Come NewsGuard è diventata la guardia del potere contro i media indipendenti

Per quanto sia difficile gestire un media indipendente, c’è un’azienda che lo sta rendendo sostanzialmente più difficile. Il suo nome è NewsGuard. L’azienda sostiene di valutare l’attendibilità dei contenuti online, compresi quelli dei media, ma da un’analisi più approfondita emerge che fa molto di più: il suo modello commerciale produce pressioni censorie sulle organizzazioni giornalistiche. E un’indagine di Epoch Times ha rivelato interrogativi preoccupanti sugli obiettivi dietro le attività di NewsGuard.

Fondata nel 2018, NewsGuard invia i suoi «analisti» a preparare recensioni dei creatori di contenuti online e a emettere valutazioni «per aiutare i lettori ad avere un maggiore contesto per le notizie che leggono online». Le valutazioni vengono visualizzate come piccoli loghi con punteggi accanto ai risultati di ricerca.

Questo, tuttavia, rappresenta solo una piccola parte del quadro. Il quadro più ampio mostra che la funzione più potente di NewsGuard deriva dalle sue relazioni con le agenzie pubblicitarie, che hanno indirizzato i loro clienti a tagliare i fondi pubblicitari per i creatori di contenuti sfavoriti dalle recensioni degli «analisti» dell’azienda. Si dà il caso che i media aziendali, favorevoli all’establishment, tendano a ricevere punteggi elevati, mentre i media indipendenti, scettici nei confronti dell’establishment, tendono a ricevere punteggi bassi, anche se aderiscono a standard giornalistici elevati.

L’Epoch Times ha inviato via e-mail a NewsGuard domande sui suoi prodotti, sulle sue attività, sul suo personale e sui suoi finanziamenti, ma non ha ricevuto alcuna risposta.

Criteri soggettivi

NewsGuard si presenta come obiettiva e apartitica. Secondo l’azienda, le sue valutazioni misurano la qualità dei media in base a nove criteri, tra cui la trasparenza degli autori e della proprietà e l’aderenza alle pratiche editoriali standard, come la pubblicazione di correzioni e l’etichettatura degli articoli di opinione. In pratica, però, la maggior parte del punteggio si riduce al fatto che i media presentino contenuti che, secondo NewsGuard, sono veritieri.

Il primo criterio esamina in particolare se la testata pubblichi ripetutamente affermazioni false. Un altro esamina se pubblichi notizie «in modo responsabile». Ma fallire il primo significa fallire anche il secondo, spiega NewsGuard sul suo sito web. Un altro criterio è se la testata utilizzi titoli accurati.

Anche in questo caso, se il titolo dice qualcosa che NewsGuard considera non vero, questo conta come un fallimento. Un altro criterio è la presenza di una politica di correzione regolare degli errori, o di quelli che NewsGuard considera tali. Insieme, questi quattro criteri formano più di 60 punti dei 100.

Anche se NewsGuard non riesce a trovare nulla da contestare, può comunque togliere dei punti se la testata non riporta sufficientemente le opinioni che l’azienda vorrebbe vedere.

Tali fornitori di contenuti «scelgono in modo evidente fatti o storie per promuovere le opinioni», sostiene l’azienda.

Nel frattempo, sono necessari almeno 60 punti perché NewsGuard emetta la sua valutazione di «credibilità».

Questa metodologia diventa particolarmente problematica quando NewsGuard stessa si sbaglia sui fatti. Per esempio, durante l’apice della pandemia Covid-19, l’azienda ha considerato falsa l’idea che il virus SARS-CoV-2 fosse trapelato da un laboratorio di Wuhan, in Cina. Quindi, se una testata giornalistica con un punteggio perfetto riportava responsabilmente le numerose prove circostanziali che indicavano una fuga dal laboratorio, correva il rischio che NewsGuard ne riducesse il punteggio e la etichettasse falsamente come fonte «inaffidabile» che «viola gravemente gli standard giornalistici di base».

Il problema delle origini del Covid-19 è stato un raro caso in cui NewsGuard ha infine emesso una correzione, anche se si è limitata a dire che l’ipotesi della fuga dal laboratorio non potesse essere completamente esclusa.

Operatori all'interno del laboratorio P4 di Wuhan, nella provincia di Hubei, in Cina, il 23 febbraio 2017. (Johannes Eisele/AFP via Getty Images)
Operatori all’interno del laboratorio P4 di Wuhan, nella provincia di Hubei, in Cina, il 23 febbraio 2017. (Johannes Eisele/AFP via Getty Images)

Mentre controlla i fatti degli altri, NewsGuard, a quanto pare, ha le proprie opinioni da portare avanti. Ci sono stati molti esempi in cui i media si sono trovati nel mirino di NewsGuard per aver pubblicato opinioni che mettevano in discussione la correttezza dell’establishment su temi come il cambiamento climatico, la sicurezza dei vaccini, le restrizioni del Covid-19, la guerra in Ucraina, il World Economic Forum e altri. Su questi temi, NewsGuard sembra agire come guardia della narrazione dell’establishment, esigendo anche che i creatori di contenuti si adeguino alla linea.

«Ho avuto interazioni con loro in cui era molto evidente che erano tutt’altro che obiettivi», ha dichiarato John Tillman, presidente della fondazione no-profit Franklin Foundation, che gestisce il notiziario The Center Square.

Il più delle volte, le testate valutate male da NewsGuard tendono a collocarsi a destra dello spettro politico.

