Colesterolo, facciamo chiarezza

Quando si parla di colesterolo generalmente si pensa subito a un qualcosa di nocivo che deve essere tenuto sotto controllo; eppure il colesterolo è una molecola naturale prodotta dal corpo umano che assolve una serie di compiti indispensabili per la vita. Negli ultimi anni si sente sempre parlare di controllo del colesterolo, così come di colesterolo ‘buono’ e ‘cattivo’, ma non tutti sanno che lo stato di infiammazione del corpo gioca un ruolo fondamentale nel determinare l’impatto di questa molecola sul corpo umano, per non parlare degli effetti diversi su costituzioni differenti.

Per approfondire e comprendere meglio l’argomento, Epoch Times ha intervistato Alberto Bovelacci, naturopata e biologo nutrizionista docente presso la Scuola Italiana di Naturopatia di Rimini (corso quadriennale che fa parte dell’Istituto di Medicina Naturale di Urbino).

Dottor Bovelacci, cos’è il colesterolo, dove e come viene prodotto dall’organismo?

Il colesterolo è una molecola steroidea, quindi un grasso, che ha delle funzioni importanti poiché fa parte delle membrane cellulari e costituisce la base degli ormoni steroidei, della riproduzione e della sessualità. Per quanto riguarda la sua produzione da parte dell’organismo, c’è da precisare che in parte viene assunto dall’alimentazione e una grossa parte – il 65 per cento – viene prodotto dal fegato. Infatti quando una persona è affetta da ipercolesterolemia è necessario intervenire proprio sul fegato, poiché appunto il 65 per cento viene prodotto dal tessuto epatico.

Ha detto quindi che il colesterolo è una molecola indispensabile per il nostro organismo.

Sì, è indispensabile. I livelli di colesterolo alti sono quasi sempre causati da uno stile di vita inadeguato, un’alimentazione scorretta e da una serie di concause legate anche alla costituzione del soggetto; però una quota di colesterolo deve essere comunque presente. Facciamo un esempio: le ragazze anoressiche o comunque le modelle hanno una massa grassa corporea molto bassa – sono appunto molto magre; quando il livello di colesterolo è molto basso, il ciclo mestruale si blocca: questo è un indicatore che questa molecola presenta una sua funzionalità. Altri esempi di una sua mancanza sono la pelle secca o le mucose irritabili. Il colesterolo è una molecola che entra nei tessuti cellulari della pelle e delle mucose, quindi è fondamentale la sua presenza.

Possiamo spiegare la differenza tra il colesterolo LDL e HDL di cui si sente tanto parlare al giorno d’oggi?

L’HDL è il colesterolo così detto ‘buono’, quello esterificato; è un trasportatore, un veicolatore di proteine e di sostanze organiche e come tale ha una sua utilità. Questo colesterolo non è pericoloso poiché non ha la tendenza a depositarsi nei vasi arteriosi e venosi. Mentre il colesterolo LDL, definito colesterolo ‘cattivo’ è caratterizzato da una struttura pesante che tende a depositarsi. Ma attenzione, non si deposita a caso nei vasi sanguigni; deve essere presente uno stato infiammatorio. All’inizio si pensava che fosse l’eccesso di LDL la causa di questo deposito; in realtà, l’eccesso di LDL aumenta la densità del sangue, ma se non è presente una situazione infiammatoria generalizzata a livello della struttura arteriosa e venosa, questo LDL non si depositerà mai. Quindi il problema è causato dall’infiammazione, unita ad alti valori di LDL.

Interessante: l’LDL viene prodotto dall’organismo, quindi è comunque indispensabile.

Certo, perché va a far parte del tessuto adiposo. Questo tessuto, quando si fa un digiuno o un’attività fisica prolungata, viene coinvolto nel metabolismo energetico, detto aerobico. Si pensi a un ciclista: fa una corsa di diverse ore; in una prima fase l’organismo consuma glicogeno muscolare proveniente dagli zuccheri assunti dalla dieta e quelli presenti nei muscoli e nel fegato; poi a quel punto viene ‘attaccato’ il tessuto adiposo, quindi i trigliceridi ma anche il colesterolo LDL. Pertanto, questo colesterolo ha una funzione energetica.

Ha detto che LDL diventa pericoloso quando è presente uno stato di infiammazione. Cos’è uno stato di infiammazione e come si può prevenire o curare?

Lo stato infiammatorio è legato in prevalenza a delle molecole che si chiamano prostaglandine. Queste molecole derivano dall’acido arachidonico, che si trova soprattutto nelle carni rosse, nei salumi, nei formaggi e nelle uova, in particolare se si eccede. Senza parlare, in questo contesto, di tutte le problematiche legate agli stati di eccitazione e dalla cattiva gestione dello stress nella vita di ogni giorno, spiegati ampiamente dalla scienza del Sistema PNEI (la psico-neuro-endocrino-immunologia).

