La Cina si avvia verso un decennio di stagnazione economica

La Cina è scivolata nella deflazione dopo mesi di risultati deludenti in termini di esportazioni, produzione, vendite di case e occupazione giovanile. Questo ha portato a chiedere a gran voce al Partito Comunista Cinese (Pcc) di adottare misure di stimolo per far ripartire l’economia in crisi.

La seconda economia mondiale è in difficoltà da mesi, in quanto non riesce a raggiungere il volume di crescita post-pandemia che molti avevano previsto. Gli ultimi dati di luglio hanno mostrato che le esportazioni hanno registrato il più forte calo su base annua da prima della pandemia, mentre le importazioni sono scese per cinque mesi consecutivi. I prezzi alla produzione sono scesi per il 10° mese consecutivo, mentre le vendite di nuove case hanno registrato il calo mensile più significativo dal luglio 2022.

Secondo alcuni analisti, se Pechino sta aspettando il momento migliore per rilanciare l’economia cinese o per evitare l’azzardo morale di salvare il settore immobiliare e i governi locali, fortemente indebitati, non dovrebbe più aspettare.

Ma alcuni sostengono il contrario: il Pcc non sta aspettando, semplicemente non ha il denaro o lo spazio fiscale per farlo.

Questa è l’opinione di William Lee, capo economista del Milken Institute, un think tank economico con sede in California, e di Christopher Balding, esperto di economia cinese presso la Henry Jackson Society, un think tank con sede nel Regno Unito.

Secondo Balding, l’economia cinese sarà «molto, molto lenta» e «si trasformerà in un lungo pasticcio finché Pechino riuscirà a tirare avanti».

«La gente deve imparare che i tempi della rapida crescita cinese, alimentata dal debito, sono praticamente finiti», ha dichiarato a Epoch Times. «E ora stanno solo cercando di evitare che crolli».

Edward Yardeni, presidente di Yardeni Research, una società di consulenza globale per gli investimenti di New York, è più specifico nelle sue previsioni. Ha affermato che l’economia cinese entrerà in una «stagnazione economica» che «potrebbe benissimo durare per i prossimi 10-20 anni».

«Penso che qualsiasi cifra [il Pcc, ndr] abbia prospettato per la crescita economica, io la dimezzerei», ha dichiarato a Epoch Times. «Quindi, per i prossimi anni, ci aspettiamo una crescita compresa tra lo 0 e il 2%».

Una donna passa davanti ai negozi di un centro commerciale a Pechino il 18 luglio 2023. (Greg Baker/Afp via Getty Images)
Una donna passa davanti ai negozi di un centro commerciale a Pechino il 18 luglio 2023. (Greg Baker/Afp via Getty Images)

Il Pcc non può pagare per un grande stimolo

Secondo gli esperti, il Pcc non è in grado di dare un impulso significativo all’economia cinese.

Lee del Milken Institute ha affermato che i governi locali sono stati i canali tradizionali per l’attuazione degli stimoli in Cina. Ora sono fortemente indebitati e vogliono l’aiuto di Pechino, ma Pechino ha anche un debito in eccesso di 26 mila miliardi di yuan (3.359 miliardi di euro) alla fine del 2022, secondo il conteggio ufficiale del Pcc. Pertanto, Pechino non può finanziare nuove spese senza aumentare le tasse.

Secondo le stime di Rhodium Group, l’anno scorso i veicoli finanziari delle amministrazioni locali, che le città utilizzano per raccogliere fondi per infrastrutture e progetti immobiliari, ammontavano a 59 mila miliardi di yuan (oltre 7 mila 620 miliardi di euro), circa la metà del prodotto interno lordo (Pil) cinese. Secondo lo stesso studio, ulteriori debiti locali di scuole, ospedali e altro porterebbero il totale a circa il 100% del Pil.

«Ristrutturare il debito locale o ‘risolvere’ il problema del debito degli enti locali cambierebbe l’intera economia cinese», hanno avvertito gli analisti di Rhodium in merito al problema decennale. «Qualsiasi risoluzione significativa del problema del debito locale probabilmente innescherebbe un significativo rallentamento strutturale degli investimenti e un forte rallentamento della crescita economica per il prossimo decennio».

