La miopia del movimento #MeToo

Mark Hendrickson è professore associato di economia presso il Grove City College; è autore di diversi libri tra cui The Big Picture: The Science, Politics, and Economics of Climate Change.

 

Il movimento MeToo ha ottenuto recentemente una vittoria significativa: Les Moonves ha rassegnato le dimissioni dalla carica di presidente e di amministratore delegato della Cbs dopo essere stato denunciato pubblicamente, da diverse persone, per i suoi comportamenti sessualmente molesti.

Quello del #MeToo sembra essere un movimento amorfo, nato spontaneamente per denunciare le persone in posizioni di potere che si comportano sistematicamente in maniera molesta, e, a prescindere da quale ne sia la sua struttura e la leadership, sta ottenendo alcuni risultati degni di nota.

Il primo è la giustizia: la punizione di Moonves esemplifica l’antico principio biblico secondo cui ognuno raccoglie quello che semina. È difficile dire quale dovrebbe essere la ‘giustizia perfetta’ in questo caso, ma si tratta perlomeno di giustizia parziale, poiché ora le vittime di Moonves lo stanno vedendo pagare il prezzo della vergogna pubblica, ed egli è stato rimosso dalla sua posizione di potere a causa delle sue cattive azioni.

Il secondo è la deterrenza: naturalmente è emersa soltanto la punta dell’iceberg durante questo primo anno del #MeToo. Questo significa che adesso ci sono moltissimi uomini colpevoli (e alcune donne) che muoiono dalla paura che le proprie vergognose vessazioni nei confronti degli altri (che siano crimini violenti, o ‘soltanto’ comportamenti immorali, riprovevoli o offensivi) vengano denunciate. E per quanto riguarda quelli che non hanno ancora commesso delle molestie sessuali, ora avranno una ragione in più per non superare quella linea.

Terzo, la responsabilità: ‘la diga si è infranta’. La nozione secondo cui una persona può comportarsi in maniera cosi spregevole impunitamente, nascondendosi dietro a una regola non scritta che impone il silenzio, è andata in frantumi. Il messaggio è chiaro: fallo e pagherai a caro prezzo.

Queste sono tutte cose buone, e le norme della nostra società stanno cambiando per il meglio. Trattare gli altri con più rispetto è fondamentale, oltre che molto gradito. Tuttavia, c’è anche altro da bisogna dire, sul movimento MeToo.

Naturalmente verrà il giorno in cui i colpevoli riceveranno la giusta punizione. Va bene smascherare i responsabili e dare loro un ‘assaggio’ della punizione, ma se il movimento si ferma lì, cioè al denunciare le cattive azioni di più persone, si limita ad affrontare i sintomi del problema sociale e non le sue cause. Il vero colpevole è la mentalità che alimenta gli impulsi, le razionalizzazioni e le auto giustificazioni che si nascondono dietro una simile condotta.

Qualcuno può negare che la società sia diventata sempre più inquieta e satura di concetti sessuali luridi e degenerati negli ultimi 50-60 anni? Questo non significa che il forte interesse per il sesso sia nato da quelle generazioni: i forti desideri sessuali sono antichi quanto la razza umana. Ma la filosofia del playboy nata negli anni ‘50 e la rivoluzione sessuale esplosa negli anni ‘60 e ‘70 hanno amplificato tremendamente questi istinti naturali, esaltando il sesso, la ‘liberazione’ sessuale e l’indulgenza come caratteristiche distintive degli uomini e delle donne moderne e alla moda.

Un anno fa, poco prima che il movimento MeToo nascesse, è morto Hugh Hefner, il fondatore dell’impero Playboy. Dal momento che i peccati dei vivi vengono discussi apertamente, perché non dare uno sguardo all’operato di un morto che ha svolto un ruolo cruciale nel rendere ‘affascinante’ il sesso promiscuo?
In fin dei conti Hefner era molto diverso da un pappone? Certo non esponeva le sue ‘mercanzie’ agli angoli delle strade, ma comunque pagava le donne perché si spogliassero per eccitare gli uomini disposti a pagare. E come si potrebbe definire la sua rivista più importante se non come pornografia? (Alcuni potrebbero dire che si tratta di ‘pornografia di alto livello’ ma unire le espressioni ‘alto livello’ e ‘pornografia’ sembra quasi un ossimoro, perciò una descrizione più accurata di Playboy è che si tratta di pornografia con più rifiniture rispetto alle rispettive versioni più ‘crude’).

Questo non significa che Hefner abbia causato da solo la degenerazione della sessualità nella cultura. Lui è solo il rappresentante di un ampio numero di persone nella società che sono state indotte a credere che il sesso sia un giocattolo che conduce all’apice della felicità, quando in realtà l’iperattività sessuale distrugge le famiglie e ha portato dolore a milioni di bambini che si chiedono perché mamma e papà non stiano più insieme.

Inoltre, ignorando il ruolo di Hefner e dei colleghi pornografi nel distruggere i principi volti all’auto-controllo sessuale, il movimento MeToo l’ha fatta passare liscia anche ad Hollywood, nonostante l’industria cinematografica stessa abbia giocato un ruolo enorme nel porre il sesso al di sopra dell’amore. Le scene che fino ai primi anni ‘60 venivano lasciate all’immaginazione sono divenute sempre più esplicite con il passare degli anni. E il bombardamento costante con vivide scene di passione sessuale non può che accendere queste passioni negli spettatori.
In effetti il movimento MeToo ha perso un’occasione d’oro durante l’ultima cerimonia per l’assegnazione degli Oscar. Una famosa attrice ha chiesto in diretta nazionale che vengano denunciati sempre più molestatori, il che naturalmente è un’ottima cosa. Tuttavia ha perso un’occasione d’oro per parlare della responsabilità di Hollywood nell’alimentare le fiamme del desiderio sessuale. Hollywood infatti ha svolto un ruolo fondamentale nel creare l’attuale miasma culturale in cui individui con uno scarso senso morale rifiutano le norme legate all’autocontrollo e arrivano persino a molestare sessualmente altre persone.

Come avverte il libro dei Proverbi «Può un uomo mettersi del fuoco in petto senza che brucino i suoi abiti?» (Prov. 6:27). I film di Hollywood hanno attizzato i fuochi del desiderio per anni con immagini e descrizioni affascinanti del sesso come passione senza impegno, ancora più travolgente quando le due persone non sono sposate. Per le star di Hollywood denunciare le persone che vengono bruciate da questi fuochi, senza riconoscere la responsabilità del mondo cinematografico nell’alimentare gli stessi fuochi, è quantomeno miope, se non ipocrita.

Il movimento MeToo sta promuovendo un cambiamento necessario. Il prossimo passo dei suoi portavoce dovrebbe essere quello di discutere coraggiosamente se sia o meno socialmente accettabile che la gratificazione sessuale venga posta al di sopra delle relazioni sane e delle norme morali testate nel tempo. È arrivato il momento di affrontare alla radice questa piaga sociale e culturale.

 

Le opinioni espresse in questo articolo appartengono all’autore e non riflettono necessariamente la visione di Epoch Times.

Articolo in inglese: The #MeToo Movement’s Blind Spot

 
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