Secondo un’associazione indipendente che monitora il settore tecnologico, le piattaforme di distribuzione digitale di Apple e Google continuano a offrire agli utenti statunitensi applicazioni Vpn — ovvero reti private virtuali — che hanno legami (non dichiarati) con aziende cinesi, sollevando «gravi timori per la privacy e la sicurezza», legati al rischio che i dati personali vengano condivisi con il Partito comunista cinese.
Le Vpn consentono di navigare online in forma anonima grazie alla crittografia dei dati. Un’inchiesta pubblicata ad aprile dal Technology Transparency Project ha rilevato che, nel 2024, oltre 20 delle 100 Vpn gratuite più scaricate dall’App Store di Apple negli Stati Uniti presentavano indizi di legami con il regime cinese non comunicati agli utenti. Nessuna di queste applicazioni, infatti, rendeva noto il presunto legame con aziende cinesi e alcune — si legge nell’inchiesta — «nascondevano la propria origine dietro una fitta rete di società di comodo». Il Technology Transparency Project è un’iniziativa di ricerca promossa da Campaign for Accountability, associazione senza scopo di lucro con sede a Washington che si occupa di etica e trasparenza nel settore pubblico e privato. Secondo quanto riportato sul sito ufficiale, il progetto si propone di monitorare l’operato dei grandi colossi tecnologici, evidenziandone il potere e le mancanze nella tutela degli utenti.
Diverse app risultavano inoltre riconducibili alla società cinese Qihoo 360, attiva nel settore della cybersicurezza e già colpita da sanzioni statunitensi per i suoi legami con l’esercito cinese. Sebbene alcune applicazioni siano state rimosse dall’App Store dopo la pubblicazione dell’inchiesta, tredici di quelle segnalate risultano ancora scaricabili, a oltre sei settimane. Anche il Play Store di Google continua a distribuire 11 applicazioni legate a società cinesi.
«Apple e Google, pur essendo state già informate del problema, continuano a rendere disponibili molte di queste Vpn agli utenti statunitensi, senza alcun tipo di avvertimento sui rischi per la sicurezza», ha dichiarato la direttrice esecutiva di Campaign for Accountability, Michelle Kuppersmith. «È legittimo chiedersi se l’inazione delle due aziende sia in qualche modo collegata agli ingenti profitti che ricavano dai rispettivi store».
Le linee guida di Apple stabiliscono esplicitamente che le app che offrono servizi Vpn non possano vendere, utilizzare né condividere dati con terze parti per alcun motivo, e devono impegnarsi formalmente a rispettare tale vincolo nella propria informativa sulla privacy. Analogamente, Google impone agli sviluppatori del Play Store di essere «trasparenti» nella gestione delle informazioni degli utenti, comprese quelle riguardanti il dispositivo utilizzato.