I cinesi si sentono impotenti: «Che tu viva o muoia, a nessuno importa»

Di Eva Fu

All’interno dell’obitorio di un importante ospedale di Guangzhou – quinta città più popolosa della Cina – quando le camere refrigerate hanno raggiunto la capacità massima, i cadaveri sono stati ammucchiati sul pavimento. E lunghe file di auto in attesa di corpi da cremare si sono formate davanti a diversi obitori nel comune di Chongqing.

A nord, nella capitale cinese, c’erano così tanti cadaveri che le celle frigorifere delle aziende alimentari statali sono state trasformate in strutture di stoccaggio temporaneo per i cadaveri.

Le scene cupe emerse dalla Cina negli ultimi giorni, condivise da testimoni che hanno parlato con Epoch Times, ricordano la disperazione di quasi tre anni fa, quando il Covid-19 è scoppiato per la prima volta nel Paese. Mentre il resto del mondo imparava a convivere con il virus, il regime aveva mantenuto la sua campagna in stile comunista nota come «Zero-Covid», che mirava a sradicare la malattia attraverso un mix di massicci lockdown, sorveglianza invadente e test obbligatori. Questo nonostante il pesante tributo economico, umanitario e psicologico.

Poi, in seguito alle proteste a livello nazionale di novembre, il regime ha improvvisamente fatto un’inversione a U, allentando la politica Zero-Covid all’inizio di dicembre. L’inversione è stata fatta senza preavviso o l’annuncio di misure per un graduale ritiro dalla politica precedente.

Da allora, il virus ha dilaniato la vasta popolazione, che non era preparata per l’improvvisa ondata e che, dopo quasi tre anni di restrizioni Zero-Covid, manca dell’immunità naturale per resistere all’epidemia.

Il Paese è ora in crisi con i suoi sistemi sanitari e servizi di prima linea invasi e sopraffatti. Le strutture giudiziarie e delle forze dell’ordine sono state chiuse a causa di infezioni diffuse. Gli scaffali delle farmacie sono stati messi a nudo. Gli ospedali, che sono al limite e a corto di personale, hanno cercato anche di assumere i lavoratori in pensione per tenere il passo con l’afflusso di pazienti Covid.

La devastazione ha continuato a manifestarsi nonostante l’assicurazione di Pechino del 27 dicembre che sta «combattendo una battaglia preparata».

«Il Partito Comunista Cinese è tutto incentrato sulla politica», ha spiegato a  Epoch Times lo storico cinese Li Yuanhua, che vive in Australia. «Non si preoccupa mai del sostentamento delle persone». Ciò che il regime sta facendo ora è raggiungere rapidamente l’immunità di gregge attraverso infezioni di massa, in modo che il Paese possa rilanciare la sua economia vacillante, conclude Li.

Caos

All’impresa di pompe funebri Zengcheng nella città portuale meridionale di Guangzhou, i lavoratori hanno ricevuto corpi senza sosta, 24 ore al giorno. «Ne abbiamo 90 oggi», ha riferito un dipendente sotto anonimato a Epoch Times il 22 dicembre, aggiungendo che anche in altri quattro obitori della città è uguale e che hanno esaurito i veicoli per il trasporto dei cadaveri.

«Non possiamo prenderne di più a questo punto», ha aggiunto un lavoratore di un vicino crematorio indicando che crematori, furgoni e magazzini avevano raggiunto la massima capacità; i corpi hanno riempito più di 200 congelatori dell’obitorio.

Quello che hanno riferito corrispondeva a uno schema che si ripeteva in tutta la nazione.

Nella Casa Funebre Shiqiaopu di proprietà statale di Chongqing, dove i video hanno catturato lunghe code fuori dalla struttura, l’aumento del carico di lavoro ha costretto a cancellare i servizi di lutto. Un residente che vive nelle vicinanze, soprannominato Li, ha riferito a Epoch Times che la struttura ha assunto personale temporaneo, pagato fino a 500 yuan (67,50€) al giorno, circa tre volte la paga giornaliera media di un impiegato. «Si sente tossire ovunque», ha raccontato Li, e a causa del gran numero di autisti di autobus che si ammalano, gli autobus che di solito arrivano ogni cinque minuti ora possono impiegare un’ora.

