Capitolo 16 (Parte I): I fattori comunisti dietro l’Ambientalismo

Lo Spettro del Comunismo non è scomparso con la disintegrazione del Partito comunista nell'Europa dell'Est

Lista dei capitoli


The Epoch Times sta pubblicando la traduzione del libro Come lo Spettro del Comunismo controlla il nostro mondo, dagli autori del libro Nove commentari sul Partito comunista.


Indice dei contenuti

1. Le radici dell’Ambientalismo affondano nel Comunismo
a. Le tre fasi dell’Ambientalismo
b. Ambientalismo e Marxismo hanno radici comuni
c. Marxismo ecologico
d. Socialismo ecologico
e. Politiche verdi: il Verde è il nuovo Rosso
f. Eco-terrorismo
g. Greenpeace: una storia non pacifica

2. Il mito del consenso sul cambiamento climatico
a. Breve storia del “consenso” nella scienza del clima
b. Come creare un dogma nella comunità scientifica

Note bibliografiche


Introduzione

La Terra è l’ambiente di vita dell’Umanità e, fornendo cibo, risorse e condizioni adatte allo sviluppo di quest’ultima, le ha permesso di prosperare per migliaia di anni.

Gli esseri umani interagiscono da vicino con l’ambiente naturale. Sia la cultura tradizionale cinese che quella occidentale, danno grande importanza alla conservazione di un rapporto di benigna simbiosi fra Uomo e natura. Come scrive l’antico filoso cinese Dong Zhongshu nel suo saggio Annali delle Primavere e Autunni: «Tutto sulla Terra è stato creato a beneficio dell’Uomo»[1]. Il significato è che lo scopo del Creatore è stato quello di offrire all’Umanità delle condizioni adatte alla sua vita, per cui ogni cosa sulla Terra può essere utilizzata dagli esseri umani. Allo stesso tempo, le persone devono seguire i principi del Cielo e della Terra, sfruttando ogni cosa con moderazione e adoperandosi per mantenere e salvaguardare l’ambiente naturale in cui gli esseri umani devono vivere.

Secondo la cultura tradizionale occidentale, il Creatore ha fornito agli esseri umani l’ambiente naturale, chiedendo che ne fossero responsabili. L’uomo perciò dovrebbe voler bene alla natura e farne un buon uso. Secondo la visione della cultura tradizionale cinese, tutto è in equilibrio e si deve evitare nel modo più assoluto di danneggiare la natura; secondo la Dottrina del Giusto Mezzo di Confucio, infatti, «è il sistema di leggi secondo cui ogni cosa nel Creato viene ad esistere e si sviluppa, ognuna in coerenza con sé stessa e senza danneggiare le altre; in questo modo, il funzionamento della Natura procede senza conflitti né confusione…»[2]

Gli antichi cinesi attribuivano grande importanza alla tutela dell’ambiente. Secondo i documenti storici dell’epoca, ai tempi di Yu il Grande «durante i tre mesi di primavera, nessuno portava con sé l’ascia nei boschi, così che gli alberi potessero riprendere a crescere e, nei tre mesi estivi, nessuno metteva le reti nei fiumi, affinché i pesci potessero riprodursi»[3].

L’accademico confuciano Zengzi scriveva inoltre: «Gli alberi possono essere abbattuti solo nella stagione giusta, come gli animali possono essere macellati solo al momento giusto»[4]. Questi precetti sono indicativi dell’idea di moderazione, propria della cultura tradizionale cinese, e della benevolenza e cura che è giusto praticare nei confronti dell’ambiente.

A partire dalla Rivoluzione industriale, l’inquinamento prodotto dalle fabbriche ha causato gravi danni all’ecosistema; le società occidentali hanno iniziato ad acquisire coscienza del problema. Con l’introduzione di normative e standard produttivi a tutela dell’ambiente, l’inquinamento è stato effettivamente contrastato e lo stato dell’ecosistema è notevolmente migliorato. Allo stesso tempo, nei cittadini, la consapevolezza dell’importanza della difesa dell’ambiente è cresciuta enormemente, al punto che quest’ultima è diventata un obiettivo unanimemente condiviso.

È necessario fare una distinzione fra tutela dell’ambiente, movimenti ambientalisti ed Ambientalismo. La tutela dell’ambiente è un principio che esiste sin dai primordi della civilizzazione umana: deriva dalla semplice comprensione che l’ambiente ha bisogno di essere protetto; non ha mai avuto nulla a che vedere con alcuna ideologia politica. Il movimento ambientalista, invece, ha una connotazione socio-politica. Il suo obiettivo fondamentale è il cambiamento delle politiche ambientaliste, dei modi di pensare e delle abitudini collettive, attraverso i movimenti di massa, l’influenza sui mass media e la mobilitazione politica.

L’Ambientalismo, infine, è una filosofia e un’ideologia che si concentra sulla necessità di difendere l’ambiente e la coesistenza armoniosa tra la società umana e l’ecosistema naturale.

Le motivazioni di partenza dei movimenti ambientalisti e dell’Ambientalismo non sono le stesse del Comunismo, ma i comunisti sono maestri nell’appropriarsi dei movimenti di massa e nel manipolarli a proprio vantaggio; è per questo motivo che, sin dai primordi del moderno Ambientalismo, i comunisti hanno sistematicamente agito per entrare nel movimento.

Le problematiche connesse all’ambiente sono oggi estremamente complesse, poiché il movimento ha fatto largo uso di un’efficace retorica sensazionalistica, così da approfittare della sincera volontà delle persone di difendere l’ambiente, creando così un movimento politico su scala globale. Un gran numero di attivisti hanno buone intenzioni, agiscono mossi dal proprio senso di giustizia e sono veramente preoccupati del futuro dell’Umanità.

Quello che molti non riconoscono è invece il modo in cui i comunisti usano la causa ambientalista per posizionare sé stessi su un piano morale superiore, al fine di realizzare il proprio programma. È in questo modo che la tutela dell’ambiente diviene altamente politicizzata ed estrema, fino al punto di degenerare in uno pseudo-culto religioso (evidentemente privo di ogni fondamento morale tradizionale). A questo punto, entrano in azione una vera e propria propaganda fuorviante e l’imposizione di numerose misure politiche diventano dominanti, trasformando l’Ambientalismo in una sorta di versione semplificata del Comunismo.

In questo capitolo si analizza il modo in cui l’Ambientalismo sia diventato un’ideologia collegata al Comunismo, di come il movimento ambientalista sia stato occupato, manipolato e cooptato al fine di operare al servizio degli obiettivi del Comunismo e, infine, delle conseguenze che ne deriveranno se questa operazione dovesse proseguire indisturbata.

1. Le radici dell’Ambientalismo affondano nel Comunismo

Lo Spettro del Comunismo ha sempre gestito la propria strategia con lungimiranza, mettendo a punto in modo estremamente complesso, e in numerosi campi, le condizioni ideali per portare l’Umanità alla distruzione. Nato in Europa, il Comunismo ha scatenato due rivoluzioni sanguinose per prendere il potere nelle due maggiori potenze orientali: la Russia e la Cina. L’area di influenza comunista e l’Occidente sono poi entrati in un lungo conflitto nel corso della Guerra Fredda, fino al collasso dell’intero blocco sovietico. Lo Spettro ha quindi diffuso in modo subdolo i propri elementi, sia in Occidente che in Oriente, a partire dagli anni 90 del XX secolo. Allo stesso tempo, i comunisti iniziarono un processo per costituire un governo planetario, ovviamente sottoposto al proprio ferreo controllo (l’internazionalismo, d’altronde, è da sempre uno dei tratti distintivi del Marxismo).