Le amministrazioni locali e il settore immobiliare stanno lottando insieme.

In media, le vendite di terreni rappresentano oltre il 30% delle entrate totali delle amministrazioni locali. E la percentuale raggiunge il 50 (percento) in alcune province costiere con prezzi dei terreni più elevati. Quando i costruttori non comprano terreni a causa del forte indebitamento e del calo dei prezzi degli immobili, i comuni hanno difficoltà a ripagare i loro debiti.

Balding sostiene che il Pcc non ha i soldi per salvare gli sviluppatori e spera che i consumatori risolvano il problema acquistando più immobili. Ma i consumatori sono diventati più informati sui rischi e non vogliono pagare il conto.

Il tutto si è trasformato in una situazione in cui Pechino, i governi locali e i consumatori si stanno lanciando l’un l’altro la patata bollente della deflazione, secondo Balding: i consumatori non stanno spendendo e questa bassa domanda non solleverà l’economia cinese.

Balding ha citato l’esempio di Evergrande, il promotore immobiliare più indebitato al mondo, per illustrare le dimensioni del problema e il motivo per cui il Pcc non ha i soldi per salvare il settore immobiliare.

Evergrande aveva 1700 miliardi di yuan (219 miliardi 640 milioni di euro) di debiti a breve termine e 13 miliardi di yuan (1 miliardo e 678 milioni di euro) in contanti, secondo il suo rapporto annuale del 2022.

Balding ha paragonato questa situazione a quella di una persona che ha 100.000 dollari in banca e 2 milioni di dollari di debiti scaduti con la carta di credito. Quindi, ripagare il debito sembra impossibile.

Per illustrare ulteriormente il punto, ha citato la Industrial and Commercial Bank of China (Icbc), la più grande banca al mondo per totale attivo, che ha dichiarato una base di capitale di 4 mila 300 miliardi di yuan (555 miliardi di euro) alla fine del 2022.

Se il debito di Evergrande dovesse essere cancellato, ciò inghiottirebbe circa il 40% del capitale di Icbc.

L’esempio precedente, ha osservato Balding, serviva a spiegare le dimensioni del problema del settore immobiliare senza conoscere l’esposizione totale di Icbc nei confronti di Evergrande. L’Icbc si dice sia uno dei principali creditori di Evergrande.

La comunità internazionale salverà il Pcc? Balding pensa di no.

«La ragione molto semplice è che nessuno al mondo ha la quantità di capitale di cui Pechino avrebbe bisogno», ha dichiarato.

Considerando che il patrimonio totale del sistema bancario cinese ammonta a circa 50 mila miliardi di dollari, secondo Balding anche una ricapitalizzazione del 20% richiederebbe 10 mila miliardi di dollari, pari al salvataggio di 50 Silicon Valley Bank, la banca di medie dimensioni crollata a marzo a causa di una cattiva gestione del rischio.

«Il Fondo Monetario Internazionale non dispone di questo tipo di liquidità», ha affermato, aggiungendo che nemmeno gli investitori internazionali ne dispongono.

Operai costruiscono una linea ferroviaria ad Haian, nella provincia orientale cinese di Jiangsu, il 9 agosto 2023. (STR/Afp via Getty Images)
Operai costruiscono una linea ferroviaria ad Haian, nella provincia orientale cinese di Jiangsu, il 9 agosto 2023. (STR/Afp via Getty Images)

Il Pcc e il settore privato

Negli ultimi mesi, le autorità cinesi sono ricorse a frequenti rilasci di nuove politiche, senza però mettere in atto misure di stimolo concrete.

Nel solo mese di luglio, le autorità cinesi hanno annunciato diverse politiche per sostenere le imprese private, incoraggiare il consumo di elettronica e auto, estendere la scadenza dei prestiti immobiliari e migliorare il sistema educativo per affrontare l’elevato tasso di disoccupazione giovanile dopo che la banca centrale aveva abbassato i tassi di interesse chiave un mese prima. Il 15 agosto, il regime ha annunciato che avrebbe smesso di pubblicare i dati mensili sulla disoccupazione giovanile.

«Il governo non sta varando una robusta serie di misure di stimolo fiscale perché, in primo luogo, lo spazio fiscale è limitato a causa dell’elevato indebitamento del governo locale e federale. Pertanto, non possono finanziare la spesa fiscale con l’emissione di debito», ha dichiarato Lee del Milken Institute a Epoch Times.

