Trump e il «boom economico senza precedenti» degli Stati Uniti

Di Marco Tistarelli

Il presidente Donald Trump ha encomiato l’aumento dei salari e la crescita dell’occupazione nel suo discorso del 12 novembre, affermando che la «guerra contro i lavoratori americani» è giunta al termine.

«Abbiamo posto fine alla guerra contro i lavoratori americani, abbiamo fermato l’assalto all’industria americana, e abbiamo lanciato un boom economico senza precedenti», ha dichiarato all’Economic Club di New York, sottolineando l’attuale forza dell’economia statunitense.

Il presidente ha aggiunto che «l’anno scorso, la crescita del Pil è stata la più consistente degli ultimi dieci anni ed è stata di gran lunga la migliore tra i Paesi del G7».

L’intervento del presidente Donald Trump all’Economic Club di New York il 12 novembre 2019. (Spencer Platt/Getty Images)

Nel secondo trimestre del 2019 la crescita economica degli Stati Uniti si è attestata intorno al 2 percento, con il Texas in testa alla classifica.

Il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha scritto in un comunicato stampa pubblicato il 7 novembre che «nel secondo trimestre la crescita percentuale del Pil reale ha raggiunto un apice del 4,7 percento in Texas, ed un minimo dello 0,5 percento alle Hawaii».
«L’estrazione mineraria è aumentata del 23,5 percento a livello nazionale» e questo settore «è stato la forza trainante della crescita in Texas, Wyoming, Alaska e New Mexico; gli Stati con la crescita più rapida».

I servizi professionali, scientifici e tecnici sono cresciuti complessivamente del 7,4 percento, mentre il commercio all’ingrosso ha registrato una contrazione del 6,7 percento.

Prodotto interno lordo per Stato, secondo trimestre 2019. (Ufficio dell’analisi economica)

«Il commercio all’ingrosso è stato il principale fattore di rallentamento della crescita nelle Hawaii, nel Maine e nel New Jersey, gli Stati con il tasso di crescita più basso».

Lavoro, lavoro, lavoro

Nel suo discorso, Trump ha decantato il miglioramento del mercato del lavoro, affermando che la sua amministrazione ha creato quasi 7 milioni di nuovi posti di lavoro.

«Prima di entrare in carica, l’’ufficio di bilancio del Congresso aveva previsto che fino al 2019 sarebbero stati creati meno di 2 milioni di nuovi posti di lavoro. Tuttavia, la mia amministrazione ha creato quasi 7 milioni di nuovi posti di lavoro. Abbiamo superato di oltre tre volte le previsioni più alte che avevo visto durante la campagna elettorale».

Trump ha anche affermato che il tasso di disoccupazione ha recentemente «raggiunto il tasso più basso degli ultimi 51 anni». Ed ha aggiunto che «la disoccupazione afro-americana, quella ispano-americana e quella asiatico-americana hanno tutte raggiunto i tassi più bassi della storia».

Secondo l’Ufficio di Statistica del Lavoro il tasso di disoccupazione è vicino ai minimi storici.

Grafico della disoccupazione negli Stati Uniti dal 1999 al 2019. (Ufficio di statistica del lavoro)

«Hanno appena annunciato che abbiamo il maggior numero di persone che lavorano nella storia del nostro Paese. Quasi 160 milioni di persone. Non siamo mai stati neanche vicini a questo numero», ha dichiarato Trump.

Secondo il Dipartimento del Lavoro e della Formazione, su una forza lavoro totale di poco più di 164,4 milioni di persone ve ne sono 158,5 milioni impiegate.

La crescita dei salari, che sotto l’amministrazione precedente faticava ad arrivare, ha visto un aumento più pronunciato e costante sotto Trump.
Il presidente ha quindi affermato entusiasticamente: «Forse la cosa più importante è che, dopo anni di stagnazione e declino, i salari, gli stipendi e i redditi americani stanno aumentando molto velocemente».

A tal proposito il resoconto dell’Ufficio di statistica del lavoro afferma: «La retribuzione settimanale media dei 118,4 milioni di lavoratori a tempo pieno, a livello nazionale, è stata di 919 dollari nel terzo trimestre del 2019. Si tratta di un aumento del 3,6 percento rispetto all’anno precedente».

Trump ha attribuito il merito della continua espansione economica degli Stati Uniti alle politiche della sua amministrazione. E poco prima del suo discorso il presidente ha pubblicato un post su Twitter: «L’economia è in piena espansione. Sembra che avremo un altra giornata da record».