Il Media Research Center (Mrc), un organo di controllo conservatore dei media, ha riferito che NewsGuard ha assegnato agli organi di informazione di sinistra un punteggio medio di 22 punti superiore a quello degli organi di informazione di destra. Lo studio del 2021 si basa su una revisione delle valutazioni di NewsGuard per più di 50 importanti testate giornalistiche classificate a sinistra o a destra da AllSides, una società che misura la parzialità dei media sulla base di studi ciechi sui contenuti e sulle recensioni editoriali.

Newsguard ha criticato il rapporto del Media Research Center (Mrc), affermando che avrebbe selezionato le testate per lo studio e che il campione era troppo piccolo. Mrc ha replicato che l’elenco comprendeva tutte le testate giornalistiche recensite da AllSides.

Quando Mrc ha ripetuto lo studio alla fine del 2022, la disparità era aumentata a 25 punti.

Giornalisti e membri della troupe dei media durante l'evento della notte elettorale a New York l'8 novembre 2016. (Robyn Beck/AFP via Getty Images)
Giornalisti e membri della troupe dei media durante l’evento della notte elettorale a New York l’8 novembre 2016. (Robyn Beck/AFP via Getty Images)

«A differenza delle principali organizzazioni di fact-checking, NewsGuard almeno è all’altezza del suo nome, in quanto è una ‘guardia’ per le notizie della sinistra», scrive Matt Palumbo, ricercatore per il podcast conservatore ‘The Dan Bongino Show’, nel suo libro di prossima pubblicazione ‘Fact-Checking the Fact-Checkers’.

Nel novembre 2019, NewsGuard ha contattato il sito web RealClearInvestigations (Rci) e ha messo in dubbio il suo utilizzo di fonti anonime per rivelare la presunta identità dell’informatore che ha avviato il processo di accusa del presidente Donald Trump. Rci ha risposto chiedendo a NewsGuard se avesse contattato il New York Times, il Washington Post, la Cnn, la Nbc o BuzzFeed per mettere in discussione il loro ricorso a fonti anonime. NewsGuard a quanto pare non ha risposto.

Quando la piattaforma educativa conservatrice PragerU ha ricevuto un bollino rosso da NewsGuard, l’amministratore delegato di PragerU, Marissa Streit, ha cercato di correggere la situazione in buona fede, secondo quanto racconta la signora Marissa.

«Credevamo davvero che si trattava di un errore», aveva riferito al fondatore di PragerU, Dennis Prager, nel corso di un’intervista al suo podcast.

In risposta, ha ricevuto «praticamente una lista di richieste», afferma la Streit.

NewsGuard voleva che PragerU smettesse di criticare le politiche di blocco del Covid-19, che smettesse di mettere in dubbio la sicurezza dei vaccini Covid-19, che smettesse di parlare di qualsiasi trattamento Covid-19 non approvato dal governo, che smettesse di mettere in dubbio la serietà del cambiamento climatico. E la lista continuava.

«Una parte delle loro richieste consisteva fondamentalmente nel dettarci che tipo di contenuti ci è permesso o meno condividere».

NewsGuard ha anche richiesto un elenco dei donatori di PragerU, che l’organizzazione non profit ha rifiutato di condividere per timore che i donatori fossero presi di mira.

«Vogliono diffamare queste persone. Questo è l’unico motivo per cui vogliono i loro nomi», ha dichiarato il signor Prager.

Secondo il fondatore di PragerU Dennis Prager, NewsGuard non rispetta la ricerca della verità attraverso le differenze di opinione. (Samira Bouaou/The Epoch Times)
Secondo il fondatore di PragerU Dennis Prager, NewsGuard non rispetta la ricerca della verità attraverso le differenze di opinione. (Samira Bouaou/The Epoch Times)

La Streit ha cercato di apportare modifiche per soddisfare alcune delle richieste di NewsGuard e per vedere come avrebbe risposto.

«Gli obiettivi continuavano a cambiare. Ogni volta che facevamo un cambiamento, loro volevano altri cambiamenti», afferma Marissa Streit.

Quando Amala Ekpunobi, commentatrice di PragerU, ha realizzato un podcast in cui metteva in dubbio le motivazioni del World Economic Forum, NewsGuard ha chiesto che il video venisse rimosso, racconta la Streit.

Secondo Prager, NewsGuard non rispetta la ricerca della verità tra le differenze di opinione.

«Non ho ancora notato che cosa abbiamo detto che fosse disinformazione, invece di [un’opinione su cui, ndr] le persone onorevoli possono discutere», dichiara.

La valutazione negativa ha fatto sì che il provider di hosting video di PragerU, JW Player, lo abbandonasse, secondo quanto ha dichiarato la signora Streit.

PragerU ha lanciato una petizione online contro NewsGuard: «Sono potenti in un modo molto cattivo, malevolo, maligno e distruttivo», sostiene il signor Prager.

NewsGuard ha sostenuto che il suo processo è equo, in quanto contatta le testate valutate per ottenere commenti e le include nella valutazione.

Tuttavia, in base all’esperienza di PragerU, sembra che questa pratica sia una mera formalità e che qualsiasi argomentazione presentata dai media non influisca sulla valutazione finale. Prima o poi, a quanto pare, le testate prese di mira si arrendono e lasciano perdere NewsGuard da quel momento in poi.

Anthony Watts fondatore ed editore di WattsUpWithThat.com e collaboratore dell'Heartland Institute. (heartland.org)
Anthony Watts fondatore ed editore di WattsUpWithThat.com e collaboratore dell’Heartland Institute. (heartland.org)

Anthony Watts e Charles Rotter gestiscono WattsUpWithThat.com, un blog di contenuti scettici sulle conseguenze catastrofiche del cambiamento climatico.

Secondo loro, NewsGuard non agisce in buona fede.

«Sono intenzionati a distruggere la credibilità dei siti web che non piacciono loro», ha dichiarato Watts, collaboratore dell’Heartland Institute, a Epoch Times.