«Secondo, l’obiettivo principale della politica fiscale è quello di rafforzare il settore privato. E non hanno la credibilità per convincere il settore privato che le loro politiche non si invertiranno di nuovo a causa di quanto hanno appena fatto», ha aggiunto, riferendosi all’aggressivo giro di vite del regime cinese sulle imprese private negli ultimi tre anni.

Balding ha definito le nuove politiche come «misure a vuoto».

Il 28 luglio, a seguito di una politica di promozione della crescita del settore pubblico, il Consiglio di Stato, simile a un consiglio dei ministri, ha istituito una piattaforma online per raccogliere i reclami delle imprese private che incontrano ostacoli. Questo è l’esempio preferito di Balding sulle «misure a vuoto», poiché non crede che le aziende private cinesi presenteranno alcun reclamo.

Gary Ng, economista senior per l’Asia e il Pacifico di Natixis, una banca d’affari e d’investimento francese, ha affermato che le autorità cinesi hanno mostrato un cambiamento di rotta nella politica, ma la sua attuazione sta incontrando ostacoli.

Ad esempio, la maggior parte dei prestiti bancari è ancora destinata al «giocatore sicuro» o alle società statali (SOEs). «Per le aziende private, dubito che possano ottenere molti prestiti, perché se guardiamo a ciò che è successo di recente a Country Garden, è piuttosto chiaro che lo stress è ancora molto alto».

La sede del costruttore cinese Country Garden Holdings a Foshan, nella provincia meridionale del Guangdong, il 15 giugno 2023. (STR/Afp via Getty Images)
La sede del costruttore cinese Country Garden Holdings a Foshan, nella provincia meridionale del Guangdong, il 15 giugno 2023. (STR/Afp via Getty Images)

L’11 agosto, Country Garden, il più grande costruttore cinese per vendite nel 2022, ha avvertito che potrebbe perdere fino a 7 miliardi di euro nella prima metà di quest’anno. Inoltre, ha confermato di non aver pagato 22,5 milioni di dollari di obbligazioni internazionali. E questo dopo che, a novembre, la società aveva ottenuto una linea di credito di 7 miliardi di dollari da una banca statale. Il 14 agosto, la società ha sospeso 11 delle sue quotazioni obbligazionarie nazionali.

Per quanto riguarda le aste di terreni, il signor Ng, l’economista senior per l’Asia e il Pacifico di Natixis, ha affermato che le Soe si aggiudicano ora l’80% rispetto al 40-50% del passato. Ha aggiunto che i governi locali stanno trattenendo i pagamenti che dovrebbero essere trasferiti agli sviluppatori una volta raggiunti gli obiettivi di costruzione.

Il settore privato cinese ha ottenuto meno del 15% del totale dei prestiti alle imprese nel primo trimestre. Gli ultimi dati di luglio mostrano che i nuovi prestiti alle imprese sono al minimo da quasi tre anni.

«Penso che ci sia ancora una pressione davvero evidente in termini di preferenza verso l’attore più sicuro. E le aziende che hanno più bisogno di liquidità non riescono ancora a ottenerla», ha dichiarato Ng a Epoch Times.

Cliente acquista frutta e verdura in un mercato di Pechino il 9 agosto 2023. (Pedro Pardo/Afp via Getty Images)
Cliente acquista frutta e verdura in un mercato di Pechino il 9 agosto 2023. (Pedro Pardo/Afp via Getty Images)

Chiedere a un governo comunista di non essere comunista

Per Balding, il regime comunista e il settore privato sono fondamentalmente in conflitto.

«State chiedendo a un governo comunista di non essere più comunista quando dite che Pechino deve incoraggiare il settore privato», afferma. «Stai suggerendo al governo comunista: “Se non sei più comunista, le cose andranno meglio”».

«Sarò schietto», ha proseguito, aggiungendo: «In fin dei conti, tutta l’economia cinese riguarda ancora lo Stato», perché il Partito controlla il capitale.