Si trova anche negli insaccati?

Sì, esatto. Perciò, dove ci sono delle proteine animali – carni e soprattutto formaggi (non parliamo di pesce) – c’è un contenuto elevato di questo grasso, chiamato acido arachidonico, un acido grasso essenziale. L’acido arachidonico è una molecola molto attiva dal punto di vista infiammatorio, per cui si converte in prostaglandine di tipo 2, che sono molecole che vanno a innescare i processi infiammatori a tutti i livelli (articolazioni, muscoli, mucosa del tratto gastrointestinale, sistema cardiocircolatorio). Per esempio se un soggetto ha dolori articolari, gli viene l’artrite; chi è soggetto a gastrite o colite vede peggiorare il proprio quadro, mentre in persone con predisposizioni alle malattie cardiovascolari, l’acido arachidonico predispone gli ateromi, a depositarsi a livello delle arterie. L’ateroma è una placca che si deposita nelle arterie, dando origine a uno stato di infiammazione cronica dei vasi.

I salumi sono certamente una prelibatezza e in Italia ne esistono moltissime varietà; ma per limitare la produzione di prostaglandine che a loro volta aumentano l’infiammazione nel corpo, è meglio limitarne il consumo. (Pixabay)

Immagino quindi che la prevenzione e la cura consistano nel limitare il consumo di questi alimenti.

Esatto. Il consiglio è di fare attività fisica e utilizzare una quota non esagerata di proteine animali, mangiando le proteine vegetali dei legumi, dei cereali e anche quelle del pesce, come il pesce azzurro, le vongole (le cozze è meglio di no poiché sono ricche di colesterolo) e mangiando non tanti crostacei ma meglio i molluschi; comunque il pesce azzurro va benissimo poiché contrasta questi eventi infiammatori.
C’è anche da dire che l’utilizzo massiccio di prodotti da forno come pane bianco, cracker (dove c’è molta farina bianca raffinata o zucchero bianco), sebbene non contengano acido arachidonico, creano un ambiente che favorisce l’infiammazione; si verifica quindi una situazione che facilita l’infiammazione a causa del consumo di prodotti raffinati e una situazione contingente determinata dalle proteine animali che contengono acido arachidonico. Le due cose vanno a braccetto.

Alberto Bovelacci, biologo nutrizionista docente presso la Scuola Italiana di Naturopatia con sede a Rimini dell’Istituto di Medicina Naturale di Urbino, e anche naturopata. (Immagine YouTube)

Sulla base di quanto ha spiegato, la semplice misurazione del colesterolo totale non è sufficientemente indicativa.

No, infatti. Per convenzione il limite massimo di riferimento di colesterolo totale è 200, ma una persona può avere anche 230-240 purché abbia un valore alto di colesterolo HDL. Bisogna calcolare il rapporto tra i due tipi di colesterolo; per valutare le condizioni ottimali si fa un rapporto tra il colesterolo totale e il colesterolo HDL. Facciamo un esempio concreto: 240 di colesterolo totale e 80 di HDL; il rapporto è 1 a 3. Con un simile rapporto non è rischioso seppur abbiamo un colesterolo totale superiore al limite consigliato. Ma se si supera il rapporto 1 a 3,5 la situazione diventa più pericolosa. Il solo colesterolo è uno degli indicatori dello stato di salute, ma bisogna anche prendere in considerazione il livello dei trigliceridi, la pressione arteriosa e il livello della glicemia. Però, diciamo che il rapporto dei due colesteroli è molto importante.

Un’altra considerazione: il semplice esame del colesterolo non indica lo stato di infiammazione dell’organismo.

Esatto. Ci sono dei parametri aspecifici che sono degli indicatori. Il primo è la Ves (velocità di eritro-sedimentazione), che è un esame che determina la velocità con cui i globuli rossi si separano dal plasma del sangue, cioè un indicatore di infiammazione corporea. Un altro indicatore aspecifico è la Pcr – Proteina C-Reattiva, viene prodotta dal fegato e sintetizzata durante uno stato infiammatorio.

In che cosa consistono questi due esami? Si possono eseguire facilmente?

