Regno Unito, Svezia, Norvegia e Australia bloccano Cgtn, un’emittente del regime cinese | China in Focus

Anche la compagnia norvegese Telia ha smesso di trasmettere la China Global Television Network (Cgtn). L’azienda avrebbe preso questa scelta dopo aver ricevuto una denuncia da parte di vittime che hanno visto andare in onda le confessioni video estorte loro in Cina. A rendere noto il retroscena è stato Peter Dahlin, direttore del gruppo per i diritti umani Safeguard Defenders, in un tweet del 13 aprile.

Il gruppo ha esortato i fornitori di servizi televisivi globali, tra cui Eutelsat, a non trasmettere Cgtn per non diventare complici delle gravi violazioni dei diritti umani del Partito comunista cinese (Pcc).

Le confessioni televisive sono infatti uno strumento che il Pcc ha spesso usato contro gruppi come avvocati dei diritti, attivisti, dissidenti, credenti e minoranze etniche.

Questo e altro nell’ultimo servizio di China in Focus.

Cgtn è un portavoce del Pcc

Cgtn, nota come Cctv International fino al 2016, è la divisione internazionale dell’emittente statale cinese China Central Television (Cctv), ed è sotto il controllo del Dipartimento della Pubblicità del Pcc.

Secondo il suo sito ufficiale, ha tre centri di produzione ed è disponibile in più di 160 tra Paesi e regioni.

Un articolo del settembre 2019 sul The Diplomat ha riferito che Cgtn “ha un curriculum consolidato di violazioni palesi ed egregie degli standard giornalistici e di incoraggiamento o giustificazione dell’odio e della violenza contro persone innocenti.”

Anche un ex dipendente della Cgtn, Nick Pollard, un dirigente televisivo britannico, ha parlato contro il suo ex-datore di lavoro denunciandone le irregolarità. Pollard si è dimesso dal suo posto di consulente e consigliere della Cgtn il 18 settembre 2019, citando il motivo della sua partenza come il mancato rispetto da parte della Cgtn delle normative imposte dal regolatore del Regno Unito – l’Ufficio delle comunicazioni, noto come Ofcom – sull’imparzialità nella sua copertura delle proteste contro la legge sull’estradizione a Hong Kong.

Nel 2020, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha designato Cgtn e la sua società madre, Cctv, come missioni straniere ai sensi del Foreign Agents Registration Act (Fara).

Nell’aprile 2020, l’Ong Reporter Senza Frontiere ha criticato Cgtn per aver fatto disinformazione sul Covid-19.

Il 4 febbraio 2021, la Ofcom ha revocato la licenza di trasmissione di Star China Media (il titolare della licenza di trasmissione nel Regno Unito per Cgtn), dopo aver scoperto che non aveva alcun controllo editoriale sul canale che stava trasmettendo. Il regolatore ha anche negato una richiesta di trasferire la licenza di trasmissione alla China Global Television Network Corporation (Cgtnc), con la motivazione che Cgtnc era “controllata da un ente che è in ultima analisi controllato dal Partito Comunista Cinese”.

La legge britannica proibisce ai titolari di licenze di essere controllati da organismi politici.

 

Articolo in inglese: Norwegian Company Discontinues Airing CCP’s Broadcaster CGTN

 
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