Per conseguire un obiettivo di simili proporzioni, tuttavia, il Comunismo ha dovuto, e deve, servirsi di “nemici” (o crearli, quando non ne esistono) che costituiscano una minaccia per l’intera Umanità. Spaventando le società in tutto il mondo, i cittadini cedono sia le proprie libertà individuali che la sovranità della propria nazione. In quest’ottica, la creazione di un clima di panico globale, creato dagli imminenti disastri ambientali ed ecologici di vario genere, risulta una “strada obbligatoria” da percorrere.

a. Le tre fasi dell’Ambientalismo 

La formazione e lo sviluppo del movimento ambientalista sono inestricabilmente legati al Comunismo. Nello specifico, il suo sviluppo ha attraversato tre fasi. Il primo stadio è il periodo di elaborazione teorica, che può essere collocato tra la pubblicazione del Manifesto Comunista di Marx ed Engels nel 1848, alla prima Giornata della Terra nel 1970.

All’inizio di questa fase, Marx e i suoi discepoli non consideravano l’Ambientalismo come un focus della loro trattazione teorica, ma l’ateismo marxista e il materialismo erano naturalmente allineati con la corrente principale dell’Ambientalismo. Marx dichiarò che il Capitalismo è contrario alla natura (cioè all’ambiente). I discepoli di Marx concepirono il termine “ecosistema” e silenziosamente inclusero l’Ambientalismo negli ambiti in cui era destinato a fermentare.

Nell’ultimo decennio di questa fase, dal 1960 al 1970, sono apparsi negli Stati Uniti due libri di successo: Silent Spring [Primavera Silenziosa] (1962) e Population Bomb [La bomba demografica] (1968). L’Ambientalismo è entrato nell’arena pubblica con il pretesto di ‘proteggere l’ambiente’.

L’evento di riferimento durante l’inizio della seconda fase fu la prima Giornata della Terra tenuta nel 1970, seguita dalla prima Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente umano a Stoccolma, organizzata dalle Nazioni Unite nel 1972. In questa fase si formarono rapidamente una serie di organizzazioni e le loro attività aumentarono. Negli Stati Uniti e in Europa, hanno spinto i governi ad agire attraverso la propaganda, le proteste e l’attivismo, giustificando il tutto con la scusa delle ricerche scientifica, delle normative, e così via.

Su larga scala, la controcultura degli anni ’60 ha funzionato come una parata militare di elementi comunisti in Occidente. Sono saliti sul palco cooptando i diritti civili e i movimenti contro la guerra, per poi rapidamente diffondersi in altre forme di battaglie anticapitaliste, tra cui il movimento femminista, il movimento omosessuale e altre.

Dopo gli anni ’70, in seguito al declino del movimento contro la guerra del Vietnam, l’ideologia comunista iniziò un processo di istituzionalizzazione: chiamato “la lunga marcia attraverso le istituzioni”, avvenne nello stesso periodo in cui il femminismo e l’Ambientalismo si diffusero largamente. È questa la causa principale dell’ampia diffusione dell’ideologia ambientalista e delle relative mobilitazioni sociali.

Una delle forze più importanti che ha appoggiato la causa dell’Ambientalismo negli anni ’70 fu il movimento hippy, spina dorsale della controcultura. In effetti, dopo aver fallito nella Guerra Fredda, il Comunismo era in procinto di riproporsi sotto la bandiera dell’Ambientalismo, con l’intento di introdurre il Comunismo globale sotto un altro nome.

La terza fase è iniziata alla vigilia della fine della Guerra Fredda. Nel 1988, le Nazioni Unite hanno istituito il Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC) e il concetto di riscaldamento globale ha iniziato ad entrare nel regno politico. [5] All’inizio del crollo dell’Unione Sovietica nel 1990, a Mosca si è tenuta una conferenza internazionale sull’ambiente. Nel suo discorso, Mikhail Gorbaciov  ̶ Segretario Generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica ̶ sostenne la creazione di un sistema internazionale di monitoraggio ambientale, firmò un patto per proteggere ‘aree ambientali esclusive’, espresse sostegno ai programmi ambientali delle Nazioni Unite e chiese una conferenza di approfondimento (tenutasi nel giugno 1992 in Brasile)[6].

Quasi tutti gli ambientalisti occidentali accettarono quelle proposte. In questa fase, il riscaldamento globale è diventato il principale nemico dell’umanità, secondo gli ambientalisti. La propaganda, che utilizzava la protezione ambientale per giustificare l’imposizione di gravose normative, aumentò in modo inatteso e il numero e la portata di leggi e norme ambientali proliferarono rapidamente.

L’Ambientalismo è diventato lo strumento principale per limitare la libertà dei cittadini, in tutto il mondo, privando le nazioni della loro sovranità, vincolando e disputando contro le società libere dell’Occidente. Il risultato fu che dopo la fine della Guerra Fredda, gli ex comunisti dell’Unione Sovietica, così come i comunisti e i loro compagni di viaggio in Occidente, iniziarono a unirsi al movimento per la protezione dell’ambiente. L’Ambientalismo emerse come una forza sul palcoscenico mondiale, e cominciò sempre più ad assumere i colori del Comunismo.

b. Ambientalismo e Marxismo hanno radici comuni

Secondo la comprensione dei credenti nelle religioni ortodosse, tanto in Oriente quanto in Occidente, gli esseri umani sono stati creati da Dio a sua immagine; la vita umana è quindi dotata di un valore, uno scopo e una dignità più elevate rispetto alle altre forme di vita sulla Terra. Allo stesso modo, anche l’ambiente naturale è creato da Dio. L’uomo ha l’obbligo di prendersi cura della natura sebbene sia la natura a esistere per l’uomo, non viceversa.

Agli occhi degli atei e dei materialisti, tuttavia, la vita umana non ha una qualità così speciale. Engels scrive in uno dei suoi saggi: «La vita è il modo di esistenza delle sostanze albuminose [vale a dire le proteine]. … [7]». In questa visione, la vita umana non è altro che una configurazione unica di proteine, non diversa a livello essenziale dagli animali o dalle piante; quindi è logico che gli esseri umani possano essere privati della libertà e anche delle loro vite, in nome della protezione della natura.

Nel 1862, in un libro sulla chimica organica, il chimico tedesco Justus von Liebig, un collega di Marx, criticava gli agricoltori britannici per l’uso degli escrementi di uccelli importati come fertilizzante. L’agricoltura britannica aveva beneficiato del letame degli uccelli, un fertilizzante efficiente, e i raccolti erano aumentati in modo significativo. Verso la metà del diciannovesimo secolo, gli inglesi avevano a disposizione fonti di cibo di alta qualità. Il business degli escrementi di volatili aveva avvantaggiato gli uomini d’affari in vari Paesi, gli agricoltori britannici e i consumatori britannici.

Perché Justus von Liebig ha voluto condannare questa pratica? La sua indignazione morale era dovuta a quattro ragioni. In primo luogo, il processo di raccolta degli escrementi di uccelli danneggia la natura; secondo, i mercanti sfruttano i lavoratori con bassi salari; in terzo luogo, alti rendimenti alimentari stimolano la crescita della popolazione, che a sua volta richiede più cibo, superando ciò che la natura può fornire; in quarto luogo, più persone e bestiame significano più immondizia e letame[8].

All’epoca, durante la stesura de Il Capitale, Marx studiava attentamente il lavoro di Justus von Liebig, elogiandolo per aver «sviluppato dal punto di vista delle scienze naturali, il lato negativo, cioè distruttivo, dell’agricoltura moderna[9]». Come Justus von Liebig, anche Marx considerava ogni tentativo di creare ricchezza usando le risorse naturali una sorta di circolo vizioso, sostenendo che  «un’agricoltura razionale è incompatibile con il sistema capitalista[10»].

Dopo che Lenin e il suo partito bolscevico tentarono un Colpo di Stato in Russia, vennero rapidamento promulgati il “Decreto sulla terra” e il “Decreto sulle foreste” per nazionalizzare le risorse provenienti dalla terra, foreste, acqua, minerali, animali, vegetali e impedire alle persone il loro utilizzo senza autorizzazione[11].

Il meteorologo e scrittore americano Brian Sussman descrive nel suo libro Eco-Tyranny: How the Left’s Green Agenda Will Dismantle America [Eco tirannia, come l’agenda dei Verdi demolirà l’America] come le idee di Marx e Lenin siano totalmente in linea con quelle degli ambientalisti di oggi. Dal loro punto di vista, nessuno ha il diritto di trarre profitto dalle risorse naturali: «Che si tratti di salvare foreste, balene, lumache o il clima, tutto fa capo a una credenza profondamente radicata che la ricerca di tale profitto è immorale, e alla fine distruggerà il pianeta, a meno che non venga fermata[12]».