All’inizio di quest’anno, un membro del personale di NewsGuard, Zack Fishman, ha contattato il signor Watts in merito a diversi articoli. Uno di questi parlava dell’arresto dell’attivista per il clima Greta Thunberg come di una «messa in scena». Fishman ha contestato questa affermazione, dicendo che si trattasse di un arresto reale. Ma il signor Watts ha spiegato che stava parlando del modo in cui la signora Thunberg è stata arrestata. Un video circolato online mostra che gli agenti di polizia che l’hanno arrestata hanno posato per delle foto tenendola in braccio mentre lei sorrideva e rideva, prima di portarla via.

«Si tratta di un disaccordo con il revisore», spiega il signor Watts.

«Applicano queste specie di giochi da fantoccio credenzialista», dichiara Rotter.

«È come se dicessero: “Abbiamo trovato questo studio che contraddice quello che ha detto questa persona, quindi ti sbagli”».

Ma anche se gli errori riscontrati da Fishman fossero stati reali, sembravano troppo piccoli per accusare o mettere in dubbio la credibilità dell’intero blog, cosa che NewsGuard ha fatto.

Newsguard attribuisce un punteggio di credibilità alle testate giornalistiche e ad altri creatori di contenuti. (Petr Svab/The Epoch Times)
Newsguard attribuisce un punteggio di credibilità alle testate giornalistiche e ad altri creatori di contenuti. (Petr Svab/The Epoch Times)

Il signor Fishman di NewsGuard ha portato all’attenzione del signor Watts tre o quattro articoli con affermazioni che è stato in grado di contraddire. Ma il sito ha pubblicato decine di migliaia di articoli. La stessa NewsGuard ha suggerito che le sue valutazioni non dovrebbero determinare la veridicità di un piccolo numero di contenuti specifici.

«Le nostre valutazioni non significano che un sito con una valutazione scarsa non azzecchi mai una notizia, o che un sito con una valutazione forte non sbagli mai una notizia», ha dichiarato Matt Skibinski, direttore generale di NewsGuard, a Breitbart.

NewsGuard ha sostenuto che il suo criterio di valutazione è quello giornalistico: quando segnala degli errori, questi vengono corretti?

Ma il signor Watts non si rifiutava di correggere gli errori. Credeva, piuttosto, che non si trattasse di errori, ma di questioni di legittimo disaccordo e di opinioni.

«Queste persone sono come dei robot. È molto difficile discutere con loro», argomenta Rotter.

Guardia dell’establishment

Secondo Mike Benz, ex capo del personale digitale del Dipartimento di Stato e ora a capo della Foundation for Freedom Online, NewsGuard fa parte di una più ampia industria della censura emersa negli ultimi sei anni circa. Gli operatori del settore non sono politica di parte, secondo Benz, ma piuttosto a favore dell’establishment. Le testate di destra possono ricevere punteggi elevati da NewsGuard, purché seguano la narrativa dell’establishment su argomenti specifici.

Il settore è nato in risposta all’ondata di populismo che ha investito l’Occidente a partire dal 2015, a partire dalla Brexit e dall’elezione del presidente Donald Trump e proseguendo con i principali leader populisti in altri Paesi, tra cui Marine Le Pen in Francia e Matteo Salvini in Italia, ha spiegato il signor Benz.

Il presidente Donald Trump presta giuramento durante il suo insediamento al Campidoglio degli Stati Uniti a Washington il 20 gennaio 2017. (Drew Angerer/Getty Images)
Il presidente Donald Trump presta giuramento durante il suo insediamento al Campidoglio degli Stati Uniti a Washington il 20 gennaio 2017. (Drew Angerer/Getty Images)

L’establishment ha incolpato i media online, compresi i social media, perché i cittadini hanno votato le persone «sbagliate» al potere, afferma.

«Dagli anni quaranta a oggi, c’è stata questa concezione bipartisan della politica estera», secondo Mike Benz, il capo della Foundation for Freedom Online. «C’è questo asse monopartitico che è stato spezzato dall’ascesa di notizie libere e gratuite online, che stavano crescendo a tal punto da far sì che i guardiani dei media allineati alla sicurezza nazionale, come il New York Times, il Washington Post e le maggiori aziende mediatiche, come la Cbs, la Abc e la Nbc, non fossero più le forze determinanti per le elezioni in tutto il mondo, in particolare negli Stati Uniti e nell’Unione Europea».

«NewsGuard sostanzialmente è nata da questo minestrone nel 2017, quando lo Stato di sicurezza nazionale e vari opportunisti di entrambi gli schieramenti politici, in particolare l’ala neoconservatrice del Partito Repubblicano e praticamente tutto il Partito Democratico, tranne la sinistra contraria alla guerra, si sono uniti a vari elementi dello Stato di sicurezza nazionale, tra cui il Pentagono, il Dipartimento di Stato e i servizi di intelligence, per elaborare praticamente un piano per porre fine alla popolarità e alla disponibilità di notizie alternative online».

Il signor Tillman è giunto a una conclusione in qualche modo simile.

«Quello che stanno cercando di fare è controllare il flusso di informazioni, perché si oppongono alla democratizzazione dell’informazione», ha dichiarato.

Il comitato consultivo di NewsGuard è pieno di personaggi favorevoli all’establishment. Il suo membro più importante è il generale Michael Hayden, ex capo della Cia e della Nsa, un «peso massimo dello Stato di sicurezza nazionale», come ha affermato il signor Benz.

