La repressione della fede si è ritorta contro il Pcc

Di Eva Fu

Decenni di campagne volte a reprimere la fede non sono serviti al Partito Comunista Cinese (Pcc) e hanno invece trasformato un ampio gruppo di civili cinesi in attivisti, secondo una ricercatrice sui diritti umani.

«Fino ad oggi, quello che spicca in molti modi è la futilità degli sforzi del Pcc per reprimere i credenti religiosi», ha dichiarato Sarah Cook, analista di lunga data della Cina, in un webinar tenutosi il 25 aprile.

Un caso emblematico è quello del Falun Gong, noto anche come Falun Dafa, una disciplina di meditazione incentrata sui principi di verità, compassione e tolleranza. Il 25 aprile 1999, circa 10 mila praticanti del Falun Gong si sono radunati nei pressi della sede della leadership di Pechino, Zhongnanhai, per chiedere il diritto di esercitare il loro credo senza paura.

Le autorità, pur accogliendo ufficialmente la loro richiesta, hanno iniziato una persecuzione su larga scala del Falun Gong solo tre mesi dopo, sottoponendo i praticanti a lavori forzati, imprigionamenti e prelievi forzati di organi.

Jiang Zemin, defunto leader del regime che aveva dato il via alla campagna, non si sarebbe certo aspettato che 25 anni dopo il Falun Gong sarebbe sopravvissuto e ancor meno che ci sarebbero stati altri – avvocati per i diritti umani, vicini di casa o persino agenti di polizia locale – a proteggere i praticanti del Falun Gong, secondo la Cook: «La campagna contro il Falun Gong è per molti versi un fallimento dell’apparato repressivo del Partito».

Con l’intensificarsi della repressione, le decine di milioni di aderenti al Falun Gong che «vogliono solo vivere la loro vita» sono diventati petizionisti e in seguito «attivisti informativi popolari», sia che si trattasse di «giovani esperti di tecnologia» che di «nonni» che necessitavano di «imparare a usare un computer per superare il firewall e stampare qualcosa da consegnare a un vicino».

Diffondendo volantini, raccogliendo firme dai vicini, parlando con le persone al mercato e scrivendo ai funzionari delle carceri, il gruppo di perseguitati si è costantemente adattato all’evoluzione della macchina della persecuzione, cercando di far sentire la propria voce. Secondo Minghui.org, un sito web con sede negli Stati Uniti che segue la campagna di persecuzione, nel 2009 erano apparsi in Cina circa 200 mila stamperie non ufficiali.

Lettere indirizzate ai genitori di Grace Chen dai suoi amici negli Stati Uniti. I genitori della signorina Chen sono reclusi in Cina dal 2020 perché praticano il Falun Gong. (Per gentile concessione di Grace Chen)

Mentre il Pcc costruiva e rafforzava il «Grande Firewall», i praticanti del Falun Gong hanno creato un software per aggirarlo e hanno condiviso la tecnologia con la popolazione cinese per aiutarla ad accedere a informazioni libere. Hanno usato telefoni usa e getta per proteggere le loro identità e si spostano per rendere più difficile la localizzazione. Quando nel 2001 il regime ha inscenato un incidente di autoimmolazione in piazza Tienanmen e ha dato la colpa ai praticanti del Falun Gong, i praticanti hanno diffuso dei Dvd che evidenziavano una per una le discrepanze dei filmati dei media statali.

«Resilienza spirituale»

Nel China Dissent Monitor, un progetto di Freedom House che documenta le attività di dissenso in Cina, il Falun Gong rappresenta il contingente più numeroso, ma ci sono anche incidenti che coinvolgono uiguri, tibetani e cristiani appartenenti a gruppi ecclesiastici non ufficiali.

È un indicatore della «resilienza spirituale», ha affermato la Cook.

«Questi sforzi per cambiare le credenze attuali delle persone… persino con tutta questa brutalità, anche con tutti i miliardi di dollari, il Pcc non è stato in grado di farlo», ha dichiarato la signora Cook.