Questo movimento ambientalista globale ha coinvolto un gran numero di pensatori, politici, scienziati, attivisti e personalità dei media. Questo capitolo non ha spazio sufficiente per enumerare per intero i loro pensieri, discorsi e azioni, ma non possiamo ignorare la figura di Maurice Strong, un canadese fondatore del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente. Strong è stato tra gli organizzatori della Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente umano del 1972 e della Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente e lo sviluppo del 1992; è il nipote di Anna Louise Strong, una nota giornalista filo-comunista che si stabilì in Cina. Maurice Strong fu profondamente influenzato dalla zia, arrivando a definirsi «un socialista nelle idee e un capitalista nella pratica[13]».

Maurice Strong è arrivato ad occupare un posto importante nel movimento ambientalista globale. «Condivide le opinioni del più estremo ambientalista, ma invece di urlare insulti alla polizia durante le manifestazioni contro una conferenza globale, si presenta come Segretario Generale e ha in mano il martelletto per emettere la sentenza[14]».

Le opinioni espresse dall’Agenzia delle Nazioni Unite per l’ambiente sotto la guida di Strong appaiono quasi identiche al Marxismo: «La proprietà terriera privata è uno dei principali strumenti usati per accumulare ricchezza, contribuisce perciò all’ingiustizia sociale. È quindi indispensabile il controllo pubblico dell’uso della terra[15]». Maurice Strong scelse di stabilirsi a Pechino dopo il pensionamento; è morto nel 2015.

Natalie Grant Wraga, è stata una studiosa specializzata sull’Unione Sovietica. Studiando la questione ha scritto: «La protezione dell’ambiente può essere usata come pretesto per adottare una serie di misure volte a indebolire la capacità industriale delle nazioni sviluppate. Potrebbe anche essere usata per spaventare [la popolazione], abbassando il loro tenore di vita, impiantando poi valori comunisti [16]». In realtà, l’Ambientalismo non ha origine solo dall’ex blocco comunista. Va più in profondità e si collega all’obiettivo generale del Comunismo di indebolire libertà e diritti in tutto il mondo.

c. Marxismo ecologico

Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento due scienziati britannici, Ray Lankester e Arthur Tansley, svilupparono i concetti di ecologia e di ecosistema. Entrambi erano socialisti fabianisti, una variazione del Marxismo. Lankester era uno zoologo, da giovane divenne amico di Marx, quando quest’ultimo era ormai anziano; Lankester era spesso ospite a casa sua e fu tra i pochi presenti al suo funerale. Una volta, Lankester scrisse a Marx informandolo che stava studiando Il Capitale «[traendone] il più grande piacere e beneficio[17]».

Nell’Inghilterra di quel periodo Tansley fu la figura più importante nei campi dell’ecologia e della botanica, in qualità di primo presidente della British Ecological Society. Fu lui a coniare il “ecosistema”. Tansley fu profondamente influenzato da Lankester, durante i suoi studi all’Università di Londra[18].

I legami originari tra l’ideologia ecologista e il Marxismo sembrano emergere nella connessione tra Lankester, Tansley e il Marxismo, sebbene ecologia e Ambientalismo non siano la stessa cosa. L’ecologia riguarda la relazione tra gli esseri viventi e l’ambiente, mentre l’Ambientalismo si occupa dei disastri ecologici. L’ecologia, tuttavia, è strettamente correlata all’Ambientalismo perché fornisce le basi teoriche per definire i disastri ecologici. Il Marxismo ecologico, derivante dall’ecologia, è un ulteriore passo avanti rispetto a queste idee.

Il Marxismo ecologico aggiunge il concetto di crisi ecologica alle argomentazioni marxiste sulla crisi economica del Capitalismo. Lo scopo è di allargare il presunto conflitto tra la borghesia e il proletariato, aggiungendo un conflitto intrinseco tra produzione e ambiente. Questa è la teoria della doppia crisi o del doppio conflitto. Nella teoria marxista, il conflitto di base del Capitalismo è tra le forze produttive e i rapporti presenti nella produzione, chiamato conflitto primario. Il conflitto secondario si origina tra l’ambiente di produzione (l’ecosistema), le forze produttive e i rapporti presenti nella produzione In questa teoria, il conflitto primario porta alla crisi economica, mentre il conflitto secondario porta alla crisi ecologica[19].

Lo sviluppo del Capitalismo, avvenuto nel corso di oltre un secolo, dimostra che il Marxismo sbaglia nel prevedere il crollo del Capitalismo a causa della crisi economica. Al contrario, il Capitalismo ha continuato a prosperare. In risposta a ciò, la nozione di crisi ecologica è diventato uno strumento del Comunismo, quando gli accademici di sinistra scoprirono che il Marxismo poteva essere una base teorica per l’Ambientalismo, radicalizzando così il movimento ambientalista e la visione del mondo.

d. Socialismo ecologico

Come suggerisce il nome, il Socialismo ecologico è un’ideologia che unisce ecologia e Socialismo. I critici lo hanno definito un ”cocomero”: verde all’esterno e rosso all’interno, dato che al suo interno vi sono delle tipiche richieste socialiste, come la ”giustizia sociale”, mentre all’esterno appare la consapevolezza ecologica. Il tentativo è chiaro: far avanzare l’ideologia socialista con nuovi mezzi.

Una interessante illustrazione del Socialismo ecologico è il Manifesto Ecosocialista, pubblicato da Joel Kovel e Michael Lowy nel 2001. La campagna di Kovel per diventare il candidato del Partito dei Verdi alla presidenza degli Stati Uniti non ha avuto successo. Lowy è un membro della  Frazione Trotzkista per la Quarta Internazionale. Nel Manifesto Ecosocialista gli autori affermano che il Capitalismo non può risolvere la crisi ecologica e che sarà sostituito dal Socialismo ecologico; quest’ultimo non viene considerato come un ramo del Socialismo, ma come un nuovo Socialismo, per una nuova epoca. [20]

Nel 2002 Kovel ha pubblicato un libro intitolato The Enemy of Nature: The End of Capitalism o The End of the World? [Il nemico della Natura: la fine del Capitalismo o la fine del mondo?] Il libro descrive in dettaglio la teoria del Socialismo ecologico, criticando duramente il Capitalismo e suggerendo un cambiamento dell’attuale situazione, andando verso direzioni radicalmente nuove[21].

e. Politiche verdi: il Verde è il nuovo Rosso

Quando l’Ambientalismo entra in politica, nasce la politica verde o ecopolitica. Il Partito dei Verdi fondato in molti Paesi del mondo è il risultato di una politica verde che, oltre alla protezione dell’ambiente, di solito include: la giustizia sociale, il femminismo, l’attivismo contro la guerra e il pacifismo. Global Greens, ad esempio, è un’organizzazione internazionale associata al Partito dei Verdi, il suo statuto del 2001 è fortemente influenzato dall’ideologia marxista, inclusa una forte enfasi su una presunta uguaglianza tra l’uomo e gli animali[22].

L’Ambientalismo è di solito spinto in avanti dal Socialismo e dal Comunismo. Dopo la caduta dei regimi comunisti in Russia e nell’Europa orientale, molti ex membri del partito comunista, e le rimanenti forze comuniste, si unirono o fondarono partiti verdi. È da qui che nasce l’ideologia di sinistra del Partito dei Verdi, e come conseguenza il termine Sinistra Verde. Dopo la caduta del Partito Comunista Sovietico, l’ex leader dell’Unione Sovietica Gorbaciov cercò senza successo di riaffacciarsi al mondo della politica. Divenne quindi un ambientalista, fondando la Green Cross International. Come si può facilmente immaginare Gorbaciov introdusse elementi comunisti nelle sue attività ambientali, promuovendo la creazione di un governo mondiale per fermare la crisi ambientale[23].