Da una foto con avviso diffuso sui social media cinesi si legge che un crematorio nella contea di Yuanshi, nel nord della Cina, era così sottopressione che tre dei suoi inceneritori si sono danneggiati.

Il secondo ospedale affiliato dell’Università medica di Guangzhou in genere vede morire da 40 a 50 pazienti ogni mese, ma solo il 23 dicembre ci sono stati 22 decessi, afferma un lavoratore di cognome Liang. «È spaventoso». Diversi membri dello staff che si occupano dei corpi si sono ammalati del virus e Liang, che interagisce spesso con loro, ha iniziato a sentire freddo il 23 dicembre, secondo quanto ha riferito in un’intervista telefonica lo stesso giorno. «I medici devono lavorare anche se positivi, a meno che non siano gravemente malati. I casi positivi sono ovunque. Almeno nel nostro ospedale, ormai oltre il 70% è positivo al Covid».

La schiacciante pressione ha indotto un direttore di un ospedale nella provincia dello Zhejiang, nella Cina orientale, a inviare una lettera di mille parole al personale il 25 dicembre – il secondo giorno in cui ha ricevuto più di 1.000 pazienti con febbre – chiedendo loro di essere preparati per un carico di lavoro più elevato a venire. A quel punto, 1.400 dipendenti dell’ospedale erano stati infettati, riportavano i  media cinesi.

Dati sul virus nascosti

Proprio come hanno fatto nei primi giorni della pandemia, i funzionari hanno reso difficile valutare il quadro reale del peggioramento dell’epidemia. Secondo il resoconto del regime, solo otto persone sono morte a causa della malattia da quando è stata revocata la limitazione del Covid all’inizio di dicembre. Questa cifra si basa sulla definizione recentemente ristretta del regime di morte per Covid, che esclude tutti tranne coloro che muoiono per insufficienza respiratoria e polmonite direttamente associate a un’infezione da Covid: un metodo di calcolo mai visto in altre parti del mondo.

I numeri si discostano nettamente da una nota trapelata da una recente riunione di alto livello di funzionari sanitari, che stimava che 248 milioni di persone avrebbero probabilmente contratto il virus nei primi 20 giorni di dicembre.

A ulteriore conferma della nota, Yu Xinle, vicedirettore della Commissione sanitaria dello Zhejiang, ha affermato il 25 dicembre che i casi giornalieri nella provincia hanno superato il milione: un numero che si aspetta raddoppierà intorno al giorno di Capodanno.

Il principale ente sanitario del Paese ha smesso di pubblicare i conteggi giornalieri dei virus dalla fuga dei verbali della riunione.

Il conteggio non è stato infatti al centro delle prime osservazioni fatte dal leader cinese Xi Jinping da quando ha annullato la Zero-Covid. Il 26 dicembre ha descritto una «nuova situazione e un nuovo compito» per il contenimento dell’epidemia di Covid, che richiede «campagne sanitarie patriottiche mirate».

«Tre anni dopo l’epidemia e all’improvviso hanno lasciato che le dighe si aprissero», ha riferito a Ntd un residente di Wuhan, la città cinese in cui è emersa la pandemia nel 2019. «Che tu viva o muori, a nessuno importa. Ma la gente normale sa bene che molte persone sono morte».

Aumento delle morti delle élite del Pcc

L’ultima ondata di Covid ha visto anche un aumento dei decessi tra funzionari, esperti e figure strettamente allineate con il Partito Comunista Cinese (Pcc).

