Nuovo referendum contro la ‘Buona Scuola’, raccolte più di 500 mila firme

La riforma della ‘Buona Scuola’ non va proprio giù agli insegnanti. Dopo i due tentativi per abolirla a fine 2015 – entrambi falliti già nella fase iniziale di raccolta firme – ora un comitato di insegnanti che riunisce importanti sigle sindacali e movimenti studenteschi dichiara di aver ottenuto le firme necessarie per l’abolizione di quattro parti della legge.

Il progetto ‘Squorum’, del comitato referendario contro la riforma, appoggiato da Flc Cgil, Gilda degli Insegnanti, Cobas, Unicobas, Lip scuola, Link e Rete della conoscenza, ha ricevuto un sostegno, anche se «non determinante» – spiega Maurizio Lembo della Flc Cgil – da Rifondazione Comunista, Sel e Movimento 5 Stelle. Le firme raccolte superano di circa 15 mila unità l’obiettivo delle 500 mila firme richiesto per proporre il referendum.

Con il referendum si chiederà l’abrogazione di quattro principi della legge sulla Scuola.
Il primo quesito referendario riguarda il limitare, alle sole scuole pubbliche, la possibilità di ricevere donazioni provenienti dai cittadini, in modo tale da ridurre il divario tra ‘scuole ricche’ e ‘scuole povere’.

Il secondo quesito interessa uno degli aspetti che contribuiscono a costituire la figura del ‘preside manager’, in poche parole un dirigente scolastico dotato di poteri simili a quelli di chi siede al vertice di un’azienda.
Il quesito, nello specifico, chiede di privare il preside del potere di scegliere autonomamente i docenti, per poi confermarli o meno dopo un periodo di tre anni. Con l’eliminazione di questo potere decisionale, sostengono i promotori del referendum, si eviterebbe di incorrere in nomine (degli insegnanti) basate su criteri clientelari.

Il terzo quesito mira ad abolire l’alternanza scuola-lavoro obbligatoria prevista dalla ‘Buona Scuola’.
Le singole scuole potranno quindi decidere in autonomia, se e come introdurre quest’alternanza, in coerenza con il proprio Piano di offerta formativa (Pof), evitando un obbligo che talvolta risulta superfluo (ad esempio in mancanza di attività lavorative coerenti con gli studi intrapresi) o controproducente (dal momento che il lavoro toglierebbe tempo alle materie scolastiche).

Infine, con l’ultimo quesito si chiede l’abolizione del premio salariale che il dirigente scolastico può attribuire ad alcuni docenti che si siano distinti per merito. Anche in questo caso, il comitato promotore denuncia i rischi clientelari connessi all’assegnazione, e chiede che il fondo annuale di 200 milioni destinato a questo riconoscimento venga suddiviso fra tutti i docenti.

Per Maurizio Lembo il punto di forza di quest’ultimo tentativo di abrogare la riforma è «innanzitutto la credibilità dei quesiti, non generici ma che insistono su parti specifiche della legge 107. Poi, certamente – continua Lembo – ‘pesa’ la costituzione di un ampio schieramento nel comitato promotore che ha visto insieme sindacati, associazioni e movimenti, cosa che nei precedenti tentativi non c’era.  Non c’è dubbio che la Flc Cgil, con il suo radicamento, ha giocato un ruolo importante».

Ammesso che la Corte di Cassazione confermi la legittimità della richiesta referendaria (cioè che vengano riconosciute come valide almeno 500 mila delle firme raccolte), la Corte Costituzionale dovrà poi giudicarne l’ammissibilità costituzionale. In passato il Governo ha schivato i quesiti referendari modificando la legge prima del giudizio di ammissibilità, rendendo i quesiti non più ammissibili (è stato fatto ad esempio per alcuni quesiti del referendum sulle trivelle). In questo modo, il governo ha evitato un’eventuale sconfitta alle urne, adeguandosi, però, alle richieste avanzate dai comitati.

Per concludere, se il referendum dovesse passare sia il controllo di legittimità che quello di ammissibilità, per essere approvato dovrà comunque essere votato dai cittadini e ottenere la maggioranza.

 

 
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