Mike Benz, direttore esecutivo della Foundation For Freedom Online ed ex funzionario del Dipartimento di Stato. (Jack Wang/The Epoch Times)
Mike Benz, direttore esecutivo della Foundation For Freedom Online ed ex funzionario del Dipartimento di Stato. (Jack Wang/The Epoch Times)

L’account Twitter di Hayden mostra un disprezzo palese e persino esagerato per Trump e i suoi sostenitori. In un tweet condiviso ha paragonato i sostenitori di Trump al gruppo terroristico dei talebani; in un altro ha paragonato i sostenitori di Trump ai nazisti; in un altro ancora ha chiesto la cacciata di importanti legislatori repubblicani, tra cui il senatore Ted Cruz (R-Texas), il rappresentante Matt Gaetz (R-Florida) e la rappresentante Marjorie Taylor-Green (R-Georgia).

Tra gli altri consiglieri di NewsGuard figurano Anders Fogh Rasmussen, ex segretario generale della Nato; Arne Duncan, ex segretario all’istruzione sotto l’amministrazione Obama; Don Baer, ex portavoce della Casa Bianca di Clinton; e Tom Ridge, il primo capo del Dipartimento di Sicurezza Nazionale sotto il presidente George W. Bush.

L’anno scorso NewsGuard è stato promosso dal World Economic Forum.

Il suo raggio d’azione si estende oltre i confini americani, in Canada, Australia, Europa e sempre più in altre parti del mondo, con l’apparente obiettivo di una copertura globale e onnipresente.

Le sue valutazioni sono utilizzate anche da altri settori dell’industria della censura, come i ricercatori e gli operatori, compresi quelli finanziati dal governo degli Stati Uniti, che stanno sviluppando strumenti per individuare e contestare le opinioni sfavorevoli online.

Parlando dei pericoli della disinformazione nel suo white paper del 2022, NewsGuard ha affermato che «i ricercatori che hanno utilizzato i dati sull’affidabilità delle fonti di NewsGuard hanno scoperto che le reti anti-establishment hanno diffuso contenuti da un gran numero di siti con etichetta rossa durante le elezioni federali tedesche del 2021, proliferando in particolare i contenuti anti-vaccinazione, anti-lockdown e anti-protezione del clima».

NewsGuard è stata lanciata nel marzo 2018 e mantiene uno staff di circa 100 persone. (Samira Bouaou/The Epoch Times)
NewsGuard è stata lanciata nel marzo 2018 e mantiene uno staff di circa 100 persone. (Samira Bouaou/The Epoch Times)

Spinta dall’alto

NewsGuard è stata lanciata nel marzo 2018 da Steven Brill, ex fondatore e responsabile di diverse organizzazioni mediatiche tra cui la rivista The American Lawyer e Court TV, e Gordon Crovitz, ex dirigente di Dow Jones ed ex editore del Wall Street Journal.

L’azienda presenta il suo prodotto come strumento per dare più potere agli utenti.

«L’obiettivo non è precludere l’accesso a qualsiasi contenuto giornalistico (un approccio che sarebbe in contrasto con i principi di libertà di parola della nostra nazione) ma piuttosto mettere i lettori in condizione di avere informazioni aggiuntive sulla fonte e sull’affidabilità di quel contenuto nel momento in cui lo consultano e/o lo condividono», si legge in un comunicato del 2018 che annuncia la partnership di Microsoft con NewsGuard.

NewsGuard ha stretto una collaborazione con Microsoft prima ancora di lanciare il suo prodotto. (Samira Bouaou/The Epoch Times)
NewsGuard ha stretto una collaborazione con Microsoft prima ancora di lanciare il suo prodotto. (Samira Bouaou/The Epoch Times)

L’azienda descrive spesso il suo rating come una «etichetta nutrizionale», che fornisce al pubblico solo dati utili.

Ma il modello opt-in, in cui i clienti devono pagare per abbonarsi e scaricare un’applicazione o un’estensione del browser internet, sembra aver incontrato un tetto massimo di popolarità.

L’estensione per il browser Chrome ha meno di 40 mila utenti, secondo il Chrome Web Store, e l’app per iOS ha una valutazione inferiore a 3 stelle da meno di 80 recensioni. Circa la metà delle recensioni sono invece a una stella e mostrano persone che si lamentano della funzionalità e della parzialità dell’app.

Eppure NewsGuard mantiene uno staff di circa 100 persone e, secondo il suo sito web, assume continuamente.

Secondo Glassdoor, gli «analisti» vengono pagati da 70 mila a 80 mila dollari all’anno.

Sulla base di queste cifre finanziarie, gli abbonamenti dei singoli utenti sembrano coprire solo una parte delle spese di gestione dell’azienda.

Crovitz ha riconosciuto in un articolo del 2021 che, sebbene le persone possano abbonarsi a NewsGuard da sole, «più comunemente ottengono l’accesso attraverso aziende e altre entità che concedono in licenza le valutazioni e le etichette e le forniscono alle persone della loro rete».

Questo sembra essere il suo modello commerciale; più che rivolgersi al pubblico, l’azienda cerca clienti aziendali e governativi. A detta di tutti, se l’è cavata piuttosto bene su questo fronte.

NewsGuard ha raggiunto la redditività nel 2021 «grazie ad accordi di licenza con inserzionisti e altre aziende che utilizzano le sue valutazioni», ha riferito Cnn Business.

L’azienda ha ottenuto la partnership con Microsoft nell’agosto 2018, prima ancora di lanciare il prodotto, ma non è chiaro il valore dell’accordo. Microsoft ha reso disponibile il plug-in di NewsGuard gratuitamente per tutti gli utenti del suo browser web, Edge. La versione mobile del browser includeva anche la funzionalità di valutazione per impostazione predefinita, anche se era lasciata agli utenti la possibilità di attivarla. Sembra che la versione mobile sia stata eliminata nel 2021.

