Libro sulla sottrazione d’organi sembra spaventare funzionari dei trapianti cinesi

Giorni dopo la pubblicazione di un nuovo libro sull’espianto di organi dai prigionieri di coscienza messo in atto in Cina dallo Stato, le autorità cinesi hanno pubblicato un gran numero di articoli, dichiarazioni e attestazioni – alcune di loro contraddittorie – condannando le organizzazioni impegnate nel traffico di organi, affermando l’impegno a non utilizzare più prigionieri di coscienza e a considerare severamente l’illegittimità del commercio di organi a scopo di lucro.

Non è chiaro se l’esplosione dei recenti resoconti da parte della Cina sia stata una risposta al libro The Slaughter (“La Carneficina” ndt) scritto dal giornalista investigativo americano Ethan Gutmann e pubblicato il 12 agosto in lingua inglese, o se sia stata una semplice coincidenza. Tuttavia in precedenza la propaganda ufficiale cinese aveva manifestato simili comportamenti.

DIFENDERE IL SISTEMA

Il 16 agosto in una conferenza di medici a Pechino, Huang Jiefu, ex viceministro della Salute e attuale capo del Comitato dei trapianti di organi in Cina, è riuscito a coniugare la teoria del ‘sogno cinese’ del leader del Partito Xi Jinping con gli auspicati miglioramenti nel sistema cinese dei trapianti.

Così è stato citato: «Quando il sogno della Cina sarà realizzato, non ci saranno assolutamente persone che ne terranno altre prigioniere per trapiantare i loro reni, i medici non commerceranno organi e il sistema giudiziario non sarà più una fonte unica di organi. Quando ciò accadrà, l’unica fonte di organi sarà costituita dai donatori volontari deceduti».

Il giorno dopo le osservazioni di Huang Jiefu alla conferenza medica, Wang Yu, direttore del controllo delle malattie al Ministero della Salute, ha sottolineato come il sistema dei trapianti di organi in Cina punirà severamente coloro che commerciano organi illegalmente.

Wang ha detto che il sistema di assegnazione computerizzato che è stato introdotto lo scorso settembre è pensato per fornire un sistema di allocazione di organi «corretto, trasparente e tracciabile». Tuttavia sono pochi i dati disponibili sul sistema e fino a poco tempo fa, in flagrante violazione delle leggi vigenti, alcuni ospedali in Cina pubblicizzavano il turismo a scopo di trapianto.

A confondere ancor più la questione, Huang ha fatto recentemente altre osservazioni che indicavano il contrario. Ha affermato secondo alcuni commenti parafrasati: «Anche i prigionieri del braccio della morte sono cittadini e se desiderano donare i propri organi dopo la morte dovrebbe essere concessa loro la stessa considerazione», e ha aggiunto che questi organi dovrebbero essere inseriti nello stesso sistema di allocazione.

La confusione tra le due affermazioni – la fornitura degli organi dai prigionieri dovrebbe essere gradualmente eliminata, ma ai detenuti dovrebbe essere consentito di donare gli organi – riecheggia in quello che Huang ha detto nel marzo di quest’anno in un’intervista a un giornale cinese, dove aveva apertamente difeso la pratica di approvvigionamento degli organi dai prigionieri giustiziati.

Huang, nelle osservazioni che sono state parafrasate dal Beijing Morning Post e ampiamente pubblicate sui siti web cinesi ha detto: «Gli organi giudiziari e gli uffici locali del Ministero della Salute dovrebbero stabilire dei legami e permettere ai detenuti del braccio della morte di donare volontariamente i loro organi e essere aggiunti al sistema computerizzato di assegnazione degli organi».

I ricercatori nel settore dei trapianti al di fuori della Cina hanno preso le osservazioni fatte a marzo da Huang come un tradimento rispetto alle sue precedenti promesse sulla riforma del sistema di prelievo degli organi.

UNA QUESTIONE DI TEMPISMO

Il mese scorso in Cina, sono stati condannati al carcere i membri di un’organizzazione criminale della provincia di Jiangxi che detenevano prigionieri con lo scopo dei trapianti, e la notizia ha attirato una forte attenzione nel Paese. Sono stati condannati al carcere nel mese di luglio dopo cinque mesi di attività. L’organizzazione teneva prigioniere 40 persone in attesa di asportazione, aveva eseguito 23 espianti di reni e ricavato profitti per un importo di un milione e mezzo di yuan (180 mila euro circa).

