Michael Phelps, il Campione ai raggi X

Rio lo ha confermato il migliore di sempre. Nel nuoto. Ma quello è scontato perché più veloce di Michael Phelps, in acqua, vanno giusto i pesci, e forse nemmeno tutti. Ma guardando i Palmarés di tutti gli atelti che hanno partecipato al più importante evento sportivo, le Olimpiadi, scopriamo che lo ‘Squalo di Baltimora’ non ha proprio rivali: nessuno è riuscito a vincere più medaglie di lui, 28 in totale, di cui ben 23 forgiate con il metallo più prezioso, l’oro.

Tanto onore la dice lunga sulla straordinarietà di questo campione, che di record ne ha battuti tanti e in totale nella sua carriera ha collezionato 83 medaglie in competizioni internazionali, la maggior parte ori (66), mentre sono pochissimi i posizionamenti sul gradino più basso del podio (solo 3 bronzi). I 5 ori più l’argento conquistati a Rio sono serviti solo a coronare una carriera che ha davvero dell’incredibile.

Una macchina costruita per vincere dunque, ma soprattutto un uomo con tanta voglia di dimostrare il proprio valore. Un ‘ragazzone’ di 31 anni (193 cm per 88 kg) e alle spalle un passato fatto di tanti sacrifici, che lo hanno portato a registrare il suo nome negli annali più importanti della storia dello sport.
Le sorelle, anche loro nuotatrici, lo hanno aiutato a trasformare l’acqua nel suo habitat naturale, permettendogli così di tramutare in successi la sua grande energia interiore: la sindrome da iperattività (Adhd) che gli è stata diagnosticata da piccolo, era infatti solo il primo segnale di questa sua inesauribile forza esplosiva.

In un’intervista andata in onda su RaiTre in Ulisse il piacere della scoperta, Phelps ha dichiarato che per diventare quello che è oggi, ha passato un periodo in cui si allenava praticamente sempre, 365 giorni l’anno per cinque anni consecutivi. Fino all’ultima olimpiade il suo programma di preparazione lo portava ad allenarsi 6 giorni su 7, e a percorrere in acqua 16 chilometri al giorno.

Se a questa grande mole di lavoro aggiungiamo le doti naturali del suo fisico, otteniamo la risposta al segreto del suo successo. Basti pensare ai suoi piedi, 52 di scarpe, delle vere e proprie pinne dalle quali può ottenere una spinta propulsiva non indifferente. Ma sono le gambe la parte del corpo che Phelps ha allenato di più negli anni, e lo ha fatto anche con un allenamento speciale, in cui si deve rimanere fermi in acqua in posizione verticale stando a galla il più a lungo possibile con la testa fuori e con la sola spinta delle gambe, proprio come fa un delfino. Tutto questo con la difficoltà aggiunta di una cintura zavorrata.

Le braccia poi, grazie alla sua stazza fisica, sono dei veri e propri remi: raggiungono i due metri e un centimetro di apertura. Nella stessa puntata del programma di RaiTre, è stato mandato in onda un esperimento condotto da una squadra di ricercatori che ha seguito Phelps per giorni, con mezzi tecnologici e telecamere avanzate, per alcune ore al giorno, scoprendo questi e altri segreti della sua tecnica natatoria.

Il particolare emerso più evidente, è come Phelps durante la bracciata riesca a non creare pressoché nessuna bolla in acqua. Questo perché la superficie di contatto tra l’acqua e le mani di Phelps, quando si immergono, è davvero minima. Non creando bolle davanti a sé, il suo corpo incontra meno attrito e può scivolare sulla superficie dell’acqua più velocemente: una tecnica che alla fine fa risparmiare quei centesimi di tempo che fanno la differenza agli alti livelli.

Ma la cosa più sorprendente che i ricercatori hanno osservato e che probabilmente crea il divario maggiore con gli altri atleti a livello di prestazioni – e forse mai si potrà colmare – è la struttura delle sue articolazioni: così sensibili e flessibili che il suo corpo acquista in acqua un movimento incredibilmente fluido, quasi paragonabile a quello di un pesce e quasi si fonde con la fluidità dell’acqua. Questo gli permette di essere più agile, di muoversi con più facilità durante la fase di immersione e di risultare quindi più veloce degli altri.

Tutti fattori che, sommati l’uno all’altro, hanno formato il più grande nuotatore di tutti i tempi, nonché l’atleta più premiato nella storia delle Olimpiadi.

 

 

 
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