Il Bangladesh sta precipitando nell’anarchia?

In Bangladesh il 18 novembre alcuni uomini armati hanno ferito un sacerdote italiano, l’ultimo di un’ondata di attacchi contro gli stranieri nel Paese. Solo alcune settimane prima, un cittadino italiano che lavorava in un’organizzazione per lo sviluppo è stato ucciso nella zona diplomatica di Dacca — uno dei luoghi più altamente sorvegliati della nazione. Mentre alcuni giorni dopo, un cittadino giapponese è stato assassinato in modo simile nel Bangladesh settentrionale.

Le ragioni dietro a questi omicidi non sono ancora chiare, ma i leader politici hanno immediatamente suggerito chi potrebbe esserci dietro questi assassinii, senza però presentare prove credibili e concrete. Questi eventi stanno creando un’atmosfera di panico, che è notevolmente accresciuta dall’apparente rivendicazione dell’Isis per questi incidenti, tra cui l’attentato del 24 ottobre 2015 a una processione sciita.

Da principio, il governo bengalese aveva negato di essere al corrente di tali minacce, ma ben presto è emerso che alcuni consolati stranieri lo avevano in realtà informato de rischio concreto per i cittadini occidentali.
In generale, la sicurezza è una questione sempre più attuale in Bangladesh, con diversi omicidi riportati ogni giorno sui quotidiani nazionali. Molte di queste morti stanno verificandosi a causa di rivalità politiche, estorsioni e divergenze giornaliere e, fatto allarmante, gran parte di questi delitti non vede alcun colpevole consegnato alla giustizia.

Per esempio nel 2012 una coppia di giornalisti era stata assassinata nella loro camera da letto, e l’assassinio di un uomo innocente da parte dell’ala studentesca del partito al Governo era stato immortalato in diretta televisiva. Nel 2013 si diceva che un giovane studente fosse stato ucciso dai parenti di alcuni membri influenti del partito al potere. Poi nel 2014 il Bangladesh ha assistito al caso sensazionale dei ‘sette omicidi’; sembra che fossero coinvolti i membri delle forze speciali d’élite che, stando a quanto si dice, erano stati corrotti dall’ideatore dell’incidente.
Alcuni dei casi di violenza sono anche dovuti alla religione: negli ultimi due anni, molti blogger laici sono stati uccisi dagli estremisti islamici. E nel frattempo nessuno è stato portato alla giustizia per il disastro del 2013 al Rana Plaza, dove sono morti più di 1.250 dipendenti.

STATE ALLA LARGA

Com’è ormai consuetudine in Bangladesh, le indagini per la maggior parte di questi casi si trascinano da tempo. L’impossibilità di assicurare la giustizia durante questi incidenti e in altri migliaia di loro, ha creato un senso di anarchia, dove le gang locali, i rapinatori e i gruppi terroristici ritengono che attraverso un forte clientelismo politico e il potere sia possibile passarla liscia nonostante gravi reati come l’omicidio.

Tutto questo ha screditato l’immagine del Bangladesh, con conseguenze umilianti sotto vari aspetti. Per esempio nell’autunno di quest’anno la federazione australiana di cricket ha cancellato un tour programmato nel Paese, riferendosi a possibili minacce da parte dei gruppi militanti contro gli occidentali. La federazione ha espresso preoccupazione per la sicurezza e ha rinviato la partenza della squadra mentre lavorava a un ‘piano di sicurezza revisionato’ con il Bangladesh Cricket Board (il principale organismo di cricket del Paese) e le alte sfere delle forze di sicurezza bengalesi.
L’aumento di attacchi contro gli stranieri ha solo peggiorato la situazione e alla fine il tour è stato annullato nonostante il Bangladesh avesse offerto la Vvip security a ogni giocatore, quando normalmente viene data ai presidenti stranieri in visita. Il capo esecutivo della Federazione australiana di cricket ha affermato che alla fine era semplicemente impossibile procedere con il tour: «La sicurezza dei nostri giocatori e dei funzionari è la nostra più alta priorità. Speravamo che i problemi di sicurezza sarebbero stati risolti, ma sfortunatamente il consiglio che abbiamo ricevuto dal Governo, dai nostri esperti di sicurezza e dai responsabili della sicurezza indipendenti ha chiaramente indicato che attualmente sarebbe troppo rischioso per i nostri concittadini intraprendere il viaggio».

Poco dopo, anche la squadra di cricket femminile sudafricana ha annullato il suo tour in Bangladesh, e numerosi acquirenti stranieri del settore tessile e gruppi di ricerca hanno annullato i viaggi che avevano programmato. Anche la maggior parte delle ambasciate dei Paesi occidentali hanno allertato i loro cittadini.

AL LUPO, AL LUPO

Paradossalmente, questo non è nient’altro che un ritorno di fiamma degli anni di cinica propaganda da parte dei leader del Bangladesh, che mantengono deliberatamente questa cultura d’impunità e negazione. Inoltre hanno alimentato sfacciatamente la paura, allo scopo di ottenere il sostegno politico dal resto del mondo. A ogni modo, molte personalità hanno messo in dubbio il mandato dell’attuale Governo. Alle ultime elezioni, infatti, più della metà dei parlamentari sono stati eletti senza opposizioni, e solo il 5 per cento dei voti è stato reso noto. Eppure le personalità di alto livello sostengono che il Governo debba restare al potere per fermare i non ben definiti ‘militanti’ che invadono la nazione.

Gli omicidi irrisolti dei cittadini stranieri sono stati sufficenti a permettere ai leader di alimentare questa falsa retorica, anche se quello che hanno maggiormente dimostrato è l’impotenza delle forze dell’ordine bengalesi. E il 24 ottobre, tra tensioni elevate e sicurezza intensificata, è stata attaccata una processione sciita, con due persone uccise e oltre un centinaio di feriti (anche dopo che la stampa nazionale aveva pubblicato i racconti in cui si diceva che il Governo avesse effettivamente previsto un evento simile).

Naturalmente in Bangladesh si trovano una serie di gruppi che sposano ideologie fondamentaliste violente e nel corso degli anni decine di persone sono state arrestate per attività di stampo terroristico, inclusi alcuni sospetti di appartenere all’Isis e ad Al-Qaeda. Il governo, d’altra parte, non è mai stato in grado di provare che un vero e proprio ramo dell’Isis o di al-Qaeda stia veramente operando nel Paese. Tuttavia, l’allarmismo del Governo sembra che abbia portato l’effetto voluto e il suo compiacimento è diventato una profezia autoavverata.

Questo senso di anarchia, insieme al clima politico teso nel quale sia i partiti al potere che dissidenti sono ricorsi alla violenza, indica che il Bangladesh sta diventando un ambiente altamente favorevole per il terrorismo radicale. Il rafforzamento superficiale della sicurezza e della polizia va benissimo, ma se non migliora la situazione dell’ordine pubblico e continua lo sfruttamento della cultura della paura, il Bangladesh potrebbe riproporre la storia del ragazzo che gridava ‘al lupo’.

Il dott. Palash Kamruzzaman ricopre la carica di fellow presso la facoltà di Sviluppo internazionale dell’Università di Bath, nel Regno Unito. Questo articolo è stato precedentemente pubblicato su TheConversation.com

I punti di vista espressi in questo articolo sono le opinioni dell’autore e non riflettono necessariamente i punti di vista di Epoch Times.

Articolo in inglese: ‘Is Bangladesh Descending Into Lawlessness? 

 
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