ha annunciato in conferenza stampa, definendo l’iniziativa come una risposta necessaria all’escalation militare russa in Ucraina. Se la proposta della presidente della Commissione verrà approvata, l’Unione europea accelererà il blocco totale sulle importazioni di petrolio e gas naturale liquefatto russo, vieterà le transazioni con ulteriori banche russe e, per la prima volta, colpirà le piattaforme di criptovalute utilizzate per aggirare le restrizioni finanziarie.
«Purtroppo, il mese scorso, la Russia ha mostrato tutta l’entità del suo disprezzo per la diplomazia e il diritto internazionale» ha affermato la von der Leyen, citando gli attacchi su larga scala con droni e missili contro le città ucraine, che hanno danneggiato persino la sede diplomatica dell’Ue a Kiev, e aggiungendo: «Non sono azioni di chi desideri la pace. Putin ha costantemente innalzato il livello del conflitto. In risposta, l’Europa sta aumentando la pressione».
Il punto veramente importante del nuovo pacchetto di sanzioni è il divieto sulle importazioni di Gnl russo, fissato a partire dal 1° gennaio 2027, un anno prima rispetto alla scadenza prevista in precedenza da Bruxelles. «È tempo di chiudere i rubinetti e noi siamo pronti per questo: noi abbiamo risparmiato energia, diversificato le forniture e investito in fonti a basso contenuto di anidride carbonica come mai prima d’ora» ha dichiarato la von der Leyen (curiosamente includendo nel discorso sulle sanzioni anche le emissioni di anidride carbonica, obiettivamente poco rilevanti di fronte al rischio concreto che, da un momento all’altro, scoppi la Terza guerra mondiale).
Dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, la quota di gas proveniente dalla Russia nelle importazioni dell’Ue è crollata da circa il 45 per cento nel 2021, al 19 per cento nel 2024. L’ultimo pacchetto di sanzioni abbassa anche il tetto al prezzo del petrolio greggio russo fissato dal G7 a 47,60 dollari al barile e aggiunge altre 118 navi della cosiddetta “Flotta ombra” russa alla lista nera dell’Ue, portandone il totale a oltre 560. I colossi russi del settore gas-petrolifero Rosneft e Gazpromneft – di proprietà statale – subiranno un divieto totale sulle transazioni, mentre altre imprese energetiche saranno colpite dal congelamento dei beni.
Inoltre Bruxelles escluderà dalle transazioni altre banche russe, limiterà i rapporti con istituti di credito stranieri legati ai sistemi di pagamento alternativi della Russia e proibirà le operazioni su piattaforme di criptovalute. Kaja Kallas, la responsabile Ue per le relazioni internazionali, ha aggiunto che le nuove misure si estendono a «grandi operatori economici coinvolti nell’elusione delle sanzioni, alla generazione di entrate e a chi dà sostegno all’industria militare russa, nonché al sistema delle carte di credito russe e al sistema di pagamenti rapidi», precisando che la proposta della Commissione mira anche a vietare gli investimenti nelle zone economiche speciali russe, oltre a ulteriori misure su entità cinesi che supportano l’industria militare russa.
L’obiettivo di Bruxelles, insomma, sarebbe quello di strangolare definitivamente l’economia russa. E la von der Leyen ha indicato i segnali che le sanzioni starebbero, già ora, mettendo in grave crisi le finanze russe, come i tassi di interesse al 17 per cento e l’inflazione elevata, dicendo che «la surriscaldata economia di guerra della Russia sta raggiungendo il limite». E sottolineando come, tra le prime richieste avanzate dalla Russia nei recenti colloqui, figuri proprio l’alleggerimento delle sanzioni, a dimostrazione di quanto le sanzioni stesse siano «un’efficace strumento di pressione economica». La sua proposta apre inoltre la strada a un “prestito di riparazione” per l’Ucraina, finanziato dagli interessi generati dagli asset russi congelati, che Kiev rimborserà solo una volta che la Russia pagherà i risarcimenti per aver iniziato la guerra invadendo deliberatamente l’Ucraina.
Infine il punto più importante: il pacchetto di sanzioni presentato da Ursula von der Leyen non è una decisione presa: è solo una proposta. Che richiede l’approvazione, unanime, di tutti e ventisette gli Stati membri dell’Unione Europea. E questa approvazione non è per niente scontata. La Slovacchia, in precedenza, ha già bloccato il diciottesimo pacchetto di sanzioni dell’Ue, con la ferma opposizione del primo ministro Robert Fico. L’Ungheria ha a sua volta opposto resistenza a nuove sanzioni. Sia Ungheria che Slovacchia stanno continuando a importare gas e petrolio dalla Russia, e sostengono che fonti alternative sarebbero così onerose da portare al tracollo le rispettive economie.
E, con buona pace delle dichiarazioni provenienti da Bruxelles, probabilmente perfino un ipotetico “sacrificio” di Ungheria e Slovacchia non servirebbe comunque a mettere in ginocchio l’economia russa, che resterebbe in piedi grazie ai suoi ottimi clienti asiatici di petrolio e gas: l’India e, soprattutto, la Repubblica Popolare Cinese. Finché il regime cinese sarà in grado di tenere in piedi l’alleato di ferro russo, la guerra in Ucraina purtroppo andrà avanti. E chi vive in Europa continuerà a vivere con l’incubo che in casa propria scoppi un terzo conflitto mondiale.