Una praticante della Falun Dafa distribuisce materiali durante le celebrazioni della Giornata Mondiale della Falun Dafa a Times Square, a New York, il 13 maggio 2015. (Samira Bouaou/The Epoch Times)

Gli sforzi intrapresi hanno lasciato un’impronta. Nel 2017, mentre stava svolgendo una ricerca sul Falun Gong, la signora Cook è venuta a conoscenza di un caso che coinvolgeva un praticante di nome Pang You, originario di Pechino. Nel preparare la sua difesa, un avvocato per i diritti umani ha incontrato un poliziotto che gli ha mostrato una pila di lettere, tutte di amici del detenuto. L’agente ha raccontato che i loro telefoni squillavano in continuazione e ha chiesto all’avvocato di dire agli amici del signor Pang di smettere di chiamare.

Il signor Pang è stato rilasciato da una detenzione extralegale nel giugno 2015. Più di 1.000 civili a Pechino avevano firmato una petizione per chiedere il suo rilascio.

«Questo Partito è troppo malvagio, non lascia vivere i civili», ha dichiarato un uomo mentre firmava la petizione, secondo il rapporto.

Un altro abitante di villaggio – a Pechino – di nome Wei, ha dichiarato a Epoch Times nel 2015 che «tutti coloro che praticano il Falun Gong sono brave persone».

Nel tentativo di reprimere i dissidenti, il regime cinese ha esteso la campagna all’estero. Varie persone che si presume siano agenti cinesi hanno fatto irruzione nelle case dei praticanti o li hanno molestati con telefonate di minacce. La polizia ha anche arrestato i loro familiari in Cina.

Dopo aver assistito a uno spettacolo al Kennedy Center, Larry Liu, vicedirettore del Falun Dafa Information Center, è tornato e ha trovato la sua auto parcheggiata scassinata e il portatile nel bagagliaio rubato.

«Era un quartiere abbastanza sicuro», ha dichiarato al webinar.

Ha aggiunto che la sua auto era una «Toyota Corolla molto vecchia, una delle auto più economiche». A rendere speciale la sua auto era un fiore di loto appeso allo specchietto retrovisore con la scritta «verità, compassione, tolleranza».

‘Guerrieri pacifici’

Queste tattiche, che fanno parte di quella che è anche nota come repressione transnazionale, hanno ricevuto crescenti critiche a livello internazionale, grazie alle iniziative dei Paesi per contrastare l’influenza di Pechino.

Negli Stati Uniti, i legislatori hanno presentato proposte di legge per criminalizzare tali atti e hanno tenuto udienze che hanno messo in luce la violenza inflitta da entità cinesi.

Praticanti del Falun Gong reggono uno striscione che chiede al regime cinese di porre fine alla pratica, sostenuta dallo Stato, del prelievo forzato di organi, a San Francisco, in California, il 14 novembre 2023. (Zhou Rong/The Epoch Times)

Texas, Utah e Idaho hanno recentemente approvato leggi per contrastare il prelievo forzato di organi da parte del Pcc e per garantire che i residenti non siano inconsapevolmente complici degli abusi del regime.

Anche il Congresso statunitense si è adoperato per affrontare la questione del prelievo forzato di organi da parte del Pcc. Nel marzo 2023 è passata alla Camera una legge storica che imporrebbe sanzioni agli individui coinvolti nel prelievo forzato di organi. È ancora in attesa del voto del Senato.

Durante una recente apparizione all’Università di Harvard, l’ambasciatore cinese Xie Feng è stato ripetutamente interrotto durante il suo discorso di apertura, mentre i manifestanti che rappresentavano lo Xinjiang, il Tibet e Hong Kong denunciavano la repressione del regime sulle loro comunità.

Nel frattempo, nella comunità cinese è cresciuto un movimento di disobbedienza civile.

In una recente manifestazione per commemorare l’appello del 25 aprile 1999 a favore del Falun Gong, gli organizzatori hanno fatto notare che quasi 430 milioni di cinesi hanno scelto di rinunciare al loro legame con le organizzazioni affiliate al Pcc a cui avevano aderito.

«Stanno combattendo contro l’ideologia in cui sono nati», ha dichiarato a Epoch Times Cecilia Crowley, una oratrice dell’incontro, che lavora nel settore degli investimenti. La Crowley li ha definiti «guerrieri pacifici».

 

Articolo in lingua inglese: Suppression of Faith Has Backfired on CCP: Researcher

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