Inoltre, Microsoft sponsorizza anche le licenze di NewsGuard per le biblioteche.

«Siamo riusciti a portare il nostro strumento di valutazione dell’affidabilità delle notizie in più di 800 biblioteche pubbliche, dove 7 milioni di utenti utilizzano NewsGuard quando si recano in biblioteca per accedere alla banda larga. E siamo già utilizzati in decine di scuole pubbliche e università, oltre che in scuole indipendenti», ha dichiarato Brill in un comunicato stampa del 2022.

Il comunicato annuncia la partnership di NewsGuard con l’American Federation of Teachers (Aft), il secondo più grande sindacato degli insegnanti statunitensi, che ha concesso in licenza l’abbonamento a NewsGuard a tutti i suoi 1,7 milioni di iscritti.

L’Aft è un’importante lobby politica per varie cause progressiste e una grande fonte di finanziamento delle campagne elettorali per il Partito Democratico.

Nel 2021, NewsGuard ha ricevuto un contratto dal Pentagono di quasi 750 mila dollari per un progetto chiamato «Impronte digitali della disinformazione».

NewsGuard ha anche richiesto un finanziamento alla Darpa, il braccio di investimento tecnologico militare del Pentagono, secondo le informazioni presenti sul profilo LinkedIn dell’ex responsabile del progetto di NewsGuard. Non è chiaro se il finanziamento si sia concretizzato.

Il presidente della Camera Kevin McCarthy (R-California) ha dichiarato in aprile che i legislatori esamineranno NewsGuard, compresi i finanziamenti del Pentagono. (Joshua Roberts/Reuters)
Il presidente della Camera Kevin McCarthy (R-California) ha dichiarato in aprile che i legislatori esamineranno NewsGuard, compresi i finanziamenti del Pentagono. (Joshua Roberts/Reuters)

Inoltre, al momento del lancio la società si è assicurata 6 milioni di dollari da circa 20 investitori, secondo quanto riportato da FinSMEs.

Secondo il suo sito web, il suo principale investitore è Eyk van Otterloo, cofondatore di un fondo d’investimento da 1,3 miliardi di dollari ed ex proprietario di Chemonics International, una società di consulenza per lo sviluppo che dal 2008 trae quasi tutte le sue entrate dalle sovvenzioni e dai contratti esteri statunitensi, per un valore di oltre 14 miliardi di dollari.

Secondo USASpending.gov, i fondi governativi destinati a Chemonics sono aumentati da circa 400 milioni di dollari nel 2015 a oltre 900 milioni nel 2016; 1,6 miliardi nel 2017 e un picco di oltre 2,2 miliardi nel 2022.

Chemonics impiega consulenti che viaggiano in tutto il mondo per creare programmi di sviluppo per la «diversità, l’equità e l’inclusione», la lotta al cambiamento climatico, la gestione dello «sviluppo sostenibile» e il «rafforzamento dei sistemi di governo democratico per garantire responsabilità, giustizia e inclusione».

I movimenti politici populisti propongono comunemente la riduzione o addirittura l’abolizione degli aiuti esteri che, date le storiche fonti di reddito dell’azienda, probabilmente devasterebbero Chemonics.

L’azienda è passata alla proprietà dei dipendenti nel 2011, ma Van Otterloo è rimasto nel suo consiglio di amministrazione fino al 2019.

Non è chiaro quanto Van Otterloo abbia investito in NewsGuard.

Ricatto politico

Il principale investitore di NewsGuard è Publicis Groupe, la terza agenzia pubblicitaria del mondo.

Il coinvolgimento di Publicis sembra centrale nel modus operandi di NewsGuard. Infatti, il capo tecnico di Publicis Steve King siede nel consiglio di amministrazione di NewsGuard.

Tra i clienti di Publicis ci sono giganti del settore, tra cui Disney, Verizon, Bank of America e Pfizer. (Charles Platiau/Reuters)
Tra i clienti di Publicis ci sono giganti del settore, tra cui Disney, Verizon, Bank of America e Pfizer. (Charles Platiau/Reuters)

Publicis ha annoverato tra i suoi clienti giganti come Disney, Verizon, Bank of America e Pfizer.

Inoltre, una parte importante del settore retail utilizza i suoi prodotti per gestire la pubblicità.

«Quattro dollari su 10 nel commercio al dettaglio passano attraverso le piattaforme che gestiamo», ha dichiarato Nigel Vaz, amministratore delegato di Publicis Sapient, la filiale per la «trasformazione digitale» dell’azienda, secondo quanto riportato da Adage.

NewsGuard ha anche coltivato affiliazioni, partnership o accordi di licenza con altre importanti società pubblicitarie del mondo, tra cui Omnicom Group e Interpublic Group (in particolare il suo braccio digitale Ipg Mediabrands).

Intraprendendo un rapporto con l’industria pubblicitaria, NewsGuard si è posizionata in modo tale da orientare la spesa pubblicitaria, una delle principali fonti di reddito per il settore dei media.

Le aziende di solito assumono agenzie pubblicitarie per pubblicare i loro annunci. NewsGuard, a sua volta, attraverso il suo sistema di punteggio, indica alle agenzie quali sono i media «sicuri» e quelli «non sicuri» su cui fare pubblicità.

Questo pesa molto sulle testate più piccole e indipendenti che spesso dipendono dalla pubblicità «programmatica» o automatizzata, cioè offrono spazi pubblicitari su piattaforme che li vendono in blocco. Le agenzie pubblicitarie o i singoli inserzionisti scelgono poi quali spazi pubblicitari acquistare tenendo conto dei dati del pubblico. Di solito il processo è automatizzato. E quando le agenzie pubblicitarie inseriscono il filtro NewsGuard nel mezzo del processo di selezione, i piccoli media indipendenti sfavoriti dalle valutazioni di NewsGuard non vendono i loro spazi.

