Alluvioni e morti in Cina, colpa della corruzione

Le recenti piogge torrenziali che hanno investito la Cina centro-occidentale hanno causato gravi allagamenti in decine di province che hanno portato alla morte di 187 persone.

Una delle aree più colpite è stata la grande città di Wuhan, già particolarmente a rischio di inondazioni, essendo situata nell’intersezione di due fiumi. Il bilancio è stato di 14 morti annegati, 169 strade chiuse, metropolitana sommersa, rete elettrica tagliata.

Le autorità della città sono state costrette ad affrontare non solo le conseguenze del disastro naturale ma anche le proteste dei residenti che hanno lanciato all’amministrazione locale forti accuse di corruzione.
Secondo alcuni, infatti, la corruzione è complice del disastro: il costosissimo sistema di drenaggio non ha funzionato e il prosciugamento illegale di numerosi laghi e zone umide ha deviato il percorso delle acque alluvionali, facendole confluire nella città.

«Dove sono andati a finire i 13 miliardi di yuan spesi [1,9 miliardi di dollari, ndr]?», ha scritto il signor Wang Xinyu, un residente di Wuhan che ha mandato una lettera di rimostranza alle autorità cittadine, che ora impazza sul web.

In risposta, l’ufficio preposto alla gestione del sistema idrico ha dichiarato: «Sono stati spesi 4 miliardi di yuan [circa 600 milioni di dollari, ndr]». I responsabili dell’ufficio hanno inoltre sostenuto che il sistema di drenaggio non è stato capace di contenere l’enorme massa d’acqua dell’alluvione, perché la pioggia dal 30 giugno al 6 luglio è stata di 590 millimetri, mentre il sistema di drenaggio completato quest’anno era sufficiente a contenere solamente 200 millimetri.

LAGHI SCOMPARSI

Originariamente costituita da tre piccole città lungo il fiume Yangtze, Wuhan era circondata da diversi laghi. La follia del mercato immobiliare della Cina contemporanea in questi anni, ha portato al prosciugamento dei laghi a scopo edilizio, modificando profondamente l’area circostante a Wuhan.

Secondo un giornale filogovernativo China Business Journal, che ha pubblicato un articolo a riguardo, dei 127 laghi che erano nel territorio di Wuhan, ne sono rimasti solo 37, e dal 1980 sono stati 56 mila gli acri di terra ricavati da tali prosciugamenti.

Sempre secondo China Business Journal poco meno della metà dei progetti edilizi realizzati dal 2003 al 2013 avevano i relativi permessi (che in realtà è possibile ottenere anche successivamente, pagando 200 mila yuan). La terra costruita abusivamente ai bacini d’acqua, è stata però in seguito condonata dall’amministrazione locale di Wuhan.

I laghi funzionano come una riserva naturale d’acqua, secondo Jiang Hong, professore di geografia all’Università di Hawaii-Manoa, specializzato nei problemi ambientali della Cina. La drastica riduzione dei laghi nel territorio di Wuhan e nelle zone umide, ha provocato l’aggravarsi dell’allagamento: «La capacità dell’ecosistema di assorbire l’acqua è stata fotemente ridotta. Penso che sia ora certo che quella zona sarà ora più soggetta ad allagamento o agli effetti della siccità».

Zhou Yu, professoressa di geografia al Vassar College, ha invece suggerito che gli effetti potrebbero essere piuttosto marginali, perché la geografia stessa di Wuhan e delle zone umide che si trovano all’intersezione dei due fiumi, determina di per sé un grande rischio di inondazioni. La rapida urbanizzazione ha solo aumentato il pericolo: «La perdita delle zone umide e dei laghi danneggerà l’equilibrio dell’ecosistema, così come la vita degli animali e il ciclo delle acque. Questo accrescerà gli allagamenti urbani e sopraffarà il sistema delle acque reflue, che non potranno più sostenerne la portata». Ha concluso affermando: «La miglior cosa che si sarebbe potuta fare per prevenire le alluvioni a Wuhan, sarebbe stata non costruire affatto in quel luogo».

Articolo in inglese: Corruption May Have Contributed to Flood Damage in Central China.

 
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