Gli edifici governativi costruiti dai cinesi spiano i governi africani

Di Bonnie Evans

Secondo una recente inchiesta dell’Heritage Foundation, da decenni la Cina sta costruendo nei Paesi africani uffici e strutture governative dotate di attrezzature di spionaggio che controllano presidenti, primi ministri, giudici, generali e altri funzionari africani.

Il ricercatore dell’Heritage, Joshua Meservey, ha scoperto che la Cina ha costruito oltre 186 edifici in 40 delle 54 nazioni africane, che ospitano dati sensibili e attività che richiedono alti livelli di sorveglianza.

Il Palazzo di Giustizia nella capitale angolana di Luanda è stato costruito nel 2012, mentre nella famigerata cleptocrazia della Guinea Equatoriale i cinesi hanno eretto nel 2015 l’edificio del Ministero degli Affari Esteri. Nello Zimbabwe, dove regnava il leader ormai defunto Robert Mugabe, che Xi Jinping ha definito «una persona mandata da Dio», la Cina ha costruito l’Università nazionale della difesa e sta costruendo il Parlamento del Paese.

In tutto, «le aziende cinesi hanno costruito, ampliato o ristrutturato almeno 24 tra residenze e uffici presidenziali o del primo ministro; almeno 26 tra Parlamenti e uffici parlamentari; 32 strutture militari o di polizia; 19 edifici per i Ministeri degli Esteri».

Tutto questo garantisce a Pechino ampio accesso alle informazioni sul funzionamento interno dei governi africani, e dona alla Cina poteri ‘simili alla chiaroveggenza’ per adattare le sue tattiche e trarne il massimo vantaggio.

Oltre agli importanti edifici, la Cina ha costruito anche 14 «reti di telecomunicazioni intra-governative» con tecnologie prodotte in Cina, come quelle Huawei. Il problema è che, secondo Meservey, tutte queste reti sono studiate per favorire le attività di spionaggio dell’intelligence cinese, offrendo quindi al regime un vantaggio significativo non solo sui concorrenti politici e commerciali in Africa, ma anche sui funzionari dei Paesi ospiti che potrebbero essere responsabili di alcuni misfatti.

L’ampiezza e la profondità della copertura d’intelligence che la Cina è stata in grado di raggiungere attraverso i suoi progetti di costruzione in tutta l’Africa, è quindi un segno dell’importanza del continente per le strategie geopolitiche di Pechino.

Le prove

Il sospetto che molte di queste strutture fungano da stazioni di spionaggio per Pechino è rafforzato da due fatti. La Cina è stata colta in flagrante mentre prelevava, da anni, i dati di uno degli edifici pubblici più importanti dell’Africa. Nel 2018, prima Le Monde e poi il Financial Times hanno pubblicato due articoli che denunciavano due falle nei sistemi di sicurezza che la Cina aveva intenzionalmente inserito nella rete dell’edificio costruito e donato al quartier generale dell’Unione Africana ad Addis Abeba, in Etiopia.

La prima è stata la scoperta che i server dell’Unione Africana, anch’essi donati dai cinesi, stavano trasferendo quotidianamente i dati a server di Shanghai, da mezzanotte alle 2 del mattino. L’altra violazione è stata riscontrata durante un’ispezione nell’edificio dell’Unione Africana, dove sono stati scoperti diversi microfoni nascosti in tutta la struttura. Questa è una prova diretta della capacità della Cina e, cosa ancora più importante, della sua volontà di spiare e compromettere i Paesi ‘amici’, il che rafforza le probabilità che la Cina stia spiando l’Africa tramite le sue infrastrutture edilizie.

Le conferme arrivano dalla Cina, dove per decenni sono stati costruiti appartamenti e alberghi dedicati esclusivamente agli stranieri. Ebbene, in gran parte di queste strutture sono state installate apparecchiature di ascolto per monitorare le conversazioni e gli spostamenti dei residenti e degli ospiti; questo è quanto hanno dichiarato negli ultimi anni da diverse fonti interne al Partito comunista cinese, alle imprese straniere in Cina, e anche fonti diplomatiche. Questo genere di strutture includono gli appartamenti dei gruppi diplomatici a Pechino, così come alberghi che operano sotto i principali marchi europei e americani. Di fatto, anche gli studenti stranieri in Cina hanno trovato microfoni nei loro dormitori.

Le conseguenze

Lo studio suggerisce che l’alta probabilità che la Cina stia usando le infrastrutture costruite in Africa per spiare i leader politici e imprenditoriali dovrebbe far riflettere gli Stati Uniti. Se questa capacità di spionaggio venisse utilizzata, allora significherebbe che la Cina «ha il migliore sistema di sorveglianza in Africa» rispetto a qualsiasi altra nazione che opera nel continente. Ciò darebbe alla Cina un vantaggio competitivo nelle trattative commerciali. Inoltre fornisce a Pechino indicazioni su chi, in Africa, potrebbe essere influenzato a prendere decisioni consone agli obiettivi del Partito Comunista Cinese (Pcc) e su come esercitare tale influenza.

Questo sistema di spionaggio di Pechino non è però limitato agli africani, ma include anche chiunque si trovi in una stanza costruita o attrezzata dalla Cina. Inoltre, tutte le attività che si svolgono in queste strutture tra il Paese ospitante e qualsiasi nazione straniera, diventano vulnerabili allo spionaggio cinese, compromettendo «le strategie diplomatiche, le operazioni militari antiterrorismo e le esercitazioni militari congiunte».

Ecco perché Meservey consiglia «agli Stati Uniti di agire in modo deciso e strategico, per contrastare i piani di spionaggio globale del Pcc di rimodellare l’ordine globale».

La reazione di Pechino

In risposta alla richiesta del China Daily di commentare l’inchiesta dell’Heritage Foundation, durante la sua conferenza stampa del 22 maggio, Zhao Lijian, portavoce del Ministero degli Esteri cinese ha definito tali affermazioni come «ridicole» e «bugie, illusioni e pregiudizi ideologici», sottolineando che «in diverse occasioni, anche i leader africani hanno pubblicamente confutato tali voci».

L’autore dell’inchiesta dell’Heritage aveva in effetti previsto una risposta simile: «Aspettatevi poco aiuto – e forse anche una resistenza – da alcuni Stati africani. Considerato quanto il Pcc ha costruito con destrezza la propria influenza in Africa e i molti esempi di Paesi africani che temono di sfidare Pechino, gli Stati Uniti non dovrebbero aspettarsi che questi governi offrano molta assistenza per risolvere il problema del controspionaggio americano in Africa».

 

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Articolo in inglese: China Building, Bugging Government Offices in African Nations, Report Says

 
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