Sale ad almeno 718 il numero delle vittime causate dagli scontri armati in corso nella provincia meridionale siriana di Suwayda, cuore della comunità drusa. Lo rende noto l’Osservatorio siriano per i diritti umani (Sohr), che ha diffuso un aggiornamento sul bilancio delle violenze iniziate domenica 13 luglio.
Secondo l’ong con sede nel Regno Unito, tra i morti si contano 146 combattenti drusi, 287 membri delle forze governative e 18 miliziani beduini. Particolarmente allarmante il numero delle esecuzioni extragiudiziali: almeno 165 civili, tra cui donne e bambini, sarebbero stati uccisi sommariamente da personale dei ministeri siriani della Difesa e dell’Interno. Altri tre civili beduini – tra cui una donna e un bambino – sarebbero stati giustiziati da miliziani drusi.
Complessivamente, sono 245 i civili rimasti uccisi, inclusi coloro colpiti direttamente dai combattimenti o coinvolti in azioni di rappresaglia. Il bilancio comprende anche 15 militari siriani morti in recenti raid aerei israeliani, che hanno colpito obiettivi legati alle operazioni dell’esercito siriano nell’area.
La crisi a Suwayda è esplosa dopo giorni di violenti scontri tra gruppi drusi armati e forze beduine, aggravati dall’intervento delle forze governative. La regione, da anni relativamente stabile e marginale rispetto al conflitto siriano, è ora teatro di una grave emergenza umanitaria: le comunicazioni risultano interrotte, gli ospedali fuori servizio a causa dei bombardamenti e si registra una grave carenza di cibo e medicinali.
Israele, che nelle scorse settimane ha colpito postazioni dell’esercito siriano nella zona meridionale del Paese, ha concesso un corridoio temporaneo di 48 ore per il rientro delle forze di sicurezza interne siriane a Suwayda, come gesto per facilitare la stabilizzazione dell’area. Intanto, Washington ha confermato l’avvio di un’intesa tra Israele e Siria per un cessate il fuoco, con il sostegno di Turchia, Giordania e altri attori regionali.