Molti partiti comunisti in Occidente sono direttamente coinvolti nei movimenti di protezione dell’ambiente. Jack Mundey, uno dei fondatori del movimento australiano Green Ban, è membro del Partito Comunista Australiano. Sua moglie è la presidente nazionale del Partito Comunista Australiano[24].

f. Eco-terrorismo

A causa delle influenze di Sinistra, l’Ambientalismo è stato relativamente radicale sin dall’inizio. Al suo interno vi sono diverse ramificazioni radicali, tra cui: Ecologia profonda, Ecofemminismo, Ecologia sociale, Bioregionalismo e simili. Alcuni di queste sezioni sono fortemente estremiste. I gruppi più conosciuti includono Earth First! e il Fronte di Liberazione della Terra. Per fermare le attività che considerano dannose per l’ambiente utilizzano anche esplosivi e incendi dolosi, Le loro azioni sono conosciute come ecoterrorismo.

Il gruppo Earth First! è stato stabilito nel 1979, il suo motto è “Nessun compromesso in difesa di Madre Terra!”. Il gruppo agisce in modo diretto contro specifici obiettivi come il disboscamento, la costruzione di dighe e altri progetti. Una delle tattiche più note del gruppo è chiamata ‘tree sit’: gli attivisti si siedono davanti agli alberi o si arrampicano di essi per impedirne l’abbattimento. Le operazioni di Earth First! attirarono molti nuovi membri, inclusi chi era vicino alla sinistra, anarchici e altri che volevano ribellarsi alla società convenzionale.

Nel 1992, alcuni dei membri più estremisti fondarono una branca chiamata Fronte di Liberazione della Terra. L’incendio doloso divenne la loro tattica principale. Verso la fine del 2000, nove palazzi di lusso a Long Island, New York, furono ridotti in cenere in una sola notte. L’azione venne giustificata dal gruppo sostenendo che le ville erano state costruite all’interno di foresta naturale. Dopo aver commesso l’incendio doloso, il Fronte di Liberazione della Terra creò il proprio slogan: “Se lo costruisci, lo bruceremo!”.

Nel 2005 l’FBI annunciò che il Fronte di Liberazione della Terra era la più grande minaccia terroristica negli Stati Uniti: il gruppo era sospettato di essere stato coinvolto in oltre 1.200 crimini, creando danni per decine di milioni di dollari[25]. Le loro azioni hanno da tempo superato i limiti delle normali proteste politiche o delle divergenze di opinioni. L’ideologia comunista ha sfruttato l’odio per trasformare alcuni ambientalisti in eco-terroristi, non diversi da qualsiasi altro terrorista.

g. Greenpeace: una storia non pacifica

Greenpeace è stata fondata nel 1971 ed è la più grande organizzazione ambientale del mondo, con uffici in 40 Paesi e un utile annuo di oltre 350 milioni di dollari. Greenpeace è anche una delle organizzazioni ambientali più estremiste. Paul Watson, co-fondatore di Greenpeace, lasciò l’organizzazione nel 1977, disse: «Il segreto del successo di David McTaggart [ presidente di Greenpeace dal 1979 al 1991] è il segreto del successo di Greenpeace: non importa ciò che è vero, importa solo ciò che le persone credono sia vero… Tu sei ciò che i media ti definiscono. [Greenpeace] è diventato un mito e una macchina che genera miti[26]».

Patrick Moore, un altro co-fondatore di Greenpeace, era un fervido protettore dell’ambiente. Tuttavia, lasciò la sua posizione quando scoprì che l’organizzazione «prese bruscamente una piega politica sinistroide[27]». Si era trasformata in un’organizzazione estremista, con un’agenda politica ostile verso l’intera produzione industriale. Il suo programma era basato più sulla politica che su solidi dati scientifici[28].

La strategia utilizzata da organizzazioni ambientali estremiste come Greenpeace è di utilizzare tutti i mezzi necessari per raggiungere i propri obiettivi. Su questo punto, l’Ambientalismo estremista è molto simile al Comunismo. Nel 2007 sei membri di Greenpeace hanno fatto irruzione in una centrale elettrica a carbone britannica, con lo scopo di interrompere il servizio elettrico. Denunciati per aver provocato danni materiali per circa 30.000 sterline inglesi [circa 34.000 euro], i sei hanno ammesso il tentativo di interrompere l’attività della centrale elettrica, ma di averlo fatto per prevenire danni ancora più grandi (una crisi ambientale dovuta ai gas serra). In tribunale sono stati dichiarati innocenti.

Prima di questa sentenza, Greenpeace aveva già ottenuto molte vittorie giudiziarie, tra cui danneggiamenti a centrali nucleari, aziende automobilistiche e impianti di produzione di aerei da caccia[29]. Il confine tra azioni legittime e non, viene semplicemente cancellato con tale logica. Il Marxismo-leninismo tradizionale usa la promessa di un’eventuale utopia per legittimare omicidi, incendi e rapine. Allo stesso modo, sotto la bandiera dell’Ambientalismo, i comunisti mettono in guardia contro le crisi ambientali per legittimare tattiche violente e illegali.

Nell’esempio sopra riportato, i membri di Greenpeace hanno persuaso la giuria a considerare le loro motivazioni criminali come invece legittime, dimostrando come sia possibile ingannare un grande gruppo di persone, e portarlo ad accettare argomenti ingannevoli e infondati. Tutto ciò fa parte della perdita di valori universali e della caduta della moralità nella società.

2. Il mito del consenso sul cambiamento climatico

Nella società moderna il cambiamento climatico è un argomento fortemente dibattuto. Il confronto pubblico su questo tema è insolitamente vivace, con opinioni diverse da parte dei media, del grande pubblico e in politica. L’argomento più comune è che l’emissione dei gas serra da parte delle attività umane abbia causato il riscaldamento globale, il che porterà a pericolosi disastri climatici. Chi sostiene tale visione afferma che si è arrivati a questa conclusione attraverso il consenso scientifico, o che sia una scienza esatta. Per alcuni ambientalisti coloro che rifiutano questa conclusione non sono considerate solo ‘contro la scienza’, ma anche ‘contro l’umanità’.

I membri di Greenpeace che hanno danneggiato la centrale a carbone sono stati prosciolti dal loro crimine perché un famoso esperto, sostenitore del ‘consenso scientifico’, ha testimoniato a loro favore,dichiarando che la quantità di gas serra emessa dalla centrale ogni giorno porterebbe all’estinzione di oltre quattrocento specie, tra le altre cose.

La comunità scientifica ha davvero raggiunto un consenso? Richard Lindzen, professore di meteorologia al Massachusetts Institute of Technology, ora in pensione, ha scritto un articolo in cui esprimeva il suo punto di vista sul fatto che la scienza del clima non sia, di fatto, esatta[30].

Steven Koonin, ex sottosegretario del Dipartimento dell’Energia degli stati Uniti per la Scienza, e attuale professore alla New York University, ha scritto nel suo articolo Climate Science Is Not Settled [Non siamo d’accordo sulla Scienza del clima]: «Siamo molto lontani dalle conoscenze necessarie per creare una buona politica climatica[31]». In un altro saggio, Koonin ha ricordato ai lettori: «Il pubblico è in gran parte inconsapevole degli intensi dibattiti nell’ambito della scienza del clima. In una recente riunione nazionale, c’erano più di 100 ricercatori governativi e universitari che dibattevano per distinguere l’impatto umano e le naturali variazioni climatiche. La discussione non riguardava delle sottigliezze, ma aspetti fondamentali della nostra comprensione [del clima], come l’apparente e inaspettato rallentamento nell’innalzamento globale del livello del mare negli ultimi due decenni[32]».

In generale la temperatura superficiale della Terra è aumentata a partire dal 1880, e l’anidride carbonica e altri gas serra emessi nell’atmosfera hanno un effetto nell’aumentare la temperatura globale. Gli scienziati non hanno opinioni divergenti riguardo a questi argomenti di base. Le domande più importanti, domande che aprono un forte dibattito tra gli scienziati, sono le seguenti: il riscaldamento è causato principalmente dall’attività umana o da fattori naturali? Quanto sarà caldo il mondo entro la fine del ventunesimo secolo? L’umanità ha la capacità di prevedere come cambierà il clima in futuro? Il riscaldamento globale causerà dei disastri?

