Investigatore del prelievo forzato di organi riceve il ‘Premio per il leader umanitario dell’anno’

Di Andrew Chen

È un personaggio noto tra gli uiguri, i praticanti del Falun Gong e altre minoranze oppresse in Cina. Da oltre quindici anni combatte coraggiosamente contro le violazioni dei diritti umani da parte del regime cinese, e le sue inchieste hanno contribuito a far luce sul fenomeno del prelievo forzato di organi.

David Matas, avvocato canadese e difensore dei diritti umani, è stato il primo a ricevere il Global Humanitarian Leader of the Year [Premio per il leader umanitario dell’anno, ndt], un riconoscimento istituito dal gruppo per i diritti umani Canadians in Support of Refugees in Dire Need (Csrdn).

Il Csrdn collabora con il governo canadese per prestare assistenza a livello internazionale e fornire opportunità per una nuova vita a chi ne ha disperato bisogno. Questo premio viene assegnato a individui o organizzazioni per i loro eccezionali contributi nel promuovere i valori di integrità, uguaglianza e rispetto del diritto internazionale.

In un comunicato stampa del 6 gennaio, il vicepresidente del Csrdn Aliya Khan ha dichiarato: «Vogliamo riconoscere l’enorme contributo offerto da David al salvataggio di vite umane e alla giustizia, tramite le sue denunce dell’orrendo crimine del prelievo forzato di organi in Cina. Uccidere le persone per i loro organi è una pratica crudele e barbarica che deve essere fermata».

Nel suo sforzo per porre fine a questa brutalità in Cina, Matas è divenuto uno dei fondatori della Coalizione internazionale per porre fine all’abuso dei trapianti in Cina (Etac), una società senza scopo di lucro composta da avvocati, accademici, professionisti medici, ricercatori e sostenitori dei diritti umani che si dedicano alla causa.

Il prelievo forzato di organi in Cina

Parata della Falun Dafa a Manhattan; il cartello esposto in primo piano riporta la scritta ‘Cina smettila di uccidere per gli organi’, New York, il 16 maggio 2019. (Samira Bouaou/The Epoch Times)

Matas e l’ex deputato canadese David Kilgour sono stati nominati congiuntamente al Premio Nobel per la Pace nel 2010, per le loro indagini sulle persecuzioni del regime cinese e sul prelievo forzato di organi dai praticanti del Falun Gong, una disciplina di coltivazione spirituale di tradizione buddista che in Cina è perseguitata dal 1999.

Intervistato dall’edizione americana di Epoch Times, Matas ha dichiarato: «Apprezzo il premio perché fa pubblicità a questioni che mi preoccupano e dà credibilità alle posizioni che ho assunto».

Una delle prime inchieste che hanno fatto luce su questo fenomeno è stata realizzata proprio da Matas e Kilgour, e pubblicata nel libro del 2009 Bloody Harvest: L’uccisione del Falun Gong per i loro organi. L’inchiesta ha concluso: «Il governo cinese e le sue agenzie in numerose parti del Paese, in particolare negli ospedali, ma anche nei centri di detenzione e nei ‘tribunali del popolo’, dal 1999 hanno messo a morte un numero elevato ma sconosciuto di prigionieri di coscienza del Falun Gong. I loro organi vitali, tra cui reni, fegati, cornee e cuori, sono stati prelevati con la forza per essere venduti a prezzi elevati, a volte a stranieri, che normalmente sarebbero costretti ad attendere lunghi periodi nei propri Paesi prima di poter ricevere un organo da un donatore volontario».

L’evoluzione dell’atrocità: dai praticanti del Falun Gong agli uiguri

Oggi, quindici anni dopo la pubblicazione dell’inchiesta, il Partito Comunista Cinese (Pcc) ha continuato e persino incrementato tali operazioni, afferma Matas: «Sta aumentando perché la capacità di effettuare trapianti in Cina continua ad aumentare, anche con un reale e ovvio aumento di risorse alternative ai prigionieri di coscienza».

