Cina, il Pcc indottrina gli studenti con ‘il pensiero di Xi Jinping’

Di Eva Fu

Il leader cinese Xi Jinping vuole infondere ‘lealtà’ a tutti i cittadini cinesi, a cominciare dagli studenti delle scuole elementari.

Al rientro dalle vacanze, gli studenti cinesi hanno infatti trovato una nuova materia nel loro programma curricolare: ‘Il pensiero di Xi Jinping’

Questa nuova spinta per il controllo ideologico andrà dalla scuola elementare all’università. Il libro di testo obbligatorio, intitolato Il pensiero di Xi Jinping sul socialismo con caratteristiche cinesi nella nuova era, avrà cinque diverse edizioni da insegnare agli studenti delle classi terze, quinte, ottave e decime su base settimanale.

Il libro mira a «modellare gradualmente il sostegno degli studenti alla leadership del Partito e al sistema socialista», si legge in un recente avviso del Ministero dell’Istruzione.

Giovani passano davanti a un cartellone di propaganda sul «Sogno cinese», uno slogan associato al leader del regime cinese Xi Jinping, fuori da una scuola di Pechino, il 12 marzo, 2018. (Greg Baker/Afp via Getty Images)

Secondo gli esperti la mossa, unita a una crescente soppressione dei materiali occidentali nelle aule scolastiche, indica il desiderio del regime di rafforzare il controllo ideologico, a partire dal plasmare la visione del mondo della generazione più giovane: «Se controlli l’istruzione, in effetti controlli i pensieri dell’intera popolazione», ha detto a Epoch Times Li Yuanhua, ex professore associato presso il Capital Normal University College of Education di Pechino.

Un «compito politico»

Il pensiero di Xi Jinping, noto anche come ‘Xismo’, è stato inserito nello statuto del Partito Comunista Cinese (Pcc) durante l’importantissimo Congresso Nazionale del Partito nel 2017. Da allora, le autorità cinesi e gli enti statali hanno istituito 18 centri di ricerca dedicati allo studio di questa ideologia.

Con l’avvicinarsi del nuovo anno scolastico, le autorità educative locali hanno intensificato la formazione per aggiornare i loro insegnanti con il nuovo materiale, mentre gli organi di stampa statali hanno preso a sfornare propaganda, ponendo le basi per il lancio dei nuovi libri di testo. Il 3 agosto nell’Hebei (una provincia della Cina settentrionale che circonda Pechino), 20 esperti in un seminario virtuale hanno spiegato i principi chiave alla base del libro difronte a circa 44 mila insegnanti di tutta la provincia, e li hanno istruiti su come insegnare nelle loro classi, secondo l’Hebei Daily.

Huang Qiang, capo della statale People’s Education Press che pubblica il libro, ha descritto la pubblicazione del libro di testo come «un altro importante compito politico», aggiungendo che è stato un «passo concreto» per radicare il pensiero di Xi Jinping «nel cervello degli studenti».

La descrizione più dettagliata del corso è arrivata da Ding Lili, un’insegnante di scuola elementare pubblica di Shanghai che aveva fatto una prova materiale sui suoi studenti. Dopo aver lodato il «fascino magnetico» del libro, Ding ha offerto un aneddoto che ha rivelato come il libro possa svolgere un ruolo nel fomentare l’ostilità nei confronti dell’Occidente rafforzando nel contempo il nazionalismo, secondo un articolo del primo agosto su China Education Daily, un giornale gestito dallo stesso editore. In una conferenza intitolata «Le grandi dimensioni non sono uguali alla forza», Ding teneva in mano un telefono del colosso cinese delle telecomunicazioni Huawei, il cui business degli smartphone è stato devastato dalle sanzioni statunitensi: «Quando i bambini hanno sentito che un marchio nazionale così eccezionale è nei guai perché i suoi chip sono soggetti alle decisioni di altre persone, sono rimasti sorpresi, confusi e arrabbiati», ha dichiarato Ding, aggiungendo di aver poi posto una serie di domande per sostenere l’idea che i cinesi devono avere «la tecnologia di base nelle proprie mani».

