Il premier cinese riconosce la grave crisi economica in corso in Cina

Di Nicole Hao

Al termine dell’incontro annuale del Parlamento fantoccio cinese, il premier Li Keqiang ha dichiarato in una video-conferenza stampa che circa 600 milioni di cittadini cinesi guadagnano appena mille yuan (circa 125 euro) al mese.

Un cifra che non basta neanche per pagare l’affitto mensile di un monolocale in una città cinese di medie dimensioni.

Il premier cinese ha anche confermato che nel Paese è salito il tasso di disoccupazione, poiché molte persone hanno perso il lavoro a causa della pandemia e del conseguente indebolimento dell’economia del Paese. Inoltre, ha ammesso che milioni di persone continuano a vivere in povertà, non hanno cibo a sufficienza e stanno lottando per sopravvivere a causa della pandemia.

Povertà

Nel suo messaggio per il capodanno cinese 2020, il leader Xi Jinping aveva dichiarato che il suo obiettivo per il nuovo anno era che la Cina diventasse una società «moderatamente prospera», ma visto la tragica situazione descritta da Li, la cosa sembra ormai fuori portata.

Nel pomeriggio del 28 maggio, Li Keqiang ha tenuto una video-conferenza stampa a Pechino, dove per prevenire la diffusione del virus del Pcc, tutti i giornalisti si sono seduti insieme in una stanza, mentre Li era in un’altra.

Quando un giornalista ha chiesto a Li dei piani della Cina per eliminare la povertà e far crescere la classe media, lui ha risposto: «Il nostro reddito medio annuo è di 30 mila yuan (circa 3.500 euro), ma ci sono 600 milioni di persone che hanno un reddito mensile di soli 1.000 yuan (circa 125 euro)».

La popolazione della Cina è pari a 1 miliardo e 439 milioni di abitanti, quindi 600 milioni di persone sono circa il 41,7 per cento della popolazione.

Il premier ha anche specificato che a causa dell’impatto economico dell’epidemia, ci saranno probabilmente più cittadini cinesi costretti a vivere in povertà e che avranno bisogno della previdenza sociale o di altre forme di assistenza governativa per sopravvivere.

Disoccupazione

Il premier Li ha anche riconosciuto che la disoccupazione in Cina è un problema serio. Ha spiegato che leggendo dei commenti su internet si è imbattuto in un post di un lavoratore migrante sulla cinquantina, che quest’anno non è riuscito a trovare un occupazione, dopo aver lavorato per più di 30 anni.

Secondo Li ci sono 900 milioni di lavoratori migranti in Cina. Inoltre, a luglio 8 milioni e 740 mila studenti si laureeranno nelle università cinesi. Questi due gruppi, insieme ai veterani dell’esercito, sono quelli che hanno più bisogno di un lavoro.

Il premier cinese non ha rivelato l’attuale tasso di disoccupazione del Paese, ma ne ha menzionato uno precedente, basato sul numero di residenti urbani regolarmente registrati che hanno comunicato la perdita del proprio posto di lavoro, pari al 6 percento.

Questo dato non include però i lavoratori migranti, ed è stato ampiamente contestato da studiosi cinesi ed esperti internazionali. Il 30 aprile, un direttore di una società d’intermediazione cinese è stato rimosso dal suo incarico dopo aver pubblicato sui social media un’analisi che stimava il vero tasso di disoccupazione in Cina intorno al 20,5 per cento.

Il premier Li ha anche dichiarato che il governo centrale promuoverà i consumi nel tentativo di stimolare l’economia e creare più posti di lavoro.

L’economia cinese

Il premier ha ammesso che la pandemia ha provocato gravi danni all’economia cinese, usando l’analogia di «una grande macchina che procede su una strada coperta di spine». Pechino ridurrà le spese, e ha anche ordinato ai governi locali di fare lo stesso. Inoltre il governo centrale emetterà debito nazionale e titoli di Stato locali per un totale di 2 mila miliardi di yuan (circa 250 miliardi di euro) per sostenere l’economia.

 

Articolo in inglese: China’s Premier Admits to Serious Economic Crisis, With 600 Million People Earning $140 a Month

 
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