Nelle ultime settimane i necrologi hanno disseminato i media statali, incluso quello di Zhou Zhichun, ex vicedirettore capo e vicepresidente del Quotidiano della Gioventù Cinese di proprietà statale; il politico Zhu Zhihong, che un tempo presiedeva il Comitato provinciale di Jiangxi della Conferenza consultiva politica del popolo cinese; Chu Lanlan, 39 anni, attrice dell’Opera di Pechino; l’economista marxista Hu Jun; l’ex vicedirettore della Commissione Nazionale per lo Sport Liu Ji; il designer delle mascotte delle Olimpiadi di Pechino 2008, Wu Guanying; così come decine di illustri professori presso due delle più prestigiose istituzioni accademiche della Cina, l’Università di Pechino e l’Università Tsinghua.

Quasi nessuno dei necrologi elencava la causa della morte.

Tang Weiguo, ex presidente del consiglio di amministrazione di Shanghai Kehua Bio-Engineering Co., il più grande produttore cinese di kit diagnostici medici e fornitore di kit di test Covid, è morto il 25 dicembre all’età di 66 anni. La società ha attribuito la sua morte a una complicazione della malattia, dovuta al Covid-19.

Heng He, un analista di affari cinesi, sostiene che i cinesi percepiscano un fattore metafisico alla base della tendenza, dato che molte delle élite del Pcc colpite sono state i protagonisti della struttura di potere del regime e si sono impegnate a essere propagandisti che cercano di migliorare l’immagine del Pcc: «Forse si può pensare che non sia un grosso problema, ma il Pcc è una banda criminale». Il recente aumento dei casi dovrebbe indurre le persone a riconsiderare i loro legami con il regime: «Legare la propria vita al destino del Partito non ti porterà nulla di buono».

L’idea che «si raccoglie ciò che si semina», è stata profondamente radicata nelle menti cinesi fin dall’antichità: «Una credenza popolare in Cina è che le buone azioni incontreranno buoni ritorni e viceversa, e che potresti subire una punizione nel corso della vita. In un certo senso, si potrebbe considerare questa, come punizione karmica», ha concluso.

«In lotta contro il Cielo»

Il concetto di «lotta», ripetutamente utilizzato nella retorica del Pcc che descrive le sue campagne anti-Covid, è stato incorporato nell’ideologia comunista cinese sin dall’inizio del Partito, fanno notare gli osservatori.

«Combattere contro il cielo è una gioia senza fine, combattere contro la terra è una gioia senza fine e lottare con l’umanità è una gioia senza fine», affermava una volta Mao Zedong, membro fondatore del Partito e primo leader del regime.

Sean Lin, ex direttore di laboratorio presso il ramo delle malattie virali del Walter Reed Army Institute of Research, vede l’impegno del regime di eliminare il virus come una dimostrazione del suo estremismo.

Mentre le normali malattie svaniscono, la storia mostra che i virus non sono mai veramente scomparsi. Rispetto ad altri Paesi che hanno riaperto durante l’estate dopo aver determinato il basso rischio per la salute pubblica rappresentato dalla variante Omicron, le nuove misure Covid in Cina sono di natura politica.

Peng Dingding, un commentatore politico a Pechino, ha fatto eco al punto di vista di Lin: «Durante l’intero processo di prevenzione dell’epidemia, il governo cinese non ha fatto una cosa giusta. Anche dopo tre anni di pandemia e la costruzione di così tanti ospedali improvvisati, non c’è ancora abbastanza capacità per curare i pazienti. Non riesco davvero a capire cosa stia facendo questo Paese».

Sostiene che sia una dimostrazione dell’«arroganza e ignoranza della più alta leadership cinese». «Nella lotta contro il Cielo, hanno fallito. Nella lotta contro la terra, hanno fallito. Tutto quello che sanno è combattere contro le persone. Pensa sempre di essere onnipotente», ha aggiunto l’esperto, riferendosi a Xi.

 

Articolo in inglese: ‘Whether You Live or Die, No One Cares’: Chinese Left Helpless Amid COVID Crisis

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