Il Pcc ha costruito la sua legittimità dicendo al popolo cinese di essere un buon gestore economico e finanziario del Paese, ha dichiarato Balding. «Pechino non può permettere un evento, un atterraggio duro, una crisi, qualcosa del genere; semplicemente non può. Perché se lo facessero, sarebbe la fine del Pcc».

«E faranno tutto il possibile per evitare questa situazione», ha aggiunto. Ma con risorse e mezzi limitati, il Pcc probabilmente trascinerà il declino del Paese il più a lungo possibile.

Il signor Yardeni, il presidente della società di consulenza globale per gli investimenti di New York, ritiene che il Pcc è responsabile degli attuali problemi economici del Paese, in quanto parte della crescita passata «è avvenuta grazie agli eccessi speculativi e alle cattive politiche governative, in particolare la politica del figlio unico».

Anche la politica estera del Pcc ha avuto un impatto diretto sui mercati di esportazione della Cina.

«La politica estera della Cina è stata molto aggressiva e ostile nei confronti dell’Occidente. E l’Occidente ha risposto riconoscendo che le imprese occidentali devono dipendere molto meno dai fornitori cinesi», ha aggiunto.

Laureati partecipano a una fiera del lavoro a Wuhan, nella provincia centrale cinese di Hubei, il 10 agosto 2023. (TR/Afp via Getty Images)
Laureati partecipano a una fiera del lavoro a Wuhan, nella provincia centrale cinese di Hubei, il 10 agosto 2023. (TR/Afp via Getty Images)

La fiducia è la chiave

Il calo di dieci mesi dei prezzi di fabbrica suggerisce che il contesto deflazionistico «si sta radicando sempre di più», secondo Lee.

Per Lee, l’effetto a catena induce le persone a ritardare le spese: quando le aziende non vanno bene, potrebbero licenziare il personale. Di conseguenza, dato il tasso di disoccupazione giovanile che in Cina supera il 20%, i consumatori sono preoccupati per il lavoro dei propri figli e per il proprio. Allo stesso tempo, il prezzo degli immobili, dove molti cinesi hanno investito i loro risparmi, sta cadendo.

«Quando la ricchezza diminuisce e il reddito non è sicuro, la gente non spende», ha aggiunto Lee.

Il signor Ng è d’accordo. L’attuale situazione economica non si è verificata da un giorno all’altro. Ma negli ultimi anni le famiglie e le aziende credevano ancora di poter guadagnare di più in futuro.

«Ma ora tutti sono diventati più cauti, semplicemente perché non sono troppo sicuri del futuro», ha affermato Ng. «Quindi penso che, in una parola, la fiducia sia la cosa più importante da tenere d’occhio in futuro».

Ha aggiunto che anche l’incertezza normativa ha giocato un ruolo essenziale nella scarsa fiducia nel mercato. Ng ha affermato che il regime cinese non pone più la crescita come priorità assoluta. Sebbene non vi sia molta coerenza nelle attuali politiche di Pechino, se si dovesse riassumere un nuovo tema prioritario delle ultime linee guida del regime, sarebbe la stabilità.

Quali sono i segnali che dobbiamo vedere per capire che la fiducia è tornata? Ng ha citato due cose.

«In primo luogo, dovremmo assistere a un chiaro rimbalzo dei consumi e degli investimenti delle imprese.

«In secondo luogo, dovremmo assistere anche a un rimbalzo dei prezzi degli asset in Cina, che in genere sono più legati alle azioni e agli immobili, perché questo dimostrerebbe che le persone sono più sicure di non mettere i soldi nei risparmi in banca e sono disposte a spendere o a investire».

Ng non si aspetta che questo accada almeno fino alla fine di quest’anno o all’inizio del prossimo.

Ha indicato che il 2024 sarà più impegnativo perché non ha più il «fattore base», riferito agli scarsi dati economici del 2022, un anno di pandemia, che ha portato inevitabilmente a una crescita nel 2023.

Secondo Yardeni, la situazione della Cina è simile a quella che si è verificata in Giappone alla fine degli anni ’80, con riferimento alla bolla immobiliare e all’invecchiamento della popolazione del Paese: «Si troveranno ad affrontare un periodo di stagnazione economica a causa della demografia e dello scoppio della loro bolla speculativa».

 

Articolo inglese: ANALYSIS: China Headed Toward a Decade of Economic Stagnation

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