Da un’altra prospettiva sembra che la comunità scientifica abbia raggiunto una sorta di accordo sul cambiamento climatico: le dichiarazioni di chi oppone al cosiddetto consenso raramente appaiono nei media o nelle riviste accademiche. Michael Griffin, fisico e ingegnere che ha ricoperto il ruolo di amministratore della NASA dal 2005 al 2009, ha dichiarato in un’intervista alla National Public Radio nel 2007: «Non ho alcun dubbio sul fatto che a livello globale esiste una tendenza al riscaldamento globale. Non sono sicuro sia giusto dire che sia un qualcosa con cui dobbiamo avere a che fare. Vederlo come un problema significa dare per scontato che lo stato del clima terrestre che abbiamo al giorno d’oggi sia il clima ottimale, il miglior clima che potremmo mai avere o che abbiamo mai avuto. E quindi  dobbiamo agire per assicurarci che non cambi.

Prima di tutto non penso che l’umanità abbia il potere di far sì che il clima non possa cambiare, come hanno dimostrato milioni di anni di Storia. In secondo luogo, vorrei chiedere: tra gli esseri umani — chi, dove e quando — dovrebbe avere il privilegio di decidere che questo specifico clima che abbiamo oggi, in questo momento, sia il miglior clima per tutti gli altri esseri umani. Penso che sarebbe piuttosto presuntuoso per una persona arrogarsi un tale diritto»[33].

Sebbene Griffin stesse cercando di esprimere l’umiltà che le persone dovrebbe avere nei confronti della scienza, ha subìto immediatamente gravi critiche da parte dei media e di alcuni climatologi, che hanno etichettato le sue osservazioni come frutto della sua ignoranza. Griffin venne di fatto costretto a scusarsi il giorno dopo, a causa dell’incredibile pressione[34].

Alcuni mesi dopo, in un’altra intervista, Griffin ha commentato: «Personalmente ritengo che le persone stiano esagerando nella discussione sui cambiamenti climatici; siamo arrivati al punto che non viene quasi riconosciuto come un argomento tecnico. In pratica ha assunto uno status religioso, che trovo deplorevole». Considerando il punto di vista di Griffin sul ‘consenso scientifico’, si può capire che il cosiddetto consenso sui cambiamenti climatici non è il risultato di un processo scientifico. Griffin considera il progresso scientifico come risultato di un dibattito: «Sviluppi le tue teorie, pubblichi i tuoi dati, porti avanti le tue tesi, altri  le attaccano o tentano di farlo. Il consenso scientifico si evolve in questo modo[35]». Utilizzare qualsiasi mezzo per soffocare il dibattito scientifico, viola lo spirito stesso della scienza.

Il professor Lennart Bengtsson, membro della British Royal Meteorological Society, e in precedenza direttore del Centro Europeo per le Previsioni Meteorologiche a Medio Termine (ECMWF), si è guadagnato, grazie alla sua straordinaria reputazione e autorevolezza, l’ingresso nella Global Warming Policy Foundation (GWPF, un think-tank che studia le teorie del riscaldamento globale). Come conseguenza, ha dovuto affrontare taglienti giudizi e una intensa pressione da parte dei suoi colleghi. Due settimane dopo, fu costretto a dimettersi.

Nella sua lettera di dimissioni, Bengtsson ha scritto: «Negli ultimi giorni sono stato sottoposto a una tale pressione, da tutto il mondo, che è praticamente insopportabile. Se dovesse andare avanti così non sarei in grado di svolgere il mio lavoro normalmente, e mi dovrei preoccupare della mia salute e sicurezza. … Alcuni colleghi hanno ritirato il loro sostegno nei miei confronti, altri hanno interrotto collaborazioni già avviate, ecc … Non mi sarei mai aspettato nulla di simile [dai tempi del maccartismo] in una comunità che era così pacifica, come quella della meteorologia. Evidentemente qualcosa è cambiato negli ultimi anni[36]».

L’osservazione di Bengtsson è corretta: quel “qualcosa è cambiato negli ultimi anni” è il risultato dell’ideologia comunista e delle tattiche di lotta di classe che hanno fatto breccia nel campo della meteorologia.

In realtà, il presunto consenso scientifico sul cambiamento climatico ha trasformato la teoria del cambiamento climatico in un dogma. Il cambiamento climatico è diventato un principio fondamentale, sacro e inviolabile per l’Ambientalismo di oggi. Gli scienziati, i media e gli attivisti ambientalisti che accettano questa dottrina sono uniti nel diffondere la paura di un disastro imminente; è uno strumento importante, utilizzato dal movimento ambientalista, per spaventare il pubblico e renderlo obbediente alle politiche che ne conseguono. Attraverso il processo di stabilire e consolidare questo dogma, è possibile distinguere una serie di tecniche comuniste che rientrano nella lotta di classe: l’inganno, il mobbing, la gogna pubblica, provocazioni e conflitti.

a. Breve storia del ”consenso” nella scienza del clima

Nel 1988 è stato istituito il Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC). Tra i suoi compiti principali vi è valutare le ricerche scientifiche presenti e presentare, ogni cinque anni, una relazione autorevole sui cambiamenti climatici. Lo scopo era di stabilire un consenso scientifico sulle questioni climatiche, così da fornire delle basi scientifiche agli organi legislativi [37] Le relazioni dell’IPCC contengono spesso un elenco di migliaia di autori, coautori e revisori: per questo sono considerate la dimostrazione del consenso raggiunto dai migliori scienziati al mondo.

Nel 1992, la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) dichiarò il suo obiettivo: stabilizzare le concentrazioni di gas a effetto serra nell’atmosfera a un livello tale da prevenire pericolose interferenze antropogeniche con il sistema climatico. Da notare come fosse già dato per scontato che i cambiamenti climatici fossero pericolosi e causati dall’uomo. In seguito, l’IPCC ricevette l’incarico di identificare l’influenza umana sul clima e l’impatto ambientale e socio-economico dei cambiamenti climatici[38].

Nel momento in cui l’UNFCCC  dà per scontato che gli esseri umani sono i responsabili dei pericolosi cambiamenti climatici, l’ambito di azione dell’IPCC si restringe. Da aggiungere che se i cambiamenti climatici non fossero considerati né pericolosi, né causati dall’attività industriale, non sarebbe necessario indirizzare le attività dei corpi legislativi e di conseguenza l’esistenza stessa dell’IPCC non sarebbe necessaria. Tali conflitti di interesse hanno giocoforza influenzato il campo di indagine dell’IPCC[39].

  • L’IPCC ha rimosso le dichiarazioni di incertezza

Poco prima che l’IPCC pubblicasse il suo Secondo Rapporto di Valutazione nel 1995, il dott. Frederick Seitz, un fisico di fama mondiale, ex presidente della National Academy of Sciences e Presidente della Rockefeller University di New York, ottenne una copia del documento. Seitz scoprì che il contenuto del rapporto, dopo aver superato la revisione scientifica e prima di essere inviato alla stampa, era stato ampiamente modificato. Tutte le incertezze sulle attività umane collegate ai cambiamenti climatici erano state rimosse.

In un suo articolo, pubblicato sul The Wall Street Journal, Seitz affermava: «Appartengo alla comunità scientifica americana da oltre 60 anni, … non ho mai assistito a una corruzione più inquietante del processo di peer review [valutazione tra pari, ndr che hanno portato alla pubblicazione del rapporto dell’IPCC.» [40]

Le dichiarazioni cancellate includono quanto segue: [41]

— «Nessuno degli studi sopra citati ha dimostrato chiaramente che possiamo attribuire i cambiamenti climatici all’aumento dei gas serra.»
— «Ad oggi nessuno studio ha attribuito [i cambiamenti climatici finora osservati] in tutto o in parte a cause antropogeniche [provocate dall’uomo].»
— «Eventuali dichiarazioni sull’esistenza di significativi cambiamenti climatici, saranno probabilmente controverse fino a quando le incertezze presenti nelle variabili naturali del sistema climatico verranno ridotte.»

