Gran parte dei residenti di Shanghai rifiuterebbe il vaccino per il Covid-19

Di Mary Hong

Solo una piccola percentuale dei residenti di Shanghai vuole ricevere il vaccino cinese per il Covid-19: questo è quanto emerge dai risultati di un sondaggio governativo ottenuti dall’edizione cinese di Epoch Times.

Il virus a Shanghai

La metropoli cinese sta affrontando un nuovo aumento dei casi e alcune aree della città sono attualmente in ‘lockdown completo’.

Il distretto di Jing’an, per esempio, è una delle principali aree residenziali della città, con circa 1 milione e 60 mila residenti, di cui il 39 percento ha oltre 60 anni. Epoch Times ha ottenuto una serie di resoconti stilati a gennaio dalla commissione sanitaria del distretto, che mostrano i risultati di un sondaggio sulla disposizione dei residenti a vaccinarsi contro il Covid-19. Ebbene, delle 113 mila persone intervistate dalla commissione, 24 mila – pari a circa il 21 per cento – hanno dichiarato di voler ricevere il vaccino.

Nel distretto, sono 11 mila 811 i residenti che hanno già ricevuto la loro prima dose di vaccino, mentre in 668 hanno ricevuto anche la seconda. Sebbene i documenti non indichino quale sia il produttore del vaccino somministrato, è verosimile che sia quello dell’azienda farmaceutica statale Sinopharm, dal momento che è l’unica ad aver ricevuto la piena approvazione delle autorità sanitarie cinesi.

Il resoconto mostra anche che si sono verificati 17 casi di reazioni avverse, tra cui 12 casi di ‘reazioni generali’, 4 di ‘reazioni anormali’, e un ‘evento incidentale’. Quest’ultimo termine si riferisce a un evento che si verifica dopo la somministrazione del vaccino ma che non è stato causato dal vaccino.

I funzionari di Sinopharm non hanno risposto a una richiesta di commento da parte di Epoch Times in tempo per la stesura di questo articolo.

Ad ogni modo, il 9 gennaio durante una conferenza stampa del Consiglio di Stato del governo centrale, i funzionari hanno dichiarato che il vaccino cinese per il Covid-19 presenta minori rischi per la salute rispetto agli altri: «Gravi reazioni avverse alla vaccinazione si verificano in un caso su un milione».

Ma secondo i dati del distretto di Shanghai, su un totale di 12 mila 479 persone vaccini somministrati (11.811+688), si sono verificati 4 ‘reazioni anormali’, pari dunque a 3 su 10 mila (in ogni caso è evidente che non si tratti di un caso su un milione). E questo considerando che in realtà solo 688 persone hanno ricevuto la seconda dose del vaccino.

Durante la stessa conferenza stampa, i funzionari hanno spiegato che i vaccini verranno somministrati in tre fasi. La prima sarà per le ‘persone chiave’, tra cui il personale sanitario, i dipendenti delle compagnie aeree, gli agenti della dogana e gli impiegati nel settore della logistica; la seconda fase prevede invece la vaccinazione dei gruppi ad alto rischio, come le persone anziane e le persone con patologie croniche o multiple; la terza fase consisterà invece nella vaccinazione dell’intera popolazione.

Tuttavia, i dati raccolti dalla commissione sanitaria di Jing’an mostrano che solo una piccola percentuale delle persone che fanno parte dei gruppi ad alta priorità sono intenzionati a vaccinarsi.

Secondi i dati, nell’Ospedale per donne e bambini Cishuixian di Shanghai, solo 33 persone hanno dichiarato di voler essere vaccinate, delle 135 intervistate. Nell’Ospedale East China di Shanghai, 616 delle 1261 persone intervistate hanno dichiarato di voler ricevere il vaccino. Mentre risulta che nell’Ospedale di Dermatologia di Shanghai, 124 persone abbiano dichiarato di voler essere vaccinate, sulle 735 intervistate.

Anche i funzionari del governo locale sono apparsi poco disponibili a vaccinarsi. Per esempio, il Shanghai Medical Insurance Management Center, un’agenzia del governo della città, ha intervistato 155 persone, di cui 25 hanno dichiarato di essere disponibili a vaccinarsi.

Lo stesso vale per le persone che lavorano nella logistica e nei trasporti, che sono state identificate dalle autorità cinesi come ad alto rischio di contrarre la malattia: in un sondaggio condotto su 1.196 persone di 10 aziende di spedizioni che operano nel distretto, solo 12 persone hanno dichiarato di essere disposte a vaccinarsi.

In tutto il mondo le case di cura sono state i luoghi più colpiti dal virus e con il più alto tasso di mortalità. Ma secondo un sondaggio condotto dalle istituzioni per l’assistenza agli anziani del distretto – in 42 case di cura e un centro di assistenza – appena 48 delle 1.317 persone intervistate hanno dichiarato di volersi vaccinare. E in 35 di queste strutture è stato registrato addirittura uno zero percento: nessuno ha dichiarato di essere disposto a vaccinarsi.

Wu Jinglei, direttore della Commissione sanitaria di Shanghai, ha affermato il 22 gennaio che la città ha vaccinato oltre 840 mila persone, tra cui oltre 180 mila medici, infermieri e altri operatori sanitari.

Ma molti cittadini cinesi – così come quelli dei Paesi che hanno siglati accordi per l’acquisto di vaccini cinesi – hanno espresso dubbi sulla sicurezza e l’efficacia di tali vaccini.

Un altro vaccino cinese, prodotto dalla società statale Sinovac, è attualmente in fase di sperimentazione clinica. Ed è stato registrato un tasso di efficacia del 50,38% durante i test in Brasile, appena sopra il 50% necessario per l’approvazione in base ai requisiti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

 

Articolo in inglese: Majority of Residents in Shanghai District Refuse to Take Chinese COVID-19 Vaccine: Govt Survey

 
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