Sia Huang che Wang hanno fatto riferimento alla banda criminale, ma le loro osservazioni sono arrivate più di un anno dopo che era stata sgominata e quasi un mese dopo la sua condanna. Molto di quello che hanno detto sul sistema dei trapianti di organi in Cina ha poco a che fare con quelle piccole organizzazioni criminali che possono commerciare al massimo alcune decine di organi, e che non sono niente paragonate agli ospedali militari che ne trattano decine di migliaia.

Anche in una dichiarazione simile a quella fatta all’inizio di quest’anno, Huang Jiefu ha assicurato che a tutti quegli ospedali che non hanno aderito al sistema di assegnazione e che hanno aderito al sistema di donazione volontaria, verrà revocata la licenza di condurre trapianti di organi.

NUMERI SCONCERTANTI

Huang ha detto che fino al 14 agosto, un totale di 2.107 persone hanno volontariamente acconsentito all’espianto degli organi dai loro corpi dopo la morte, per un totale di 5.787 organi prelevati.

Questi numeri dovrebbero essere confrontati a quelli del 2006 e degli anni precedenti, quando i media statali cinesi regolarmente vantavano l’esecuzione di 10 mila trapianti di organi all’anno – anno dopo anno – e non c’era affatto alcun sistema di donazione volontaria.

Davanti all’evidenza di questi numeri, i funzionari cinesi hanno ammesso che i prigionieri giustiziati costituivano la fonte di gran parte dei trapianti effettuati.

Tuttavia la Cina non giustizia 10 mila persone l’anno. E molti dei criminali prigionieri nelle carceri cinesi soffrono di malattie epatiche o sono in cattive condizioni di salute, il che rende loro dei candidati non idonei al trapianto degli organi.

È molto difficile ottenere un quadro accurato e completo di quanti trapianti di organi esegue la Cina. Radio Free Asia ha incluso in un recente articolo un aneddoto della vicepresidente di una compagnia cinese di assistenza sanitaria, identificata semplicemente come Lin.

Secondo quanto riporta l’articolo Lin ha detto: «Ho chiesto personalmente a un chirurgo specialista di trapianti di fegato riguardo a questo. Mi ha detto che in soli tre mesi nel suo ospedale, che non si trova nemmeno in una grande città, aveva eseguito cento operazioni. Se si considera che in tutto il Paese ci sono circa cinquanta centri di trapianto, nell’arco di un anno sono state eseguite almeno 18 mila operazioni».

Se i potenziali espianti praticabili dai prigionieri giustiziati sono solo poche migliaia l’anno e il numero delle donazioni volontarie sono di gran lunga inferiori, come si giustificano le altre operazioni?

‘THE SLAUGHTER’

Il libro The Slaughter (La carneficina), di recente pubblicazione, fornisce un’inquietante risposta: i trapianti provengono principalmente dai prigionieri di coscienza, per lo più praticanti del Falun Gong, una pratica spirituale che viene perseguitata in Cina dal 1999.

Tra le prove che Gutmann accumula per arrivare a questa conclusione ci sono le interviste con quei profughi che sono stati sottoposti a test medici orientati a valutare le condizioni dell’organo, le analisi dei dati cinesi e le dichiarazioni da parte dei funzionari, le telefonate in Cina segretamente registrate e la testimonianza del dottor Ko Wen-je, noto chirurgo taiwanese, il quale racconta che i medici cinesi si vantavano con lui dell’immediata reperibilità degli organi dai praticanti del Falun Gong.

Considerata la sensibilità dei funzionari cinesi all’esposizione di queste attività, è possibile che le recenti osservazioni di Huang Jiefu e di Wang Yu fossero mirate a scongiurare qualsiasi pubblicità negativa sul sistema dei trapianti cinese che il libro di Gutmann poteva aver generato.

Inoltre vi è motivo di sospettare un potenziale modello. Nel 2012, non molto tempo dopo che erano emerse le accuse riguardo a Wang Lijun, allora capo della polizia della città sud-occidentale di Chongqing, ritenuto responsabile dell’esecuzione di migliaia di espianti di organi, molto probabilmente utilizzando come fonte i prigionieri di coscienza del Falun Gong, le autorità sanitarie cinesi avevano fatto importanti affermazioni inerenti la loro intenzione di eliminare progressivamente e in maniera assoluta le donazioni da prigionieri giustiziati. Naturalmente, non avevano fatto alcun riferimento né a Wang Lijun né alla fonte di quegli organi.

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Articolo in inglese: China’s Transplant Officials Seem to Preempt Book’s Critique
 
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