Anche se l’IPCC ha successivamente affermato che tutte le modifiche al rapporto erano state approvate dagli autori, tali modifiche rivelano come il lavoro dell’IPCC sia stato influenzato dalla politica. Il rapporto di valutazione non contiene alcuna ricerca originale, ma riassume principalmente le ricerche già esistenti. Poiché la ricerca esistente contiene molteplici punti di vista diversi, al fine di ‘raggiungere il consenso’ ― come si è proposto di fare ―  l’IPCC si è semplicemente sbarazzato delle opinioni contrarie.

Nell’aprile 2000 la bozza del Terzo Rapporto di Valutazione dell’IPCC dichiarava: «C’è stato un visibile impatto umano sul clima a livello globale». La versione pubblicata a ottobre dello stesso anno afferma: «È probabile che l’aumento delle concentrazioni di gas serra antropogenici abbia contribuito significativamente al riscaldamento osservato negli ultimi 50 anni». Infine, nella conclusione ufficiale, la dichiarazione è stata ancora più netta: «La maggior parte del riscaldamento osservato negli ultimi 50 anni è probabilmente dovuto all’aumento delle concentrazioni di gas serra.»

Quando Tim Higham, portavoce del Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite, è stato interrogato sulla base scientifica di tali cambiamenti, la sua risposta è stata onesta: «Non è una nuova branca scientifica, gli scienziati volevano far arrivare un messaggio chiaro e forte ai politici». [42] In altre parole, l’UNFCCC assegna un compitino all’IPCC, rendendo chiara la risposta desiderata. L’IPCC, quindi, consegna quanto è stato richiesto.

• Il rapporto dell’IPCC ha gonfiato il ”consenso sul disastro”.

Paul Reiter, professore all’Istituto Pasteur in Francia, è uno dei maggiori esperti di malaria e di altre malattie trasmesse dagli insetti. Trovandosi in disaccordo con il rapporto dell’IPCC, ha dovuto minacciare di avviare una causa contro l’IPCC per rimuovere il suo nome dall’elenco dei primi duemila scienziati che avrebbero sostenuto il rapporto. Ha detto che l’IPCC «fa sembrare che tutti i migliori scienziati siano d’accordo, ma non è vero[43]».

Nella sua testimonianza al Senato degli Stati Uniti il 25 aprile 2006, Reiter ha dichiarato: «Un aspetto irritante del dibattito è che questa ”scienza” pretestuosa venga approvata in pubblico da autorevoli gruppi di ”esperti”. Mi riferisco in particolare al Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC). Ogni cinque anni, questa organizzazione con sede negli Stati Uniti, rende pubblico quello che chiama ”consenso dei migliori scienziati del mondo relativo a tutti gli aspetti del cambiamento climatico”. A parte il discutibile processo con cui questi scienziati vengono selezionati, tale consenso è frutto della politica, non della scienza[44]».

Gli ambientalisti hanno promosso l’idea che le malattie trasmesse dagli insetti, come la malaria, causeranno il caos se il riscaldamento climatico continuerà, che è anche l’argomento principale dell’IPCC. In una articolo apparso su Bloomberg 27 novembre 2007 si legge: «il riscaldamento globale metterà a rischio di malaria e febbre dengue milioni di persone, secondo un rapporto delle Nazioni Unite che chiede uno studio urgente sui pericoli per la salute posti dai cambiamenti climatici[45]».  Reiter non riconosce questa semplice correlazione tra riscaldamento del clima e diffusione di malattie infettive.

Secondo il professore la malaria non è limitata alle aree tropicali. Un massiccio attacco di malaria si verificò nell’ex Unione Sovietica negli anni ’20 e un altro nella città di Arcangelo (Arkhangelsk) vicino al Circolo Polare Artico, con 30.000 casi di malaria che hanno causato 10.000 morti. [46] Secondo un articolo del 2011 pubblicato su Nature, gli scienziati hanno scoperto che, contrariamente a quanto ipotizzato in precedenza, la trasmissione della malaria dalle zanzare rallenta con l’aumento delle temperature[47]. Ciò conferma l’opinione di Reiter.

L’abbandono di un altro scienziato dai ranghi dall’IPCC dimostra come l’utilizzo del presunto ‘consenso del disastro’ sia parte della cultura operativa dell’organizzazione. Christopher Landsea, un ricercatore di uragani presso l’Oceanic and Atmospheric Administration degli Stati Uniti e uno dei principali autori del Quarto Rapporto di Valutazione dell’IPCC, si è congedato nel gennaio 2005. In una lettera aperta, ha dichiarato: «Personalmente non posso continuare a contribuire in buona fede a un processo che ritengo essere motivato da programmi precostituiti e scientificamente infondati». Ha sollecitato l’IPCC a confermare come il rapporto dovrebbe aderire a dati scientifici piuttosto che al sensazionalismo[48].

Landsea si è detto in disaccordo con l’autore principale del rapporto dell’IPCC, riguardo alla relazione tra gli uragani e i cambiamenti climatici. L’autore principale dell’IPCC (che non è un esperto nella ricerca sugli uragani) ha sottolineato, in assenza di solidi dati fattuali a sostegno della sua affermazione, che il riscaldamento del clima provocherebbe uragani più intensi. Landsea ha ribadito come studi precedenti avessero dimostrato che i registri storici non possono verificare tale correlazione; teoricamente, anche se esiste una correlazione, è insignificante e trascurabile.

David Deming, geologo e geofisico dell’Università dell’Oklahoma, ha studiato le temperature registrate nell’arco di 150 anni nel Nord America, esaminando le carote di ghiaccio; ha poi pubblicato un articolo su Science. I sostenitori del consenso considerano Deming come un esponente del consenso. In un’audizione al Senato degli Stati Uniti, Deming ha riferito di aver ricevuto una email da un personaggio di spicco dell’IPCC, la richiesta era di: «togliere di mezzo il Periodo caldo medievale». [49] Tale periodo si riferisce al riscaldamento climatico avvenuto della regione del Nord Atlantico tra il 950 e al 1150 d.C. circa. Non tenere in considerazione questo periodo, nella curva storica dei cambiamenti climatici, rafforzerebbe l’affermazione che il riscaldamento di oggi è senza precedenti.

Ci sono molti incidenti del genere. Christopher C. Horner, ricercatore americano presso il Competitive Enterprise Institute, ha pubblicato Red Hot Lies, How Global Warming Alarmists Use Threats, Fraud, and Deception to Keep You Misinformed, [Come gli allarmisti del riscaldamento globale usano minacce, falsità e inganni per disinformare il pubblico] Nel libro elenca molti dei membri originali dell’IPCC che si oppongono alle conclusioni dell’IPCC stessa e alle sue operazioni politicizzate[50]. Hanno sollevato domande ragionevoli con dati di supporto e hanno contestato il cosiddetto consenso dell’IPCC. Tuttavia, nell’attuale contesto accademico e mediatico, le loro voci sono state marginalizzate.

b. Come creare un dogma nella comunità scientifica

L’istituzione e il consolidamento del presunto consenso sui cambiamenti climatici è un passo fondamentale nell’uso dell’Ambientalismo per manipolare il pubblico, amplificare il senso del disastro e distorcere i valori umani. Se portato fino in fondo, la logica conseguenza sarà l’istituzione di un super-governo globale, ovvero l’obiettivo del Comunismo. Sebbene tutto questo si sia svolto principalmente all’interno della comunità scientifica, è stato sostenuto dalla forza congiunta dei media, del governo e delle istituzioni accademiche.

Indipendentemente dalla reputazione accademica di uno scienziato, una volta che abbia espresso pubblicamente i suoi dubbi sul dogma del consenso, subirà un’enorme pressione da parte dei suoi colleghi e delle istituzioni accademiche: sarà costretto a sottomettersi. Le persone che hanno vissuto in una società comunista totalitaria hanno avuto esperienze simili; la differenza è di aver messo in discussione il dogma del partito comunista.

