Un giovane monaco che raggiunse l’illuminazione

Su una montagna vi era un tempio in cui viveva un gruppo di monaci. Tra loro vi erano un vecchio monaco e un giovane monaco: ogni volta che il vecchio monaco scendeva dalla montagna per elemosinare del cibo, il giovane monaco lo seguiva. I due erano sempre insieme, ovunque andassero.

Il giovane monaco aveva preso i voti in tenera età, e seguiva l’anziano nella sua pratica spirituale. Ogni giorno doveva andare a prendere l’acqua, accendere il fuoco, cucinare, e fare le pulizie, ma questo non gli dava fastidio; al contrario: anzi, amava svolgere questi compiti.

La domanda del giovane monaco

Un giorno, mentre il giovane monaco spazzava il pavimento, guardò improvvisamente la statua di Budda del tempio, e gli venne un pensiero: «Canto i sutra e medito con il vecchio monaco ogni giorno ormai da molti anni. Ma cosa è esattamente Budda?»

Ripose la scopa, andò nella stanza del vecchio monaco, e gli chiese cosa fosse un Budda. Il vecchio monaco rispose con gentilezza «Budda è una persona che ha raggiunto l’illuminazione. Non viene corrotto da un ambiente sporco. Non viene colpito dalla calamità. Si muove senza usare le gambe, e brilla senza bisogno di alcuna luce».

Il giovane monaco era estasiato, e chiese: «Come posso raggiungere lo stato di Budda?». Sorridendo il vecchio monaco rispose: «Fai il bene, ma non il male. Quando non avrai più alcun pensiero, avrai raggiunto lo stato di Budda». Il giovane monaco disse: «Maestro, questo lo avevo già sentito molto tempo fa. Potrebbe istruirmi condividendo le sue esperienze con me?». Allora il vecchio monaco gli chiese: «Dimmi, cos’è che fai ogni giorno?»

Il giovane monaco ci penso un po’ e rispose: «Ad esempio, quando andiamo in città a chiedere l’elemosina e la gente ti deride, tu non ti lasci turbare. E io ho seguito il tuo esempio. Perciò quando qualcuno mi deride, anch’io non lascio che la cosa mi disturbi. Tu aiuti gli altri, quindi anche io porto gioia agli altri aiutandoli».
Il vecchio monaco sospirò: «Io ti sto insegnando il buddismo, ma non ti chiedo di seguire il mio esempio. Potresti riuscire a imitare i miei modi di fare e il mio comportamento, ma puoi imitare il mio stato mentale?»

Il giovane monaco sorrise: «Questo non è facile».

Sopportare la fame con pazienza

Il giorno dopo, il vecchio monaco chiese al giovane di sedersi con la faccia rivolta verso il muro e meditare. Trascorso un giorno, il giovane monaco stava ancora meditando, quando improvvisamente si rese conto che nessuno gli aveva portato del cibo da mangiare. Pensò che forse il vecchio monaco se ne era dimenticato. Non si arrabbiò e decise di sopportare la fame e continuare la sua meditazione.

Tuttavia anche il giorno successivo nessuno gli portò del cibo. Allora il giovane monaco pensò: «Il maestro sta mettendo alla prova la mia pazienza e temprando la mia perseveranza. Il maestro è cosi compassionevole. Perciò a maggior ragione non devo provare risentimento». Decise di essere ancora più diligente per ripagare il suo maestro.

Il vecchio monaco lo stava osservando da fuori la stanza. Poiché il giovane monaco non si era arrabbiato affatto, il vecchio monaco annuì e sorrise: «Bene. Non si è lasciato distrarre, e non bada agli errori degli altri. È per questo che riesce a rimanere concentrato».

Allora il maestro chiese al giovane di interrompere la meditazione e gli disse: «Non porti rancore verso gli altri neanche per questioni di poca importanza. Vieni con me». Il giovane monaco non se lo fece ripetere due volte e segui il vecchio monaco.

Il maestro lo condusse in una stanza per la meditazione. Sul tavolo c’erano una ciotola di riso, una tazza di tè, una casacca da monaco, un paio di bacchette, e tre monete di rame. Il vecchio monaco gli disse: «L’altro giorno mi hai chiesto come fare per coltivare la tua mente e diffondere gli insegnamenti del buddismo. Ora ti darò le tre monete di rame, scendi dalla montagna e elemosina da solo il cibo di cui hai bisogno. Giungerai a comprendere cosa è la coltivazione».

Il mendicante

Scendendo dalla montagna il giovane monaco incontrò un mendicante, e notò che nessuno era disposto a offrigli del cibo. Allora il giovane monaco pensò: «Quanto è rara la virtù! Nessuno è disposto ad aiutarlo. Ma io sono solo un povero monaco e non posso neanche provvedere a me stesso. Come potrei aiutarlo?». Il giovane monaco non mangiava da due giorni; si sentiva molto dispiaciuto per il mendicante, ma non poteva fare niente per lui.