I grandi media aziendali, invece, possono essere praticamente immuni ai punteggi negativi di NewsGuard, anche se li ricevono. Sono infatti essi stessi clienti di immenso valore per le agenzie pubblicitarie e possono negoziare direttamente con loro.

Msnbc, ad esempio, ha visto il suo punteggio Newsguard ridotto a 52 l’anno scorso (al 25 luglio era a 57). In questo modo la rete via cavo di proprietà di Comcast sarebbe finita nella categoria «disinformazione». Ma non c’è segno che sia stata messa nella lista nera degli inserzionisti. I suoi introiti pubblicitari sono diminuiti di oltre l’8% nel 2022, ma ciò sembra avere più a che fare con ul crollo del pubblico del 21%.

I media aziendali come Msnbc possono essere virtualmente immuni ai punteggi negativi di NewsGuard. Anche se li ricevono, non c'è segno che siano stati inseriti nella lista nera degli inserzionisti. (Shaun Heasley/Getty Images)
I media aziendali come Msnbc possono essere virtualmente immuni ai punteggi negativi di NewsGuard. Anche se li ricevono, non c’è segno che siano stati inseriti nella lista nera degli inserzionisti. (Shaun Heasley/Getty Images)

Secondo un rapporto del New York Times del gennaio 2019, i signori Brill e Crovitz non hanno avviato NewsGuard con l’idea di collaborare con gli inserzionisti.

«Per loro, l’intero problema delle fake news è legato alla “sicurezza del marchio”», ha dichiarato Brill. «Non avevo mai sentito questo termine prima che cercassimo investitori».

Ma NewsGuard ha promosso in modo aggressivo il suo prodotto per gli inserzionisti, BrandGuard, al punto da pubblicare rapporti che denunciano i «marchi più importanti» per la pubblicità su presunti «siti web di disinformazione».

Nel frattempo, servizi come Newsguard sono stati promossi dalla Commissione europea, l’organo esecutivo dell’Unione europea, mediante il Codice di condotta sulla disinformazione, una serie di linee guida volontarie per gli inserzionisti e le piattaforme tecnologiche volte a ridurre la «disinformazione» online. L’anno scorso, il codice è stato aggiornato con norme per le aziende «che partecipano al collocamento di annunci» per «impegnarsi a disincentivare la diffusione della disinformazione» migliorando «le politiche e i sistemi che determinano l’ammissibilità dei contenuti da monetizzare, i controlli per la monetizzazione e il collocamento degli annunci, e i dati per riferire sull’accuratezza e l’efficacia dei controlli e dei servizi relativi al collocamento degli annunci».

Una settimana dopo, la Global Alliance for Responsible Media (Garm), un’iniziativa lanciata dal gigantesco gruppo industriale World Federation of Advertisers, ha aggiunto la «disinformazione» all’elenco dei contenuti dannosi online su cui non si dovrebbe fare pubblicità.

Poco dopo, Newsguard ha rilasciato un comunicato in cui pubblicizza BrandGuard come il modo più adatto per garantire la conformità alle norme della Commissione europea e del Garm, offrendo alle aziende diversi mesi di consulenze gratuite sulla conformità.

«Questi nuovi standard sono solo l’inizio», ha dichiarato Brill nel comunicato. «Man mano che i legislatori continuano a conoscere la portata e l’impatto della monetizzazione della disinformazione online, la promulgazione di ulteriori regolamenti su questo tema è quasi inevitabile».

Il ruolo di NewsGuard nell’indurre gli inserzionisti a escludere i media che non apprezza, «svela il suo vero gioco», ha dichiarato Tillman.

«Se volessero solo la trasparenza, farebbero semplicemente la loro valutazione, la renderebbero pubblica e lascerebbero che sia il pubblico a decidere se quella valutazione piace loro o meno. Ma questo non è sufficiente», osserva. «Vogliono demonetizzare le persone. E questo ci dice che hanno dei secondi fini, oltre a giudicare le notizie secondo i loro standard».

Le iniziative di NewsGuard per bloccare gli inserzionisti hanno attirato almeno un po’ di attenzione negativa da parte del governo.

A marzo, Gaetz ha chiesto un’indagine sulla società. In aprile, il presidente della Camera Kevin McCarthy (R-California) ha dichiarato a Breitbart che i legislatori esamineranno la compagnia, compresi i finanziamenti del Pentagono.

NewsGuard è finanziata da gruppi liberali che cercano di screditare l'informazione conservatrice, ha dichiarato in aprile il presidente della Camera Kevin McCarthy (R-California). (Madalina Vasiliu/The Epoch Times)
NewsGuard è finanziata da gruppi liberali che cercano di screditare l’informazione conservatrice, secondo quanto ha dichiarato in aprile il presidente della Camera Kevin McCarthy (R-California). (Madalina Vasiliu/The Epoch Times)

«Si tratta di un’organizzazione liberale, finanziata da gruppi liberali, che cerca di screditare l’informazione conservatrice», ha dichiarato. «L’unica cosa in cui credo fermamente è la libertà di stampa. Avete il diritto di dare le notizie e la gente ha il diritto di decidere in un modo o nell’altro. Ma non possiamo permettere che continuino a fare quello che stanno facendo e vedrete che durante le udienze faremo luce su questo».

A livello statale, il direttore finanziario della Florida Jimmy Patronis ha inviato una lettera a NewsGuard a marzo, minacciando di «usare tutta la forza» della sua amministrazione «per fare luce sull’organizzazione».