David Bellamy è un noto attivista ambientale britannico e presidente della Royal Society of Wildlife Trusts. Dopo aver dichiarato pubblicamente di non credere al dogma del consenso sulla teoria del riscaldamento globale, l’organizzazione stessa pubblicò una dichiarazione che esprimeva insoddisfazione[51]. Una volta aver lasciato l’incarico di presidente, gli ambientalisti che in precedenza lo rispettavano, lo accusarono di aver perso la regione o di accettare soldi dalle grandi compagnie petrolifere[52]. Henk Tennekes, ex direttore della Royal Dutch Meteorological Society, è stato licenziato perché non sosteneva il dogma del consenso riguardo il cambiamento climatico. Allo stesso modo Aksel Winn-Nielsen, ufficiale dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale, è stato etichettato dai funzionari dell’IPCC come ‘una marionetta della grande industria’. Dopo che i ricercatori italiani Alfonso Sutera e Antonio Speranza hanno messo in dubbio la teoria del riscaldamento del clima antropogenico, non sono stati più in grado di ottenere finanziamenti per la ricerca[53].

Il libro Climate of Extremes: Global Warming Science They Don’t Want You to Know, [Agli estremi del clima, quello che non vogliono farti sapere sulla scienza del riscaldamento globale] è stato scritto da Patrick J. Michaels, ex presidente della American Association of State Climatologists e climatologo all’Università della Virginia. Michaels presenta numerosi esempi di ambientalisti che zittiscono i dissidenti scientifici, al fine di raggiungere il presunto consenso. L’insistenza di Michaels nel considerare come il clima non avrebbe causato alcun disastro, era vista come una posizione ottimistica in contrasto con il dogma del consenso. Il Governatore dello Stato della Virginia lo ammonì: non poteva parlare del riscaldamento globale nel suo ruolo di climatologo statale. Alla fine Michaels decise di dimettersi.

Un altro climatologo al servizio di uno Stato USA, George Taylor della Oregon State University, incontrò lo stesso problema: fu costretto a dimettersi. Il dott. David Legates, ex direttore del Centro per gli studi del clima presso l’Università di Delaware, è anch’egli un climatologo a libro paga per lo Stato del Delaware. Di nuovo, il Governatore gli proibì di parlare della questione del riscaldamento globale. Mark Albright, assistente climatologo dello Stato di Washington, venne licenziato dopo aver inviato una email di risposta a un giornalista e ai cittadini dello Stato l’intera documentazione relativa alle precipitazioni nevose delle Cascade Mountains, invece di selezionare alcune parti (quelle che mostrano una tendenza al riscaldamento), nonostante fosse stato avvertito dal suo capo [di non farlo][54].

Il fulcro del dibattito è sull’area di competenza dei climatologi: questioni relative alla scienza del clima piuttosto che questioni di politica dello Stato. Nei Paesi comunisti, una diretta interferenza politica nella scienza è qualcosa di tipico. Nei Paesi occidentali, la politica ambientalista viene utilizzata per interferire con la libertà accademica.

La ricerca accademica che mette in dubbio il dogma del consenso è raramente presente nelle riviste accademiche, un fenomeno iniziato negli anni ’90. Nel documentario The Greenhouse Conspiracy [La cospirazione dell’effetto serra], trasmesso dall’inglese Channel 4 nel 1990, Michaels sostiene che se il punto di vista di una persona è politicamente inaccettabile, allora ci saranno problemi. Il suo articolo è stato respinto da più di una rivista accademica. Quando ha chiesto spiegazioni, la risposta è stata che il suo articolo deve superare uno standard di valutazione superiore rispetto ad altri.

Secondo il rapporto IPCC del 1990, a quel tempo l’intesa era che l’estensione del riscaldamento globale era equivalente ai cambiamenti naturali del clima. Pertanto, sebbene il punto di vista di Michaels fosse diverso da quello di molti altri, non poteva essere considerato particolarmente eretico. Tuttavia, l’obiettivo di stabilire un falso consenso era già stato stabilito e tutti dovevano aderire. La distribuzione dei finanziamenti governativi ha notevolmente contribuito alla formazione e al consolidamento del presunto consenso. L’ipotesi che gli esseri umani abbiano causato il riscaldamento globale, e conseguenti disastri, ha fatto sì che la ricerca sul cambiamento climatico sia entrata nella stanza dei bottoni e possa indirizzare le politiche. Non appare strano quindi che i progetti di ricerca a supporto di questa ipotesi riceveranno una grande quantità di finanziamenti, e che un gran numero di articoli accademici verranno pubblicati. Viceversa, il consenso forzato impedisce agli scienziati di esplorare e fare ricerca in altre direzioni.

Il dottor William Gray, è stato un professore e un pioniere della ricerca americana sugli uragani. In seguito alle critiche mosse contro il dogma del consenso sulle teorie climatiche, improvvisamente le sue richieste di finanziamenti per progetti di ricerca vennero ripetutamente respinte. Il motivo [dietro il rifiuto] era che le sue proposte non erano l’obiettivo[55].

Nel marzo 2008, un gran numero di scienziati che dubitavano del dogma del consenso sulle questioni climatiche organizzarono un evento accademico privato a New York. Gli scienziati parlarono degli ostacoli incontrati nel tentativo di pubblicare i risultati delle loro ricerche su riviste accademiche. Il meteorologo Joseph D’Aleo, ex presidente del comitato per l’analisi meteorologica e le previsioni meteorologiche dell’American Meteorological Society, ha affermato che alcuni dei suoi colleghi non hanno osato partecipare all’incontro per paura di essere licenziati. Ritiene molto probabile ci sia «una maggioranza silenziosa» di scienziati nelle branche della climatologia, meteorologia e scienze relative che non sostengono la posizione del “consenso”[56].

La professoressa Judith Curry, ex preside della School of Earth and Atmospheric Sciences presso il Georgia Institute of Technology, nel 2015 ha dichiarato in una testimonianza al Senato la confidenza di uno scienziato della NASA: «Durante una riunione di scienziati vicini alla NASA, il nostro manager ci confidò come il suo capo alla NASA aveva richiesto di non presentare articoli contrari alle attuali dichiarazioni sul riscaldamento globale. Altrimenti il suo capo avrebbe avuto un brutto quarto d’ora nel gestire quello che considerava pubblicità ”indesiderata”[57]».

Nella sua testimonianza Curry parla anche di altro. «Quando climatologo dichiara pubblicamente i suoi dubbi o incertezze, durante i dibattiti sul clima, viene classificato come un negazionista o un “mercante del dubbio” [dal libro con lo stesso titolo di Naomi Oreskes e Erik M. Conway Ndr], le cui motivazioni sono ritenute ideologiche o motivate da finanziamenti derivanti dall’industria dei carburanti fossili. La mia esperienza, nel discutere pubblicamente le preoccupazioni sull’incertezza che caratterizza l’IPCC, mi ha portato ad essere etichettata come una “eretica del clima” dai colleghi. … Vi è un’enorme pressione affinché gli scienziati del clima si conformino al cosiddetto consenso. Questa pressione non viene solo da politici, ma da agenzie di finanziamento federali, università, società professionali e dagli scienziati stessi, che agiscono come attivisti delle politiche verdi. Nel rafforzare questo consenso sono in gioco forti interessi monetari, reputazione e autorità[58]».

La dr.ssa Curry è membro dell’American Meteorological Society e della National Research Council’s Climate Research Committee. Nonostante il suo successo accademico, ha scelto di andare in pensione in anticipo: non era disposta a continuare a vivere sotto tale pressione. Poiché negli ultimi anni aveva sfidato il ‘consenso’ dell’IPCC, è stata stigmatizzata come ‘anti-scienza’,  ‘negazionista’ e così via; sia dai media, che da altri scienziati, e anche da un Senatore. Un membro del Congresso ha persino inviato una lettera al Preside della facoltà del Georgia Institute of Technology, chiedendo se la professoressa avesse secondi fini[59]. Curry ha aggiunto che un altro motivo per aver chiesto il pensionamento anticipato era il non poter condividere con studenti e ricercatori post-dottorato come «muoversi nella FOLLIA che è il campo delle scienze climatiche[60]».