Proseguendo sul sentiero giunsero a un ristorante, e il monaco acquisto due pezzi di pane. Guardò il pane nelle sue mani e pensò: «Questo non basta neanche per sfamare me stesso»; ciononostante non potette risolversi a mangiare entrambi i tocchi di pani, e decise di darne uno al mendicante.

Dopodiché pensò: «La vita è corta e imprevedibile. Se oggi non aiuto il mendicante potrei non avere un’altra occasione per farlo. Nessuno aspetterà che io sia pronto per tornare di nuovo. È vero, ora sono affamato, ma non essere disposto a donare e a condividere con il pretesto che sia al di sopra delle mie possibilità è una mentalità terribile. Ho il dovere di controllare la mia mente».

«È solo questione di tempo prima che abbandoni questo mio corpo fatto di carne e ossa. Ma la mia compassione durerà per sempre». Dopo questi pensieri, il giovane monaco non aveva più fame; anzi, si sentiva pieno di calore e di gioia. Decise quindi di offrire al mendicante anche il secondo pezzo di pane.

Compassione per una falena

Il giovane si trovava in uno stato sereno e armonioso poiché la sua ‘natura di Budda’ si era risvegliata. Prima che se ne accorgesse, si ritrovò lungo un pendio. Proprio mentre si stava crogiolando nella sua gioia, una falena gli venne incontro, e, prima che potesse scansarsi, lo colpì diritto nell’occhio, provocandogli un grande dolore.
Mentre il monaco stava sopportando il dolore fisico pensò: «Ho fatto voto di raggiungere lo stato di Budda. Se mi arrabbio con la falena solo perché è andata a sbattere contro il mio occhio non sarò in grado di raggiungere l’illuminazione, tanto meno potrò offrire la salvezza agli esseri senzienti. Non solo non dovrei portarle rancore, ma anzi devo pregare per la falena. Spero che non si sia fatta male».

Non appena si calmò, anche il dolore scomparve. E il suo cuore si riempì nuovamente di luce e di gioia: «La falena è qui per aiutarmi a raggiungere lo stato di Budda. Se in futuro dovessi essere ferito ancora da un insetto accetterò la circostanza e sarò riconoscente nei suoi confronti, poiché anche gli insetti sono qui per me».

Illuminazione

Il vecchio monaco teneva d’occhio il giovane monaco da lontano e aveva osservato ogni suo pensiero. Sapeva che il suo discepolo aveva compreso pienamente il senso della vita. Quando si è compassionevoli, si mettono gli altri esseri al primo posto. Quando la mente non è offuscata, sorgerà naturalmente la volontà di fare costantemente progressi nella coltivazione della propria mente.

Il giovane monaco tornò al tempio e si inchinò dinnanzi al vecchio monaco. Poi gli disse: «Maestro, sono arrivato a comprendere alcune cose. Se mi imbatto in un mendicante, dovrei dargli del cibo. Se vedo un pover’uomo dovrei dargli soldi e vestiti. Se incontro un uomo ferito dovrei aiutarlo tempestivamente. Tutto quello che ho è per beneficiare gli esseri senzienti, e sono pronto ad abbandonare ogni cosa in qualunque momento».

Le sue parole riempirono tutti i presenti di ammirazione; solo il vecchio monaco rimase indifferente, e, dopo aver scritto su un pezzo di carta «non una caratteristica positiva», se ne andò via.

Tutti presero a mormorare tra loro. Il giovane monaco, dal canto suo, era perplesso. Era stata una giornata piena di gioia e di luce. Perché il maestro aveva detto ‘non una caratteristica positiva’? Allora iniziò ad adoperare la sua saggezza per comprendere meglio la situazione: «Il Maestro è sempre stato benevolente, in particolare nei miei confronti. Ho forse detto qualcosa di sbagliato?».

Ripensò alla mentalità e all’atteggiamento che aveva poco prima mentre parlava con il suo maestro, e improvvisamente comprese qualcosa: «Ho messo troppa enfasi sulle mie sensazioni. Il maestro non è arrabbiato con me, mi sta solo mettendo alla prova. Non vuole semplicemente che io parli come un Budda, devo veramente raggiungere quello stato».

Mentre ricordava le proprie parole realizzò anche qualcos’altro: «Potrebbe sembrare che io non abbia fatto nulla di sbagliato, ma la mia mente non era pura. Volevo che tutti sapessero quanto io sono benevolente e gentile, e quanto sia migliorato nella coltivazione di Budda. Ma quella non è la strada giusta da percorrere. Nel momento stesso in cui divento pieno di me, la mia mente non è più pura, e non c’è più ‘una caratteristica positiva’».

Il vecchio monaco se ne stava tranquillo in un angolo annuendo con la propria testa: «I pensieri del giovane monaco sono puri. È in grado di respingere i pensieri che lo distraggono in ogni momento, e può mettere la compassione prima di ogni altra cosa. Ha soddisfatto i requisiti per entrare nella terra pura di Budda».

In quel momento il giovane monaco non vedeva più davanti a se gli edifici di questo mondo mortale, ma la splendente terra di Buddha, e ascendeva stando seduto su un fiore di loto.

Articolo in inglese: How a Young Monk Became Enlightened

 
Articoli correlati