Sono esami banali, si possono valutare questi due parametri quando si fanno le analisi del sangue. Un altro parametro importante è l’acido urico (che deriva da un cattivo metabolismo del fegato e anche del rene), che quando cronicizza da origine alla gotta. Questa malattia è determinata da un’alimentazione molto ricca di proteine animali; l’acido urico tende a creare un’acidificazione corporea – l’acido urico è molto pericoloso. Un altro esame banale è il pH delle urine; anche qui un pH 5 delle urine indica che è presente un’acidificazione e quindi un terreno favorevole per l’infiammazione. Ancora una volta, questo pH indica che il soggetto mangia pochi alimenti di origine vegetale, probabilmente poche verdure e poca frutta e molte proteine animali. Il pH corretto delle urine si aggira intorno a 6-6,5; la maggior parte delle persone che visito in ambulatorio ha un pH oscillante tra 5 e 5,5; questo già indica che la persona non sta mangiando correttamente, c’è una situazione corporea acidificante. Occorre aumentare le verdure, i cereali e diminuire le proteine di origine animale.

Epoch Times, un mese fa ha intervistato il naturopata Marco Lorusso (docente della Scuola Italiana di Naturopatia dell’Istituto di Medicina Naturale), il quale ha spiegato che il colesterolo in realtà fa male quando l’essere umano segue una dieta iperglicidica e povera di carboidrati fibrosi, ossia verdure. In questo caso il colesterolo diventa aterogeno e patogeno, in quanto è glicato e ossidato. Possiamo spiegare meglio come avviene questo processo di glicazione e ossidazione e il motivo per cui in queste condizioni il colesterolo diventa dannoso?

Devo essere sincero: non sono totalmente d’accordo con questa affermazione. Io insegno dietetica costituzionale e questo discorso che ha fatto il naturopata Lo Russo è molto valido per alcuni tipi di costituzione.
Secondo l’approccio delle costituzioni nella Medicina Tradizionale Cinese, la costituzioni ‘Terra’, definita anche costituzione carbonica secondo l’Omeopatia, e che nell’approccio costituzionale iridologico viene definita ematogena di secondo grado che corrisponde a un colore castano dell’iride, questo tipo discorso è sicuramente valido.
Mentre nei soggetti di pelle chiara, che hanno gli occhi azzurri definiti anche costituzione ‘Metallo’ nella Medicina Tradizionale Cinese e ‘Fosforici’ secondo l’Omeopatia, detti anche tipi ‘linfatici’, questo aspetto è molto meno importante. È chiaro che quando uno mangia tanti cibi con alto indice glicemico, cibi raffinati – come pane bianco, pasta raffinata, pizze, dolci, eccetera e tanto riso brillato – aumenta la glicemia; questo glucosio si lega al colesterolo, ma anche a tante altre molecole. Tant’è vero che per valutare l’andamento della glicemia di un diabetico si effettua il test dell’emoglobina glicata, che misura il quantitativo di zucchero che si è legato all’emoglobina; questo test misura un po’ la ‘storia’ degli sbalzi glicemici. Pertanto, questo discorso presentato da Lo Russo è validissimo ma lo riferirei a soggetti con determinate costituzioni. Il concetto è che esistono predisposizioni costituzionali che creano questi eventi; occorre quindi considerare l’aspetto della glicazione ma anche quello dell’infiammazione, due aspetti concomitanti.

Questo significa che la glicazione e l’infiammazione vanno di pari passo?

Sì, entrambe peggiorano il quadro. Notevolmente.

Sa dirmi qualcosa di interessante per quanto riguarda l’ossidazione del colesterolo?

L’ossidazione è un circolo vizioso; se infatti c’è un ambiente acido e una persona si alimenta con prodotti di origine animale (soprattutto carni e latticini), zucchero bianco e farine raffinate, provoca un’acidificazione corporea e quindi l’ossidazione del colesterolo. Se invece l’ambiente è più alcalino poiché si mangia un po’ meno pasta ma più verdure, pesce e cereali integrali, l’ambiente è meno acidificato e quindi il colesterolo tende a ossidarsi di meno. L’ambiente acido favorisce quindi l’ossidazione.

Quindi, per quanto riguarda il discorso di prevenzione, ritorniamo a prima.

Sì, sono tutte ‘caselle’ che si uniscono e sono collegate.

Alla luce di quanto detto, la glicazione e ossidazione del colesterolo è qualcosa che si può prevenire.

Certo, si può prevenire. Teniamo poi anche conto che se si tutela il fegato con una corretta alimentazione si produce meno colesterolo, sia quello libero [che non è legato al glucosio, ndr] che quello glicato. Sicuramente è importante evitare pane bianco, riso brillato, eccessive quantità di pasta, ma soprattutto tutti i prodotti da forno come pizza, cracker, grissini preparati con farine raffinate, eccetera. Bisogna poi cercare di usare maggiormente i cereali in chicco come il riso integrale, l’orzo, il farro, ma anche la quinoa e l’amaranto. Poi è certamente importante consumare molte verdure, soprattutto quelle a foglie a verde come spinaci, bietole, fagiolini, rucola, valeriana, radicchio, carciofo; dove c’è la foglia verde è sempre presente magnesio e clorofilla, due ricostituenti per il fegato.