«La mia preoccupazione è che ci sia un gruppo terzo che si presenta e dice: “Inizieremo a classificarvi” e a fare richieste sul modo in cui presentate i contenuti. Lo vedo come un attacco alle aziende della Florida», ha dichiarato a Epoch Times.

L’ha definito «un’estorsione politica».

«Stanno dicendo: “Devi comportarti come il New York Times o la Npr, e se non lo fai, riceverai un voto basso e la tua pubblicità si esaurirà”», afferma, aggiungendo poi che si tratta di «cercare letteralmente di screditare qualcuno attraverso un sistema di punteggio per danneggiarlo finanziariamente».

Dal lato opposto, l’assegnazione di punteggi perfetti da parte di NewsGuard agli organi di stampa tradizionali crea una falsa credibilità, ha commentato.

«Onestamente, penso che i media principali non siano stati bravi», sostiene Patronis, indicando una serie di casi in cui tali media, secondo i critici, hanno continuamente disinformato il pubblico su questioni importanti, tra cui i fatti riguardanti la pandemia Covid-19 e la comparsa del laptop di Hunter Biden prima delle elezioni del 2020.

«Non credo che si possa fare affidamento sui New York Times o sulle Npr del mondo per le informazioni più importanti», ha dichiarato.

Patronis sospetta che NewsGuard serva a sostenere le entrate pubblicitarie di questi media consolidati: «È un modo per legare le aziende a certi media che probabilmente hanno perso il loro pubblico o il loro seguito», afferma Patronis.

Credenziali vuote

NewsGuard sostiene che le sue recensioni siano condotte da «giornalisti esperti». Tuttavia, non è sempre così, o potrebbe essere un’affermazione azzardata, in base alle informazioni che i suoi attuali ed ex lavoratori hanno condiviso su piattaforme professionali online, come LinkedIn.

Sembra che molte delle sue recensioni siano state fatte infatti da stagisti senza alcuna formazione in giornalismo professionale. Una tipica recensione, a quanto pare, viene condotta da un giovane laureato in giornalismo con un’esperienza lavorativa limitata. Alcuni elencano, tra i lavori precedenti, solo giornalismo in merito ad argomenti di stile di vita, come il cibo e l’arte. Altri vantano la loro esperienza nella produzione di commenti sociali progressisti, come «Deconstructing TikTok».

Fishman ha conseguito il suo dottorato in giornalismo presso la Northwestern University nel 2020 e ha trascorso circa un anno presso Fastinform, una piccola startup mediatica di New York, prima di entrare in NewsGuard. Da allora è passato al ruolo di «analista esperto».

NewsGuard ha circa una decina di «esperti» e «analisti esperti» e circa una ventina di «analisti collaboratori» part-time. Il loro lavoro consiste nel produrre fino a due recensioni di media al giorno. Migliaia di questi articoli vengono poi inviati a uno dei circa 15 redattori per un ulteriore controllo, e pare che siano letti anche da Brill e Crovitz.

Dato che NewsGuard sostiene di valutare continuamente più di 8.000 produttori di contenuti, non è chiaro come tali revisioni possano valutare fedelmente la qualità di intere organizzazioni mediatiche, compresa l’accuratezza dei loro servizi su argomenti complessi e controversi.

Per quanto riguarda le opinioni politiche dei membri dello staff, esse propendono per il progressismo. La presenza in rete di un lavoratore tipo dimostra un impegno per le cause progressiste, dal cambiamento climatico alla giustizia sociale, fino ai pronomi preferiti nelle biografie sui social media. Alcuni sembrano aver usato il loro periodo di lavoro in NewsGuard come trampolino di lancio per lavorare in aziende progressiste e pro-establishment, tra cui Npr, The Atlantic, HuffPost e Cnn.

«Sapevo che non era il mio obiettivo finale, ma era qualcosa che mi avrebbe aiutato ad arrivare a New York», ha dichiarato Cambria Roth a Nevada Today, parlando del suo lavoro di «fact-checker» presso NewsGuard.

«Sapevo di voler coinvolgere il pubblico e volevo trovare un ruolo che si concentrasse maggiormente su questo aspetto».

Durante i sei mesi trascorsi a NewsGuard nel 2019, ha «creato un processo editoriale per il fact checking», si legge nel suo profilo LinkedIn.

Nel 2020 ha ottenuto un lavoro presso l’HuffPost come audience editor occupandosi principalmente della ricerca di argomenti (per articoli) sui social media. A volte scrive anche, tra cui un recente articolo intitolato «Taylor Swift sta apparentemente uscendo con un presunto razzista e ora sta usando una donna nera per coprire le sue [imprecazione, ndr]».

NewsGuard è stata lanciata nel marzo 2018 da Steven Brill (sinistra), ex fondatore e responsabile di diverse organizzazioni mediatiche, e Gordon Crovitz (destra), ex dirigente di Dow Jones ed ex editore del Wall Street Journal. (D Dipasupil/Getty Images for TIME, Stephen Chernin/Getty Images)
NewsGuard è stata lanciata nel marzo 2018 da Steven Brill (sinistra), ex fondatore e responsabile di diverse organizzazioni mediatiche, e Gordon Crovitz (destra), ex dirigente di Dow Jones ed ex editore del Wall Street Journal. (D Dipasupil/Getty Images per Time, Stephen Chernin/Getty Images)

L’ironia nella storia dei fondatori

Brill e Crovitz hanno entrambi trascorso decenni nel settore dell’informazione e, visti i loro commenti e le loro iniziative passate, la loro gestione di NewsGuard potrebbe essere considerata ironica.