Blocco di contenuti stranieri

Di pari passo con la spinta per il pensiero di Xi Jinping negli studenti, il regime sta anche rafforzando il controllo sui contenuti stranieri insegnati nelle aule.

Le autorità di regolamentazione dell’istruzione hanno recentemente posto fine a ben 286 partnership tra università cinesi e straniere, come la New York University, il Georgia Institute of Technology e la City University di Londra.

In un ordine di fine luglio apparentemente volto ad alleggerire il carico di lavoro degli studenti, le autorità cinesi hanno anche reso illegale per le agenzie di tutoraggio fuori dal campus il fornire insegnamenti stranieri o assumere tutor con sede all’estero.

A seguito del mandato, almeno otto società di tutoraggio hanno smesso di vendere lezioni di tutor con sede all’estero agli studenti in Cina, con alcuni che hanno affermato che si sarebbero concentrati su corsi alternativi come la lingua cinese e la lettura.

Il nuovo regolamento ha inferto un duro colpo al settore dell’insegnamento privato cinese, che vale 120 miliardi di dollari. Dal 5 agosto, Duolingo, una popolare app per l’apprendimento delle lingue, non era più scaricabile negli app store Android gestiti da Huawei e dal gigante tecnologico cinese Tencent. Wall Street English, un centro di formazione inglese di fascia alta, sta chiudendo i battenti, secondo i resoconti dei media cinesi.

Frank Tian Xie, che insegna in un Master in Business Administration (Mba online) presso l’Università della Carolina del Sud-Aiken, ha affermato che il regime, preso da un senso di «crisi imminente», si sentiva probabilmente minacciato dalla libertà di queste aziende nell’insegnamento di contenuti al di fuori del suo controllo. «Vogliono bloccare ogni possibile canale che possa diffondere libertà e verità», ha detto a Epoch Times.

Alcune grandi città cinesi hanno separatamente adottato misure sempre più severe. A Pechino, i funzionari dell’istruzione hanno riaffermato il divieto di materiale didattico proveniente da fuori la Cina nelle scuole primarie e medie. Shanghai ha ordinato alle sue scuole di fare lo stesso all’inizio di agosto e ha anche cancellato i test di lingua inglese per le classi dalla terza alla quinta.

Riducendo l’apprendimento della lingua inglese tra gli studenti, il regime mira a indebolire in ultima analisi la capacità del popolo cinese di inserirsi nella comunità internazionale, secondo Wu Zuolai, studioso dissidente e indipendente.

Secondo Wu, le autorità cinesi stanno cercando di «far studiare ai bambini il minimo indispensabile e di ridurre il loro contatto con materiali in lingua inglese durante il loro tempo libero, in modo che possano dedicare il resto del loro tempo ad ascoltare l’ideologia di Xi. È così che funziona l’indottrinamento», ha detto a Epoch Times.

La signora Li, una dirigente di medio livello in una società finanziaria di Shanghai che ha chiesto di rimanere anonima, ha dichiarato a Epoch Times di essere turbata dalle nuove politiche radicali della sua città: «Non sto dicendo che l’inglese sia così fondamentale, ma è uno strumento, una finestra per vedere il mondo. Solo osservando come Paesi diversi e persone diverse vedono lo stesso problema puoi formare le tue opinioni».

Tuttavia, la donna dubita che i genitori cinesi, che tendono a investire molto nell’istruzione dei figli per aiutarli a ottenere vantaggi nella vita, lasceranno che i loro figli «perdano sulla linea di partenza. […] I genitori non sono stupidi».

 

Articolo in inglese: CCP Moves to Indoctrinate School Children With ‘Xi Jinping Thought’

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