Per prevenire nell’organismo questo stato di infiammazione e la glicazione e l’ossidazione del colesterolo, i cereali non glutinosi sono preferibili a quelli glutinosi?

Sì, diciamo che i cereali non glutinosi sono un po’ più leggeri; in quelli che hanno glutine, il corpo fa sempre un po’ più difficoltà a digerirli. Diciamo la verità: i grani che si trovano attualmente in commercio hanno un alto tenore in glutine e quindi il corpo difficilmente riesce a demolirli. Una cosa importante che mi preme sottolineare è che per lavorare a monte sulla glicazione, si deve cercare di far lavorare meglio il pancreas poiché questo organo controlla il livello di glucosio nel sangue tramite l’insulina. Si è visto che in condizioni di sovrappeso e obesità, la produzione di grasso addominale sia nell’uomo ma anche nella donna in menopausa, determina una cattiva produzione di insulina che a sua volta provoca una condizione di resistenza all’insulina. In questa situazione, l’insulina non è più efficace nel fare il suo lavoro, ossia togliere glucosio dal sangue e trasportarlo dentro i tessuti dove serve come fonte energetica. Quindi il sovrappeso è un fattore che favorisce la glicazione poiché aumenta lo zucchero nel sangue.

Quando ha parlato di grasso addominale, si riferiva al grasso viscerale?

Sì, il grasso della pancia è il più pericoloso; quello che invece hanno le donne sulle cosce e sui fianchi è meno pericoloso. Il grasso viscerale è un grasso bianco, un grasso che tende quindi a produrre ormoni. Una volta si pensava che il grasso fosse un tessuto inerte; invece questo grasso dell’addome è pericoloso poiché è stato osservato che interferisce con molti ormoni ed esso stesso produce sostanze che vanno a interferire con l’insulina e con altri ormoni: è pericoloso a vari livelli.

Prima ha parlato di non mangiare eccessivamente la pasta. Quale quantità si sente di consigliare?

Per una persona di media corporatura che fa attività fisica moderata, direi che 80/90 grammi di pasta nell’uomo e 70/80 nella donna sono più che sufficienti. Inoltre, è importante acquistare delle paste non industriali, che siano magari prodotte in pastifici autoctoni. In Italia esistono per esempio il cosiddetto Gentil Rosso, il grano Senatore Cappelli e Farro, che sono grani che hanno un contenuto più basso di glutine e più digeribile. E poi cercare anche dei pani e delle paste integrali, ma non quelle dove viene aggiunta la fibra; quando una pasta integrale è di colore grigio scuro, quasi nero, vuol dire che è stata aggiunta della crusca. La vera pasta integrale è una pasta di colore grigio, quindi è meglio non acquistare quelle paste con la crusca aggiunta poiché è ricca di pesticidi. E poi mi sento di consigliare di mangiare anche i cereali come il riso integrale, l’orzo, il farro, la quinoa, il miglio.

Dicevamo dell’importanza del buon lavoro del fegato. Quali consigli pratici possiamo dare in questa direzione?

L’ho detto prima: cercare di consumare poche proteine animali, utilizzare dei cibi che non contengano troppi zuccheri e non eccedere neanche con l’olio d’oliva. Il fegato lavora meglio se si va quindi ha impostare un’alimentazione con quantità adeguate di cereali e pesce. Si possono poi inserire le proteine vegetali come quelle dei legumi, come fagioli, ceci, piselli e soia verde che sono molto interessanti.

Quali sono gli alimenti che contengono più colesterolo?

Quelli che abbiamo accennato prima e che sono ricchi di acido arachidonico: carni rosse, insaccati, formaggi (soprattutto quelli stagionati), crostacei e cozze. Non è comunque solo la quantità di colesterolo che si introduce a essere importante, ma anche la produzione interna da parte del fegato. Quindi con un’alimentazione più leggera si introduce nell’organismo meno colesterolo e si agevola il ruolo del fegato (lo si facilita anche mangiando meno grassi saturi e assumendo più verdure).

Domanda finale: si sente spesso dire che bisognerebbe mangiare uova al massimo due volte a settimana. Cosa si sente di consigliare a questo proposito?

Direi 1-2 uova alla settimana, ricordandosi di non inserire per esempio la pasta all’uovo; questo vale anche per le persone con livelli alti di colesterolo.

 

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