Crovitz ha trascorso gran parte della sua carriera alla Dow Jones & Co. che gestisce il Wall Street Journal e diverse altre pubblicazioni. Nel 1998 è diventato vicepresidente e nel 2006 è stato nominato editore del Journal. Ma ha lasciato l’anno successivo, quando la società è stata acquisita dalla News Corp. di Rupert Murdoch.

L’acquisizione da parte di Murdoch è stata controversa. Alcuni dipendenti hanno lasciato il Journal perché temevano che il nuovo proprietario avrebbe influenzato la linea editoriale del giornale.

Tali preoccupazioni appaiono altrettanto valide oggi. Il Washington Post è ora di proprietà di Jeff Bezos (noto per la sua compagnia Amazon), la Cnn è di proprietà della Warner Bros. Discovery e la Nbc sono di proprietà di Comcast e la Npr è in parte finanziata dal governo degli Stati Uniti.

Tuttavia, la NewsGuard di oggi non tenta nemmeno di mettere in discussione lo status di proprietà dei media tradizionali. Si spinge solo fino all’evidenziare i proprietari o il finanziamento statale di organi di informazione stranieri, come Russia Today o quelli gestiti dal Partito Comunista Cinese.

Brill, nel frattempo, sa bene quanto sia difficile avviare una società mediatica da zero.

Negli anni settanta e ottanta ha fondato la rivista The American Lawyer e Court TV. È uscito da entrambe le società nel 1997, dopo che non è riuscito a convincere Time Warner a vendergli la sua quota delle società.

Nel 1998 ha fondato un organo di controllo dei media chiamato Brill’s Content. All’epoca il suo obiettivo sembrava piuttosto diverso da quello di NewsGuard. Allora si preoccupava dei media dell’establishment corporativo, e metteva in guardia dal fatto che le aziende proprietarie dei media potessero influenzarne il contenuto. Ne è stato colpito personalmente alla Court TV, quando Time Warner gli ha fatto pressioni affinché mettesse i bastoni fra le ruote ad un ufficiale della Federal Trade Commission, perché avrebbe potuto influenzare la fusione in corso della società.

Si è lamentato della mancanza di responsabilità dei media, promettendo: «Possiamo far sì che alle Nbc del mondo costi qualcosa sbagliare».

Ha poi elogiato l’arrivo dei media online come attori in grado di aggirare i guardiani storici: «La cosa migliore, non solo del Web, ma anche dei progressi nella tecnologia di stampa che rendono più economico progettare buone pubblicazioni, è che le barriere di ingresso per i media alternativi non sono più così ardue come un tempo», ha dichiarato allora a Mother Jones.

«L’unica cosa peggiore della mancanza di responsabilità è rendere la stampa responsabile nei confronti del governo», sosteneva.

Ma il Brill’s Content ha chiuso i battenti dopo tre anni.

L'ufficio di NewsGuard a New York il 26 luglio 2023. (Samira Bouaou/The Epoch Times)
L’ufficio di NewsGuard a New York il 26 luglio 2023. (Samira Bouaou/The Epoch Times)

Oggi NewsGuard assegna punteggi perfetti alle riviste mainstream, ma penalizza i media indipendenti che non si attengono abbastanza alle narrative ufficiali.

Nel 2009, Brill si è associato a Crovitz per fondare un’impresa che doveva aiutare i giornali a creare dei paywall (finestre o popup di pagamento/abbonamento ai contenuti). L’azienda è stata venduta nel 2011 per circa 35 milioni di dollari.

Brill ha poi continuato a scrivere diversi libri d’informazione, l’ultimo dei quali nel 2018 è stato ‘Tailspin: The People and Forces Behind America’s Fifty-Year Fall-and Those Fighting to Reverse It’. Il libro descrive in dettaglio una litania di mali americani, dalla scarsa manutenzione delle infrastrutture agli alti costi dell’assistenza sanitaria, e attribuisce la colpa in gran parte ad avvocati e banchieri, descrivendo il governo come una vittima che è stata ingannata e cooptata.

La sua forse più grande affermazione di fama letteraria deriva dal suo libro del 2015 ‘ America’s Bitter Pill: Money, Politics, Back-Room Deals, and the Fight to Fix Our Broken Healthcare System’. Il libro fa luce sulle pratiche discutibili dell’industria sanitaria e farmaceutica.

Ironicamente, l’odierno NewsGuard ha perseguito senza sosta i critici di Big Pharma (aziende convenzionali farmaceutiche) che hanno messo in evidenza le falle dei vaccini Covid-19.

Brill siede ora nel suo consiglio di amministrazione con un alto dirigente della Publicis, la stessa società che è stata citata in giudizio dallo Stato del Massachusetts per aver aiutato la Purdue Pharma a incrementare le vendite dei farmaci oppioidi che sono stati accusati di un’epidemia di overdose che ha ucciso più di mezzo milione di americani. Publicis ha incassato più di 50 milioni di dollari da Purdue prima che il gigante farmaceutico venisse citato in giudizio per bancarotta nel 2019.

Il signor Brill, ora, sembra avere preoccupazioni diverse.

In un’intervista alla Cnbc poco prima delle elezioni presidenziali del 2020, ha condiviso il suo punto di vista da giornalista esperto, sulla notizia del laptop di Hunter Biden.

«La mia opinione personale è che è molto probabile che questa storia sia una bufala, forse addirittura una bufala perpetrata di nuovo dai russi», ha dichiarato.

Ha poi criticato i social media per aver bloccato la storia, sostenendo che non hanno le competenze necessarie per farlo. Invece, ha suggerito che le piattaforme dei social media dovrebbero collaborare con NewsGuard, lasciando che sia la sua azienda a stabilire cosa è vero e cosa no.

 

Articolo inglese: How NewsGuard Became the Establishment Guard Against Independent Media

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