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Zangrillo: Askatasuna è un’associazione a delinquere

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Paolo Zangrillo, ministro per la pubblica amministrazione

Photo: foto: ANSA/MOURAD BALTI TOUATI.

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Tempo di lettura: 2 Min.

il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo in una intervista al “Foglio” si sofferma sugli ultimi fatti di Torino: «La storia dell’Askatasuna ormai non ha più zone d’ombra: è un’associazione a delinquere, un centro sociale dove si coltiva la cultura della violenza e dell’anti stato. Sono stato tra i primi a sostenerlo mesi fa e le notizie di oggi purtroppo mi danno ragione». «E la reiterazione di certi episodi – continua -, con obiettivi sempre più precisi mi fa pensare a una vera e propria strategia della tensione. Ci sono dei segnali da non sottovalutare». Per il ministro dunque quello che accade sotto la Mole non è casuale, ma il frutto di un disegno. E la sinistra, il Pd, non è esente da responsabilità. «Vedere un sindaco come Lo Russo che si preoccupa di dare conforto a questi delinquenti, anziché occuparsi dei problemi delle persone per bene, è un insulto alla cittadinanza».Il ministro prosegue: «Il sindaco di Torino non credo abbia fatto tutto quello che si poteva per interrompere la violenza alimentata da quel centro sociale. La posizione della sinistra continua ad apparirmi non esattamente lineare». L’onorevole del Pd Mauro Laus per esempio ha detto: «Dobbiamo capire se ci sono responsabilità da parte delle forze dell’ordine». «Ma come si può pensare di accusare la polizia – commenta Zangrillo – di fronte a quello che è accaduto?. Dovrebbe pensare piuttosto che in un paese democratico non è normale che la sede di un giornale debba essere presidiata. La sinistra farebbe bene a chiarirsi un po’ le idee». Il ministro ricorda anche le proteste contro la Tav, le saldature tra Askatasuna e collettivi studenteschi e poi le contestazioni ricevute proprio a Torino durante la festa dell’Unità: «Mi chiamarono fascista, fui costretto ad andarmene. In quell’occasione dissi pure Casa Pound andrebbe sgomberata e non ho problemi a ribadirlo» conclude Zangrillo.

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