L’epidemia in Cina non si è fermata

Un'intervista rilasciata da un lavoratore di Shanghai mostra come la situazione sia ancora molto pesante nella metropoli

Di Olivia Li

Sebbene il coronavirus si sia propagato in tutta la Cina, molte amministrazioni provinciali insistono nel sostenere che la crescita dei casi attualmente sia pari a zero.

Secondo la Shanghai Municipal Health Commission, dal 25 febbraio al 2 marzo nella metropoli è stato confermato un solo nuovo caso di covid-19, il 26 febbraio. Inutile dire che questo fenomeno inquieta non poco la comunità medica internazionale.

Da una recente intervista con un quadro di medio livello di una grande impresa di Shanghai, si apprende che l’epidemia in realtà è ancora grave nella metropoli, e che il ritorno al lavoro è stato ripetutamente posticipato.

Di seguito le parole del quadro di nome Li Ling:

È spaventoso lavorare nella nostra azienda. Ci sono persone in tuta protettiva come in ospedale. Bisogna passare attraverso ogni genere di controllo. All’ingresso viene controllata la temperatura a tutti, mentre l’ascensore si deve prendere singolarmente.

Per tornare a lavorare bisogna fare richiesta alle autorità distrettuali, poi l’azienda deve confermare la richiesta per essere certi che tu stia bene. Nell’azienda viene utilizzato un sistema di schede perforate per il controllo sanitario. Io sono stato controllato per venti giorni di seguito. Se risulti essere sano il distretto di Luwan approverà la richiesta.

Naturalmente se si finisce in quarantena non si potranno timbrare le schede perforate. In pratica, si può tornare al lavoro solo dopo che si rimane in buona salute per 28 giorni consecutivi. Ma gradualmente diventerà più facile richiedere i documenti, incluso il permesso per tornare a lavorare e il pass per entrare e uscire [dal proprio consorzio residenziale, ndt].

I direttori generali e le alte cariche sono stati i primi a tornare al lavoro. Una settimana dopo è stato il turno di quelli come me (i manager di livello intermedio). Le persone di grado inferiore non sono ancora tornate.

L’azienda è molto impegnata. Il governo locale richiede riunioni ogni giorno, ci dà un sacco di filo da torcere ed è molto fastidioso.

Per spostarsi da una città all’altra bisogna obbligatoriamente sottoporsi a una quarantena di 14 giorni.

Senza un lasciapassare non si va da nessuna parte, nemmeno fuori dal proprio condominio. Per uscire si ha bisogno di un pass. Senza non ti fanno uscire.

(L’azienda) opera solo parzialmente, è impossibile riprendere completamente il lavoro. Solo le aziende che si occupano dei beni di prima necessita hanno potuto riaprire completamente.

Attualmente i complessi residenziali di Shanghai sono chiusi. I residenti possono uscire solo per comprare da mangiare. Il pass consente di entrare e uscire ad una sola persona per famiglia, una volta ogni due giorni. Ogni famiglia ha due pass, ma comunque può uscire solo una persona ogni due giorni.

Generalmente i prodotti alimentari vengono ordinati online, sebbene alcuni vadano al supermercato. Quando all’inizio le limitazioni erano ancora più severe, si poteva ordinare solo online. Ora le consegne non vengono più distribuite dentro al complesso residenziale, ma bisogna ritirarle all’ingresso del complesso.

Ora ci sono anche i pass per girare in automobile a Shanghai, cosi che certe persone possano andare al lavoro. Per le persone di Shanghai in questo momento la propria salute è più importante di ogni altra cosa. Nessuno andrebbe in giro in macchina se non per lavorare.

Il nostro ritorno al lavoro è stato ritardato più e più volte. In origine era stato stabilito che avremmo ripreso il lavoro all’inizio di febbraio, ma poi il ritorno è stato posticipato; l’azienda ci ha comunicato via e-mail di non tornare al lavoro fino alla settimana successiva.

La nostra e-mail era chiara: tornate a lavorare il 17 febbraio. Tuttavia, molti sono arrivati da fuori città il 10 febbraio, quindi l’azienda ha ritenuto che non potessero lavorare e ha chiesto loro di aspettare 14 giorni prima di iniziare. Perciò hanno dovuto porsi in auto isolamento nei propri appartamenti.

Per fare un esempio, quando si rientra a Shanghai in macchina viene affisso sulla vettura un bollino rosso con la data di arrivo in città e la data di fine isolamento. Ma se si proviene da luoghi come Wenzhou o Wuhan, bisogna andare in quarantena obbligatoria per 14 giorni, altrimenti non si può rientrare.

La quarantena obbligatoria è per le persone provenienti dalle zone dove l’epidemia è più intensa, come la provincia dello Hubei. Ogni amministrazione distrettuale di Shanghai ha almeno un luogo destinato alla quarantena centralizzata. Ad esempio, il distretto Yangpu utilizza il Palazzo dell’Est, conosciuto un tempo come il Palazzo della Cultura dei Lavoratori. Molte persone sono confinate in questi luoghi e non possono uscire.

I taxi disinfettano l’auto ogni volta che un passeggero scende dalla vettura. Hanno anche paura di altre problematiche, per cui, per esempio, portano solamente le persone all’aeroporto, ma non vanno a prenderle. Perché ciò che Shangai teme di più è l’importazione del virus, perciò non vanno a prendere le persone in aeroporto o alla stazione ferroviaria.

Temendo la diffusione del virus, le aziende e le imprese prudenti stanno adottando delle procedure quotidiane, mentre il governo comunista sembra solo continuare ad aggiungere più fastidi che altro nella lotta contro questo virus mortale. Tornare a lavorare diventa una missione quasi impossibile.

 

Articolo in inglese   The Coronavirus Epidemic Is Severe, Shanghai Industry Takes A Hard Hit

Per saperne di più:

 
Articoli correlati