Perché il petrolio costa così poco ma le economie non crescono?

I prezzi stracciati del petrolio dovrebbero teoricamente portare a una significativa crescita globale. Lo afferma un report recentemente pubblicato dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (Opec).

L’Opec produce 29,2 milioni di barili di petrolio al giorno (mb/d), e si prevede un consumo mondiale nel 2015 di 92,21 mb/d.

Considerando che il mercato a gennaio è precipitato a un valore come non si vedeva da sei anni. I prezzi si aggirano in media sui 44,38 dollari al barile, in calo di quasi il 60 per cento dal giugno 2014, quando toccavano i 115 dollari al barile. Questo rappresenta per i Paesi dell’Opec una perdita di oltre oltre 1.700 miliardi di euro al giorno.

La Russia, con una crescita economica del Pil del -2,4 per cento prevista per il 2015, rispetto a una crescita stimata dello 0,3 per cento nel 2014, è il maggior perdente tra i produttori di petrolio.

Anche un recente calo dal 7,4 al 7 per cento nella prevista crescita economica della Cina ha un grande impatto sui produttori di petrolio, in quanto questo Paese è un grande importatore di petrolio. Secondo il resoconto dell’Opec la previsione di un indebolimento dell’economia cinese ha spinto al crollo i mercati petroliferi.

Tuttavia i prezzi bassi dovrebbero agevolare il consumo e favorire la crescita dell’economia. Ci sono dei precedenti, per esempio tra il novembre 1985 e il marzo 1986 i prezzi sono scesi del 60 per cento, portando a cinque anni di crescita globale a una media di quasi il 4 per cento.

Un coro di autorevoli economisti ha suggerito che i bassi prezzi del petrolio favoriranno l’economia.

Quest’anno fino a ora, gli effetti negativi nei Paesi produttori di petrolio sembrano essere compensati dai loro effetti positivi nei Paesi consumatori.

A gennaio il presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi, nell’annunciare un alleggerimento qualitativo (Qe) per la zona euro, ha definito i «prezzi molto bassi del petrolio» come uno «stimolo».

Il 6 febbraio il capo del Fondo monetario internazionale Christine Lagarde, in un post sul blog, ha fatto riferimento al «potenziale di ulteriore incremento [per l’economia globale, ndt] conseguente al recente calo del prezzo del petrolio».

NON PRODUTTIVO

Tutto ciò semplicemente non ha prodotto risultati positivi per l’economia globale. Nello stesso dibattito la Lagarde ha detto che l’Fmi stava riducendo le sue previsioni per la crescita globale di 0,3 punti percentuali per entrambi gli anni, al 3,5 per cento nel 2015 e al 3,7 per cento nel 2016. «L’economia globale deve anche affrontare rilevanti rischi al ribasso», ha scritto.

La Lagarde si riferisce a tre ‘venti contrari’ in particolare: il primo è una ‘politica monetaria asincrona’, in base alla quale gli Stati Uniti stanno riducendo il loro incentivo riguardo agli alleggerimenti quantitativi e la zona euro sta aumentando il proprio, incrementando il rischio per gli investitori.

Il secondo è il rafforzamento del dollaro, che aggiunge un fardello a quelle economie in via di sviluppo che hanno contratto prestiti in dollari e adesso riportano un aumento del debito.

Il terzo è il rischio di recessione in Europa e in Giappone, una condizione che renderebbe più difficile diminuire la disoccupazione e il debito elevato.

Gli Stati Uniti, come economia di consumo, salgono e scendono in base alla crescita dei consumatori e l’Opec osserva che con la creazione di posti di lavoro, in generale positiva, e con l’aumento dei prezzi delle case, hanno sostenuto una robusta crescita del Pil nel secondo trimestre (4,6 per cento) e nel terzo (5 per cento). Tuttavia le prime stime per il quarto trimestre riportano un calo della crescita al 2,6 per cento.

Non sorprende che la relazione evidenzia una bassa crescita del reddito nel mercato del lavoro Usa. In particolare un calo nel mese di dicembre richiederà un attento monitoraggio per vedere se è indice di più gravi problemi che stanno alla base di quelle minacce che porterebbero a una riduzione dei consumi.

Il resoconto rileva inoltre i segni di un indebolimento dell’economia statunitense che include la produzione industriale, gli ordini di produzione e il calo delle vendite al dettaglio.

LA BENZINA STA PORTANDO A UNA CRESCITA ESIGUA

Secondo l’Opec la domanda mondiale di petrolio è leggermente aumentata a livello globale, con gli automobilisti statunitensi al primo posto. I prezzi sono diminuiti in media di 0,28 euro al litro rispetto all’anno precedente, che registra una media di 0,47 euro al litro.

La crescita della domanda mondiale di petrolio nel 2015 si prevede che aumenti a 1,17 mb/d da 0,96 mb/d, un piccolo rialzo rispetto alla relazione dell’Opec del mese scorso. Tale incremento è guidato dalla crescita negli Stati Uniti di circa 0,18 mb/d – una leggera ironia considerando che i produttori di petrolio degli Stati Uniti hanno sofferto della saturazione del mercato più di quanto non abbiano avuto i Paesi dell’Opec, giacché i costi di produzione di petrolio negli Stati Uniti sono più alti.

Allo stesso modo l’Opec vede il potenziale di crescita in Cina, in India e in altre parti dell’Asia, dove nuovamente il gas e gli altri combustibili per i mezzi di trasporto stanno spingendo la domanda.

Tuttavia è atteso ancora un impegno in termini di domanda da parte dell’intero Ocse (un gruppo di 34 Paesi membri, Cina e Russia escluse), appesantito da una fiacca economia in Europa e dalla ripartenza delle centrali elettriche in Giappone che ridurrà la domanda del petrolio nella regione.

MERCATI A TERMINE

Nel mese di gennaio negli Stati Uniti le scorte di petrolio erano a un livello record – il più alto da quando nel 1982 il Governo ha iniziato a tenere la contabilità settimanale, secondo l’Opec.

In Europa il prezzo dei futures del greggio è calato a causa delle elezioni in Grecia di un Partito anti-austerità, aggiungendo incertezza alla zona euro. Anche le valute sono sotto pressione in Europa, a causa della Banca Centrale Europea che ha inondato i mercati con più di mille miliardi di euro per evitare la deflazione.

Tuttavia gli amministratori finanziari continuano a scommettere su un rimbalzo dei prezzi del petrolio, osserva il resoconto.

Articolo in inglese: ‘Why Are Rock Bottom Oil Prices Not Fueling Greater Economic Growth?

 
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