La frecciata di Trump alla Federal Reserve

Trump ha dichiarato che il boom economico c’è stato nonostante gli onerosi aumenti dei tassi operati dalla Federal Reserve (Fed) all’inizio della sua presidenza.

Il presidente americano ha criticato il quantitative tightening della Fed e gli otto aumenti dei tassi, che ha definito «troppo rapidi a salire e troppo lenti a scendere». Ed ha poi aggiunto: «Bisogna ricordare che siamo in competizione con nazioni che tagliano apertamente i tassi d’interesse fino al punto che vengono ripagate quando restituiscono un prestito, il cosiddetto interesse negativo».

Ma la Fed, afferma Trump, «non ci permette di giocare a quel gioco. E così ci mette in una posizione di svantaggio competitivo rispetto agli altri Paesi».

Il mercato azionario e la crescita del dollaro

I mercati azionari globali e il dollaro sono cresciuti di valore martedì, quando Trump ha ribadito che gli Stati Uniti sono prossimi a firmare un accordo commerciale con la Cina.

Le azioni di Wall Street hanno raggiunto picchi da record prima dell’attesissimo intervento di Trump all’Economic Club, per poi riassestarsi lentamente al termine della serata, poiché il presidente americano non ha annunciato nuove politiche economiche.

Trump ha parlato dei record economici conseguiti dalla sua amministrazione, ma non ha annunciato quando e dove firmerà un accordo commerciale con il leader cinese Xi Jinping, sebbene le speculazioni del mercato suggerissero che avrebbe potuto farlo.

L’accordo commerciale con la Cina è «vicino»

Trump ha dichiarato che gli Stati Uniti sono «vicini» al raggiungimento di un accordo commerciale preliminare con la Cina, ma al contempo ha avvertito che se l’accordo dovesse saltare «aumenterà sostanzialmente» i dazi.

«Muoiono dalla voglia di fare un accordo. Siamo noi che dobbiamo decidere se vogliamo o meno un accordo».

«Siamo vicini. Potrebbe esserci un importante accordo commerciale preliminare con la Cina. Potrebbe accadere presto. Ma accetteremo un accordo solo se sarà vantaggioso per gli Stati Uniti, per i nostri lavoratori e per le nostre grandi aziende».

Attualmente i due Paesi stanno lavorando alla redazione del testo dell’accordo commerciale preliminare, che include le violazioni della proprietà intellettuale e gli acquisti cinesi di prodotti agricoli statunitensi. Se venisse siglato, l’accordo allenterebbe le tensioni di in una disputa commerciale che dura ormai da oltre un anno, e che ha visto l’imposizione di dazi su molti miliardi di dollari di prodotti di importazione.

Trump ha dichiarato che se non verrà raggiunto un accordo aumenterà sostanzialmente i dazi degli Stati Uniti sulle merci cinesi, ed ha poi specificato che «questo vale anche per gli altri Paesi che si stanno approfittando di noi».

Gli Stati Uniti attualmente impongono dazi dal 15 al 25 per cento su circa 325 miliardi di dollari di merci cinesi, ed il 15 dicembre dovrebbero entrare in vigore nuovi dazi del 15 per cento su circa 156 miliardi di dollari di prodotti cinesi.

Reuters, citando fonti anonime interne al governo degli Stati Uniti, ha riferito all’inizio di questo mese che i dazi di dicembre potrebbero essere accantonati in virtù dell’accordo commerciale preliminare.

Mentre la settimana scorsa, il Ministero del Commercio cinese aveva dichiarato che un eventuale accordo includerebbe il ritiro degli attuali dazi, ma Trump ha confutato questa affermazione, dichiarando che non ha accettato questa proposta.

Trump ha dichiarato che il governo ha «preso i provvedimenti più severi mai varati per contrastare gli abusi commerciali della Cina», che includono quella che ha descritto come la manipolazione dell’Organizzazione Mondiale del Commercio da parte della Cina.

«Da quando la Cina è entrata nell’Omc nel 2001, nessuno ha manipolato i numeri meglio, o si è approfittato degli Stati Uniti di più [della Cina]».

Infine il presidente ha affermato scherzando: «Non vorrei usare la parola ‘imbrogliare’. Non pronuncerò la parola ‘imbrogliare’; ma nessuno imbroglia meglio della Cina. Ma non dirò questo. Lo diremo a telecamere spente, ok?».

 

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