Secondo l’avvocato, sebbene il Pcc continui a utilizzare i praticanti del Falun Gong per il prelievo forzato di organi su vasta scala, la popolazione del gruppo si è «assottigliata» nel tempo e il Pcc ha cercato altre fonti, come la popolazione uigura. Al contempo, l’industria degli organi cinese ha implementato tecnologie più sofisticate e catene di approvvigionamento per la distribuzione degli organi estratti.

Matas ha infatti dichiarato: «Nel 2006 non esisteva un sistema di distribuzione di organi a livello nazionale, e tutto, tutti gli organi venivano reperiti localmente. Questo rendeva gli uiguri che si trovano nello Xinjiang non così facilmente ‘sfruttabili’. C’è stato uno sviluppo nella tecnologia dei trapianti. Oggi gli organi possono durare più a lungo fuori dal corpo rispetto al passato. Così un organo raccolto oggi nello Xinjiang può essere spedito in tutta la Cina».

Il Magnitsky Act, un impegno globale per i diritti umani

Gli Stati Uniti hanno trovato nel Magnitsky Act – un disegno di legge bipartisan approvato nel 2012 e in seguito ulteriormente ampliato – un mezzo efficace per contrastare le violazioni dei diritti umani nel mondo. Grazie a questa legge infatti, può essere vietato l’ingresso negli Stati Uniti alle persone responsabili di gravi violazioni dei diritti umani, e i loro beni possono essere congelati.

Il 9 luglio 2020, gli Stati Uniti hanno sanzionato un’entità governativa cinese e quattro funzionari governativi che, secondo quanto riferito, hanno commesso gravi violazioni dei diritti umani contro gli uiguri musulmani della regione autonoma dello Xinjiang.

Il 10 dicembre è stato invece il turno di Huang Yuanxiong, commissario della stazione di polizia di Wucun, nella città di Xiamen, che secondo il Dipartimento di Stato è responsabile di gravi violazioni dei diritti umani ai danni di praticanti del Falun Gong.

Nel 2017 anche il Canada ha emanato una sua versione del Magnitsky Act, ma non è ancora stata usata per affrontare le questioni relative ai diritti umani in Cina.

Dal canto suo, Matas ritiene che l’utilizzo di questa normativa rappresenti un incoraggiamento per le comunità perseguitate in quanto mostrerebbe che il governo canadese si preoccupa della loro sorte: «Identificare i colpevoli è un passo in avanti per assicurarli alla giustizia. Una volta nominati, non possono rimanere anonimi. Designarli secondo la legislazione Magnitsky è un segnale che la giustizia attende i colpevoli, presto o tardi che sia».

«Fare i loro nomi disincentiva gli atti criminali – ha proseguito Matas – Altri ci penseranno due volte per evitare che anche loro siano messi allo scoperto. Non nominarli ha invece l’effetto opposto, dà via libera ai colpevoli, comunicando loro che la criminalità di massa non ha conseguenze negative. Non è un messaggio che dovremmo voler trasmettere»

Recentemente anche altri enti internazionali hanno varato simili normative. Il 7 dicembre 2020 l’Unione Europea ha approvato il Global Magnitsky Human Rights Sanctions Regime, una normativa che come suggerisce il nome ricalca il Magnitsky Act e conferisce all’Ue la possibilità di sanzionare i responsabili delle violazioni dei diritti umani di tutto il mondo. Nel frattempo, anche l’Australia e il Regno Unito hanno introdotto legislazioni simili al Magnitsky.

Sebbene il Magnitsky Act statunitense non sia stato ancora utilizzato contro persone responsabili del prelievo forzato di organi, sono state adottate legislazioni simili in diversi Paesi, come lo Human Organ Transplant Act di Taiwan, che ha lo scopo di scoraggiare le atrocità legate al traffico di organi.

Infine, Matas ha dichiarato: «Incoraggio la gente a informarsi, a sentirsi coinvolta».

 

Articolo in inglese: Investigator of China’s Forced Organ Harvesting Wins First Global Humanitarian Leader Award

 
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