Social invasi dalla disinformazione del Pcc

Di Bonnie Evans

Il regime cinese ha utilizzato i social media per diffondere teorie cospirative come parte della sua aggressiva campagna di disinformazione volta a nascondere le responsabilità del Pcc nello sviluppo della pandemia che oggi minaccia le persone di tutto il mondo.

Gli esperti ritengono che Il regime cinese stia cercando di deviare una crescente ondata di critiche a livello mondiale per il suo occultamento del cosiddetto virus del Pcc, per questo avrebbe diffuso la notizia secondo cui la diffusione del virus sarebbe opera dell’esercito statunitense. In questa campagna i dipartimenti cinesi hanno aumentato l’uso di Twitter come mezzo di propaganda.

Bethany Allen-Ebrahimian, una giornalista investigativa che si occupa, tra le altre cose, della macchina propagandistica cinese, ha affermato che solo nell’arco dell’ultimo trimestre del 2019, il regime cinese è passato dall’avere 33 account ufficiali su Twitter ad averne più di 100.

Durante un evento online del 2 aprile, sponsorizzato dalla Victims of Communism Memorial Foundation di Washington, la giornalista ha dichiarato che l’impulso per questa impennata su una piattaforma di social media con la quale il regime cinese non si sentiva inizialmente «sicuro», è stata la sfida presentata dalle proteste di Hong Kong. (Hong Kong ha visto continue grandi manifestazioni a favore della democrazia nell’ultima metà del 2019).

La Allen ha dichiarato inoltre che c’è una profonda ironia nell’adozione di Twitter da parte della burocrazia cinese, poiché il regime vieta l’uso dell’applicazione a chiunque sia fisicamente all’interno dei confini della Cina continentale. Ad eccezione, a quanto pare, dei funzionari cinesi che sono liberi di tweettare messaggi politicamente corretti, approvati dal Pcc, e che presumibilmente non rischiano di essere corrotti o influenzati dalle «forze straniere» che potrebbero rispondere al tweet.

La giornalista ha fatto notare anche come la Cina si sia allontanata dal suo tipico paradigma propagandistico quando, nell’estate del 2019, ha intrapreso una campagna di disinformazione in stile russo, che ha usato i social media per colpire i cittadini di Hong Kong e i manifestanti che stavano riuscendo a bloccare l’ex colonia britannica.

Le campagne di disinformazione russe, ha sottolineato Allen-Ebrahimian, sono tipicamente progettate per «destabilizzare l’ambiente dell’informazione e creare confusione e caos nei paesi target». I metodi russi includono la propagazione di «teorie multiple in conflitto» e la costruzione di «siti web di cospirazione» di terze parti per promuovere le teorie che lo Stato vuole amplificare nell’opinione pubblica.

In definitiva, Twitter ha sospeso fino a migliaia di account che ritiene siano legati e coordinati da una campagna di disinformazione sostenuta dal regime cinese e diretta dall’interno della Cina. Anche Facebook ha eliminato gli account ritenuti sospetti per lo stesso motivo.

Negli ultimi tre mesi tuttavia, il regime cinese ha utilizzato Twitter con sfumature e messaggi più precisi rispetto ai suoi maldestri tentativi durante la crisi di Hong Kong.

Cronologia delle propaganda online sul virus del Pcc

Il Center for Security Policy (Csp) di Washington ha documentato i metodi di disinformazione e propaganda usati dal regime cinese a livello comunale, provinciale e nazionale fin da quando sono emersi i primo indizi che un coronavirus simile alla Sars stesse circolando a Wuhan.

Ha notato che tra il 20 gennaio e il 10 febbraio, uno studio del Global Engagement Center del Dipartimento di Stato americano ha rilevato una «massiccia ondata» di 2 milioni di tweet che promuovono teorie di cospirazione e disinformazione sul virus. Alcuni danno la colpa agli Stati Uniti per la produzione del virus; altri sono coordinati, il che suggerisce che i tweet facciano parte di una campagna pianificata.

Nella settimana del 2 marzo, secondo un articolo del quotidiano francese La Croix, il Pcc ha fatto un passo straordinario. Secondo un rapporto confidenziale citato dal giornale, il Pcc ha emesso una direttiva per i suoi diplomatici all’estero in cui si afferma: «È imperativo che tutti gli ambasciatori cinesi all’estero diffondano il seguente messaggio dal loro account Twitter, o nei media stranieri», i diplomatici devono dire che: «la vera origine» del virus «rimane sconosciuta»; e sono stati istruiti a dire: «Stiamo cercando di scoprire esattamente da dove viene».

La motivazione? «Tutto ciò che lega la Cina al virus deve essere messo in discussione e deve sparire da tutti i libri di storia!» diceva il proclama.

Anche alle ambasciate cinesi all’estero è stato detto di iniziare a chiamare il virus con il nome di ogni paese ospite. Pertanto, l’ambasciata cinese a Tokyo dovrebbe fare riferimento al «virus giapponese», l’ambasciata a Roma dovrebbe usare «virus italiano», e così via.

Allen-Ebrahimian ha osservato che il 9 marzo il Ministero degli Affari Esteri cinese ha twittato che «lo sforzo della Cina per combattere l’epidemia ha fatto guadagnare tempo per la preparazione internazionale».

Non contento di aver semplicemente indicato il regime come il salvatore piuttosto che il responsabile della pandemia, il 12 marzo un alto funzionario cinese ha deciso di suggerire chi fosse il vero responsabile. Scrivendo su Twitter, Zhao Lijian, un portavoce del Ministero degli Esteri cinese, ha suggerito in un tweet ormai famoso che l’esercito statunitense «ha portato l’epidemia a Wuhan».

Allen-Ebrahimian ha commentato che Zhao «ha rilanciato, e altri l’hanno seguito…E’ stato scioccante per me. Era la prima volta che sentivo un funzionario [cinese] parlare di teorie cospirative anti-straniere» che si riferiscono alla salute pubblica. «I leader di Pechino stanno mettendo in atto una strategia che non si vedeva dai tempi della guerra fredda», riferendosi all’accusa mossa dalla Cina negli anni Cinquanta, secondo cui gli Stati Uniti avevano usato armi biologiche durante la guerra di Corea. I documenti di una rispettabile fonte cinese che hanno smentito l’accusa sono stati pubblicati in Cina solo nel 2013.

Allen-Ebrahimian ha infine concluso che il cambiamento nella strategia del regime cinese «dimostra quanto sia profondamente preoccupato» per come la comunità internazionale percepisce il regime e il suo occultamento della letale pandemia.

 

Articolo in inglese      Chinese Officials Take to Twitter to Spread CCP Virus Disinformation

 
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