Trump è ottimista sull’incontro con Putin ma gli ostacoli alla pace sono molti

di Giovanni Donato
15 Agosto 2025 18:04 Aggiornato: 16 Agosto 2025 7:36

Donald Trump e Vladimir Putin si incontreranno oggi a Anchorage, in Alaska. Sebbene le forze russe e ucraine siano impegnate in combattimenti diretti da circa tre anni e mezzo, l’attuale scontro fa parte di una nuova, lunga, guerra fredda (non dichiarata, anzi negata) tra la Russia e l’Occidente.

Nel febbraio 2014, il presidente ucraino Viktor Yanukovich, filorusso, scappava dall’Ucraina a seguito di violente proteste di piazza. Sempre nel febbraio 2014, pochi giorni dopo la fuga di Yanukovich, le forze russe prendevano il controllo della penisola di Crimea. Dopo un mese, Mosca dichiarava formalmente l’annessione della Crimea alla Russia. A quel punto, nella regione orientale del Donbas, i secessionisti filorussi hanno iniziato a allontanarsi da Kiev, preparando il terreno per un conflitto interno all’Ucraina, che poi sarebbe esploso nella guerra tra Russia e Ucraina. Gran parte dell’Occidente ha finora sostenuto l’Ucraina, con armi, soldi e sanzioni contro la Russia. Dal 2022, gli Stati Uniti hanno stanziato 175 miliardi di dollari in aiuti diretti e supporto finanziario per affrontare il conflitto in corso. Dopo l’invasione, la Russia ha conquistato praticamente l’intera regione di Luhansk e la maggioranza di altre tre regioni ucraine: Donetsk, Zaporizhzhia e Kherson. In totale, i territori controllati dalla Russia coprono circa il 20 per cento del territorio ucraino precedente al 2014.

Da quando ha annunciato l’incontro con Putin, Trump ha affermato che un accordo per porre fine al conflitto potrebbe comportare “scambi di territori” conquistati/persi. Trump ha dichiarato che le forze russe detengono attualmente alcuni territori di estremo valore per l’Ucraina, e che nel corso dell’incontro con Putin cercherà di «recuperarli» almeno in parte. Ma Zelensky ha già espresso la più assoluta opposizione all’idea di cedere qualsiasi pretesa territoriale ucraina. Zelensky ne ha parlato con vari sostenitori stranieri il 13 agosto: i capi di stato di Finlandia, Lituania, Romania, Austria, Bulgaria, Canada, Croazia, Repubblica ceca, Danimarca, Estonia, Grecia, Islanda, Irlanda, Italia, Giappone, Lussemburgo, Lettonia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Spagna, Svezia e Turchia. Nel corso dell’incontro si è concordato «che i negoziati potranno produrre risultati solo se condotti in regime di cessate il fuoco» ha dichiarato l’ufficio di Zelensky, aggiungendo che i capi Stato e di governo alleati dell’Ucraina «hanno deciso che, se la Russia non accetterà questo passo durante l’incontro in Alaska, le sanzioni contro l’economia di guerra russa saranno rafforzate».
La presidenza ucraina ha poi affermato che i partecipanti all’incontro hanno «sottolineato che i confini internazionali non possono essere modificati con la forza e che l’Ucraina, insieme ad altri Paesi europei, deve avere garanzie di sicurezza». Cosa siano in concreto queste «garanzie», citate ormai decine di volte da Zelensky, finora non è stato esplicitato. Ma è facilmente immaginabile.

Sempre secondo l’ufficio di presidenza ucraino, infatti, gli alleati avrebbero «enfatizzato che non possono esserci restrizioni alla cooperazione difensiva dell’Ucraina con altri Paesi, né la Russia può porre un veto sull’adesione dell’Ucraina all’Ue e alla Nato». Ma Putin si oppone con tutte le sue forze all’ingresso dell’Ucraina nella Nato, e praticamente sottintende il “pericolo” (reale o meno) dell’entrata dell’Ucraina nella Nato come “giustificazione” della guerra.
In riferimento a questo nodo cruciale, Emmanuel Macron ha annunciato di aver parlato con Donald Trump prima del vertice in Alaska: Macron ha detto che Trump sostiene le “garanzie di sicurezza continue” per l’Ucraina, ma ha sottolineato che queste non rientreranno sotto “l’ombrello Nato”.
Quindi niente entrata dell’Ucraina nell’Alleanza Atlantica. E il motivo è semplice: l’articolo 5 del Trattato nordatlantico prevede una clausola di difesa reciproca, che impegna i Paesi membri della Nato a sostenere la difesa di qualsiasi altro membro attaccato: se uno viene attaccato, tutti intervengono in sua difesa. E l’opinione generale, è che l’entrata dell’Ucraina nella Nato renderebbe quasi inevitabile la Terza guerra mondiale. Il che sottintende, quindi, che qualunque tregua e/o pace tra Kiev e Mosca siano destinate a essere quantomeno precarie (se non esistesse il pericolo di un nuovo attacco Russo all’Ucraina, non si rischierebbe nessuna Terza guerra mondiale anche in caso di entrata dell’Ucraina nella Nato).

Quanto alla posizione di Donald Trump, il 14 agosto il presidente degli Stati Uniti ha detto: «C’è una probabilità del 25 per cento che questo incontro non sia un successo», aggiungendo poi che potrebbero essere necessari ulteriori incontri per raggiungere la pace.
Zelensky ha affermato che dovrebbe “esserci anche lui” al tavolo con Trump e Putin. La scorsa settimana, Putin ha detto di essere aperto all’idea di colloqui diretti con Zelensky, ma ha aggiunto che le condizioni non sono ancora “mature”: «Ho ribadito che in generale non ho nulla contro» ha detto Putin in dichiarazioni riportate dall’agenzia di stampa russa Tass «ma devono crearsi certe condizioni per farlo. Purtroppo, c’è ancora molta strada da fare per creare tali condizioni», ha commentato sibillino Vladimir Putin.