La «più grande paura» del Pcc, essere tagliato fuori dal mondo

Di Dorothy Li e David Zhang

La «più grande paura» per il leader del Partito Comunista Cinese Xi Jinping è quella che il Paese resti isolato dal resto del mondo. Ma sta accadendo proprio questo, secondo Gordon Chang, autore e membro anziano del Gatestone Institute.

Parlando al programma «China Insider» su EpochTv, Chang ha sottolineato che le aziende globali hanno iniziato a spostare le loro fabbriche fuori dalla Cina, poiché sperano di costruire catene di approvvigionamento più resilienti. «Il mondo, per ragioni economiche, non politiche, non geopolitiche, ma per ragioni economiche, lo sta facendo».

Le aziende stanno subendo interruzioni della catena di approvvigionamento poiché l’approccio «Zero-Covid» del regime ha fermato Shanghai e altre città cinesi. Milioni di persone sono confinate nelle loro case mentre le autorità hanno imposto il lockdown e test di massa nelle regioni in cui sono state registrate infezioni. L’approccio pesante ha intaccato la produzione in fabbrica e ritardato il trasporto delle merci.

Eppure non sono solo le rigide misure di controllo del Covid a spingere le aziende a spostare le produzioni fuori dalla Cina. Chang ha affermato che i legami del regime cinese con la Russia hanno anch’essi reso inaffidabili le attuali catene di approvvigionamento. «Non sarà affidabile perché la Cina sta sostenendo l’invasione russa dell’Ucraina che sta accelerando una divisione del sistema internazionale».

La Cina, il cui Partito Comunista al governo ha dichiarato una partnership «senza limiti» con la Russia prima dell’invasione, ha attirato crescenti critiche per il suo tacito sostegno a Mosca durante la crisi. Finora il regime ha rifiutato di condannare l’aggressione russa, nonostante le crescenti richieste da parte di Stati Uniti, Unione Europea e altri Paesi.

Secondo Chang, sebbene le politiche del regime abbiano contribuito al disaccoppiamento, questa tendenza non è nell’interesse di Pechino: «Non è questa la situazione in cui la Cina dovrebbe voler essere perché la Cina [è, ndr] il più grande beneficiario del periodo di globalizzazione e integrazione della Cina nel sistema internazionale sponsorizzato dagli americani. [Questa tendenza, ndr] è guidata da una serie di cose. Ma è proprio Xi Jinping l’autore di questa de-globalizzazione».

Il 21 aprile, Xi ha proposto quella che ha definito una nuova «iniziativa per la sicurezza globale» guidata dalla Cina, che sostiene principi tra cui «l’indivisibilità della sicurezza», un concetto chiave che la Russia ha utilizzato per giustificare il suo assalto all’Ucraina. Il leader cinese ha affermato che «i Paesi di tutto il mondo sono come i passeggeri a bordo della stessa nave che condividono lo stesso destino […] il pensiero di gettare qualcuno in mare semplicemente non è accettabile».

«Quando lui [Xi Jinping, ndr] ha parlato di sicurezza indivisibile [in realtà, ndr] ha tradito la sua più grande paura – ha spiegato Chang – e questa è il disaccoppiamento del mondo dalla Cina. Davvero, quello che stava dicendo era che il mondo non dovrebbe gettare la Cina in mare».

Secondo Chang, pur temendo di essere tagliato fuori, il leader cinese insisterebbe sulle politiche attualmente in corso, come lo Zero-Covid e la partnership di Pechino con Mosca, se questo autunno ottenesse il terzo mandato (che sarebbe senza precedenti) a seguito del conclave di partito: «Penso che poi insisterà ulteriormente sulle politiche, che ovviamente non sono buone per il Paese, non sono buone per l’economia, e questo significa una brutta fine per la Cina».

«Periodo più pericoloso»

Chang ha suggerito che il mondo dovrebbe staccarsi dal regime comunista, anche se è difficile a causa della grande economia cinese: «Credo che il mondo debba iniziare a proteggersi dalla malvagità della Cina, il che significa tagliare i legami, nessun commercio, nessun investimento, nessuna cooperazione tecnica, tagliare le relazioni diplomatiche. So che sembra rischioso […] [ma, ndr] il percorso più pericoloso e rischioso è quello di continuare con le politiche che ci hanno portato in questo pasticcio in primo luogo. Potremmo finire per passare dal momento migliore della storia al peggiore, ma è perché abbiamo avuto queste valutazioni fuorvianti della Cina, che si sono tradotte in politiche, che hanno spinto la Cina a diventare più bellicosa e hanno indebolito le nostre stesse difese. Non riesco a pensare a una situazione più pericolosa di quella a cui siamo ora, vicini a una vera guerra».

 

Articolo in inglese: Getting Cut Off From Rest of World Is CCP’s ‘Greatest Fear’: Analyst

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