Paul Krugman: «La democrazia conta più di qualunque accordo monetario»

Paul Krugman, Nobel per l’Economia nel 2008, nella sua veste di blogger per il New York Times, plaude al ‘no’ del popolo greco all’austerity. E non fa sconti all’establishment europeo: per l’economista statunitense, infatti, l’Europa avrebbe «schivato un proiettile», e – paradossalmente, rispetto a quanto scrivono altri commentatori – uscirebbe vincitrice dal referendum del 5 luglio.

E la ragione è semplice: il popolo greco avrebbe «salvato le istituzioni europee dai loro peggiori istinti», evitando la creazione di un «davvero brutto precedente». Insomma, per Krugman, insistere nella politica di austerity finora perseguita dall’Europa, sarebbe non solo inefficace, ma autodistruttivo.

In queste ultime settimane siamo stati «testimoni della resistenza della Grecia a una campagna di prepotenza e intimidazione davvero indegna», spiega Krugman. «Un tentativo di spaventare l’opinione pubblica greca, affinché non solo accettasse le richieste dei creditori, ma mandasse anche via il proprio governo». Una condotta, questa dell’Europa, che Krugman non esita a qualificare «vergognosa».

Il rischio forte, ora, è che si dia seguito al Grexit e che quindi salti l’euro (e forse anche l’Europa). «Se fallisce l’euro, fallisce anche l’Europa», avvertiva il premier tedesco Angela Merkel in conferenza stampa pochi giorni prima del voto.  La Storia insegna che i grandi rivolgimenti geopolitici sono un qualcosa che – nel bene e nel male – viaggia al di sopra delle previsioni e dei desideri degli uomini.

È difficile affermare, quindi, se effettivamente un’uscita della Grecia dall’euro – eventualità della quale, al di là delle paure di molti, finora non si riscontra alcun segnale concreto – porterebbe effettivamente alla fine dell’Unione Europea. Il referendum in Grecia non era né sull’euro né sull’Europa. Ma, volendo seguire la logica di ragionamento della Merkel stessa, di fatto era come se lo fosse: i greci avrebbero detto quindi un ‘no’ esplicito all’austerity e due no impliciti a euro ed Europa.

E, in democrazia, quando il popolo si esprime bisognerebbe tenerne conto. «La democrazia conta più di qualunque accordo monetario», osserva lapidario Krugman.

Le opinioni espresse in questo articolo sono le opinioni dell’autore e non riflettono necessariamente il punto di vista di Epoch Times.

*Immagine dell’euro in fiamme con sfondo della bandiera greca concessa da Shutterstock

 
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