Ondata di acquisti compulsivi in Cina

Di Frank Fang

Durante l’ultima settimana gli abitanti di numerose città cinesi hanno svuotato gli scaffali dei negozi per rifornirsi di riso e olio, per paura di possibili interruzioni nella catena di approvvigionamento alimentare internazionale.

Li, un residente di Ezhou, provincia dell’Hubei, ha riferito alla redazione cinese di Epoch Times che negli ultimi due giorni gli abitanti si sono precipitati a comprare riso. Secondo i social media e altri mezzi di informazione, la stessa cosa si è ripetuta in altre città della provincia, tra cui Wuhan, Huanggang e Yichang, tanto che si è reso necessario l’intervento delle autorità per cercare di frenare il panico.

Il 31 marzo, l’Ufficio di regolamentazione del mercato del comune di Ezhou, con un comunicato diramato tramite il social Weibo, ha ribadito che l’acquisto compulsivo di generi alimentari non era necessario, assicurando addirittura che la città aveva abbastanza riso e olio da sfamare tutti gli abitanti per un anno.

Nello stesso giorno, anche l’amministrazione comunale di Huanggang ha chiesto agli abitanti, tramite lo stesso social, di smettere di acquistare riso e olio, dichiarando che qualsiasi informazione in merito alla carenza di cibo nella città era solo una diceria.

Anche nelle province di Shandong e Gansu i cittadini hanno svuotato i negozi di questi prodotti. Un abitante, soprannominato Chen, ha confermato a Epoch Times che la gente del posto stava comprando il riso a sacchi. Mentre un video circolato sui social mostra scene di ingenti acquisti di riso, pasta e olio nei negozi della zona di Linxia Hui nel Gansu.

La frenesia nel procurarsi il cibo è stata alimentata da messaggi circolati nei social media cinesi secondo cui alcuni Paesi potrebbero presto vietare le esportazioni alimentari a causa dell’attuale pandemia; queste notizie hanno generato di conseguenza un forte aumento del prezzo di riso e olio.

Per il regime cinese, garantire l’approvvigionamento alimentare è una questione delicata, pertanto le imprese statali sono dotate di un sistema di riserva per le emergenze. Inoltre, la produzione interna della Cina non è in grado di tenere il passo con la domanda, quindi il Paese è costretto a importare gran parte del grano dall’estero.
Secondo i dati del Ministero cinese dell’Agricoltura e degli affari rurali, infatti, nei primi dieci mesi del 2019, la Cina ha importato un milione e 910 mila tonnellate di riso.

Gli avvertimenti degli esperti

La scorsa settimana, Maximo Torero Cullen, capo economista dell’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) a Roma, ha dichiarato che la diffusione del virus potrebbe ripercuotersi sulla catena di approvvigionamento alimentare tra aprile e maggio.

Il 31 marzo, i direttori generali della Fao, dell’Organizzazione mondiale della sanità e dell’Organizzazione mondiale del commercio, in una dichiarazione congiunta hanno affermato che «l’incertezza sulla disponibilità di cibo può innescare un’ondata di restrizioni sulle esportazioni, creando una carenza sul mercato mondiale». E hanno aggiunto che «in questo momento di totale isolamento dovuto al Covid-19, si dovrebbe fare ogni sforzo per garantire che gli scambi avvengano il più liberamente possibile, soprattutto per evitare carenze alimentari».

Secondo il quotidiano vietnamita Tuổi Trẻ, alla fine di marzo il Vietnam, terzo esportatore di riso al mondo, ha interrotto la sottoscrizione di nuovi contratti di esportazione del prodotto, al fine di garantire forniture interne sufficienti. Tuttavia, al momento, India e Thailandia, secondi esportatori, non hanno annunciato alcuna restrizione sulle esportazioni di riso.

A questo proposito, il 2 aprile, il quotidiano thailandese The Bangkok Post ha informato che la direttrice generale dell’Ufficio per le politiche e le strategie commerciali della Thailandia al Ministero del Commercio, Pimchanok Vonkorpon, ha dichiarato che non vi era alcun programma per limitare le esportazioni di riso, considerato che la domanda interna rappresenta solo il 50 percento della produzione totale del Paese.

Tuttavia in Cina, in seguito a una fuga di notizie, ha iniziato a circolare su internet un documento governativo e, nonostante le autorità abbiano cercato di attenuare i timori per una carenza di cibo, gli utenti dei social non sono stati convinti dalle smentite. Epoch Times non ha potuto verificare direttamente la veridicità del documento.

Secondo un rapporto di Radio Free Asia, in un documento definito «riservato» e pubblicato dal governo regionale di Linxia Hui il 28 marzo, si afferma che le autorità municipali e regionali devono «fare di tutto» per garantire la regolarità delle forniture di carne bovina, di agnello, di olio, sale e altri generi di prima necessità.

Il documento afferma inoltre che le autorità regionali dovrebbero «guidare la cittadinanza a fare provviste in modo ragionevole» in modo che «ogni famiglia abbia abbastanza cibo per tre-sei mesi, in caso di circostanze impreviste».

 

Articolo in francese: Panic-Buying Erupts Across China, Prompting Food Shortage Concerns

 
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