Roger Pielke Jr., professore all’Università del Colorado, ha lavorato con Curry su questioni relative al cambiamento climatico. Lavorava presso la University’s Cooperative Institute for Research in Environmental Sciences (CIRES). Sebbene fosse d’accordo con la maggior parte delle conclusioni del ‘consenso’ dell’IPCC, è stato sottoposto a pressioni simili perché ha sottolineato che i dati non supportano l’idea che eventi climatici estremi come uragani, tornadi ed episodi di siccità siano influenzati dai cambiamenti climatici. Alla fine, si è trasferito allo Sports Governance Center dell’Università del Colorado[61].

Il dott. Pielke ha sottolineato che l’esperienza di Curry dimostra che «avere un posto di ruolo non è garanzia di libertà accademica[62]». Non c’è da meravigliarsi se Joanne Simpson, un’accademica dell’American Academy of Engineering e un’eccezionale scienziata atmosferica della NASA in pensione, ha dichiarato il suo scetticismo sul ‘consenso’, una volta in pensione: «Dato che non sono più affiliata a nessuna organizzazione né ricevo alcun finanziamento, posso parlare francamente. …Come scienziata, resto scettica[63]».


Note bibliografiche

[1] Dong Zhongshu, Luxuriant Dew of the Spring and Autumn Annals, Images for the regulation of dress, 14.董仲舒:《春秋繁露·服制象》,第十四,https://ctext.org/chun-qiu-fan-lu/fu-zhi-xiang/zh. The line in question appears both as “天之生物也,以养人” and “天地之生萬物也以養人.” [In Chinese]

[2] Confucius, The Universal Order or Conduct of Life, a Confucian Catechism, “Being a Translation of One of the Four Confucian Books, Hitherto Known as the Doctrine of the Mean” (The Shanghai Mercury, Limited, 1906), 68. https://bit.ly/2T74Dsb

[3] Lost Book of Zhou. Da Jujie.《逸周書·大聚解》, https://ctext.org/lost-book-of-zhou/da-ju/zh. [In Chinese]

[4] The Classic of Rights. Zhai Yi.《禮記·祭儀》,https://ctext.org/text.pl?node=61379&if=gb&show=parallel. [In Chinese]

[5] Rupert Darwall, The Age of Global Warming: A History (London: Quartet Books Limited, 2013), Chapter 1.

[6] Wes Vernon, “The Marxist Roots of the Global Warming Scare,” Renew America, June 16, 2008, https://web.archive.org/web/20100724052619/http://www.renewamerica.com:80/columns/vernon/080616.

[7] Frederick Engels, “Notes and Fragments,” Dialectics of Nature, 1883, accessed December 28, 2018, https://www.marxists.org/archive/marx/works/1883/don/ch07g.htm.

[8] Brian Sussman, Eco-Tyranny: How the Left’s Green Agenda Will Dismantle America (Washington, D.C.: WND Books, 2012), 8–9.

[9] Ibid., 10.

[10] Ibid., 11.

[11] Ibid., 14–15.

[12] Ibid., 11.

[13] Grace Baumgarten, Cannot Be Silenced (WestBow Press, 2016), Available: http://j.mp/2HgHJ0q

[14] Wes Vernon, “The Marxist Roots of the Global Warming Scare,” Renew America, June 16, 2008, https://web.archive.org/web/20100724052619/http://www.renewamerica.com:80/columns/vernon/080616.

[15] Sussman, Eco-Tyranny, 35.

[16] Vernon, “The Marxist Roots.”

[17] Lewis S. Feuer, “The Friendship of Edwin Ray Lankester and Karl Marx: The Last Episode in Marx’s Intellectual Evolution,” Journal of the History of Ideas 40 (4): 633–648.

[18] John Bellamy Foster, “Marx’s Ecology in Historical Perspective,” International Socialism Journal 96, Winter 2002, http://pubs.socialistreviewindex.org.uk/isj96/foster.htm.

[19] James O’Connor, “Capitalism, Nature, Socialism: A Theoretical Introduction,” Capitalism, Nature, Socialism 1, no. 1 (1988): 11–38,  http://www.vedegylet.hu/okopolitika/O%27Connor%20-%20Capitalism,%20Nature,%20Socialim.pdf.

[20] Joel Kovel and Michael Löwy, “The First Ecosocialist Manifesto,” September 2001,http://green.left.sweb.cz/frame/Manifesto.html.

[21] Joel Kovel, The Enemy of Nature: The End of Capitalism or the End of the World? (London: Zed Books, 2002).

[22] Kevin Andrews, “The Ideological Drive Behind the Greens,” ABC News, November 11, 2010,  http://www.abc.net.au/news/2010-11-12/the_ideological_drive_behind_the_greens/41010.

[23] Mikhail Gorbachev, “We Have a Real Emergency,” The New York Times, December 9, 2009, http://www.nytimes.com/2009/12/10/opinion/10iht-edgorbachev.html, and “What Role for the G-20?” The New York Times, April 27, 2009, http://www.nytimes.com/2009/04/28/opinion/28iht-edgorbachev.html.

[24] “Jack Mundey,” Sydney’s Aldermen, http://www.sydneyaldermen.com.au/alderman/jack-mundey/.

[25] Noel Moand, “A Spark That Ignited a Flame: The Evolution of the Earth Liberation Front,” in Igniting a Revolution: Voices in Defense of the Earth, eds. Steven Best and Anthony J. Nocella, II  (Oakland, Calif.: AK Press, 2006), 47.

[26] Leslie Spencer, Jan Bollwerk, and Richard C. Morais, “The Not So Peaceful World of Greenpeace,” Forbes, November 1991,  https://www.heartland.org/_template-assets/documents/publications/the_not_so_peaceful_world_of_greenpeace.pdf.

[27] Ted Thornhill, “Humans Are NOT to Blame for Global Warming, Says Greenpeace Co-founder, as He Insists There Is ‘No Scientific Proof’ Climate Change Is Manmade,” Daily Mail, February 27, 2014, http://www.dailymail.co.uk/sciencetech/article-2569215/Humans-not-blame-global-warming-says-Greenpeace-founder-Patrick-Moore.html#ixzz2vgo2btWJ.

[28] Patrick Moore, “Why I Left Greenpeace,” The Wall Street Journal, April 22, 2008, https://www.wsj.com/articles/SB120882720657033391.

[29] John Vidal, “Not Guilty: The Greenpeace Activists Who Used Climate Change as a Legal Defence,” The Guardian, Sept 10, 2008, https://www.theguardian.com/environment/2008/sep/11/activists.kingsnorthclimatecamp.

[30] Richard Lindzen, “The Climate Science Isn’t Settled,” The Wall Street Journal, November 30, 2009, https://www.wsj.com/articles/SB10001424052748703939404574567423917025400.

[31] Steven E. Koonin, “Climate Science Is Not Settled,” The Wall Street Journal, September 19, 2014, https://www.wsj.com/articles/climate-science-is-not-settled-1411143565.

[32] Steven Koonin, “A ‘Red Team’ Exercise Would Strengthen Climate Science,” The Wall Street Journal, April 20, 2017, https://www.wsj.com/articles/a-red-team-exercise-would-strengthen-climate-science-1492728579.

[33] “NASA Administrator Not Sure Global Warming a Problem,” Space Daily, May 30, 2007, http://www.spacedaily.com/reports/NASA_Administrator_Michael_Griffin_Not_Sure_Global_Warming_A_Problem_999.html.

[34] Alicia Chang, “NASA Chief Regrets Remarks on Global Warming,” NBC News, June 5, 2007, http://www.nbcnews.com/id/19058588/ns/us_news-environment/t/nasa-chief-regrets-remarks-global-warming/.

[35] Rebecca Wright, Sandra Johnson, Steven J. Dick, eds., NASA at 50: Interviews with NASA’s Senior Leadership (Washington, D.C.: National Aeronautics and Space Administration, 2009), 18.

[36] “Lennart Bengtsson Resigns: GWPF Voices Shock and Concern at the Extent of Intolerance Within the Climate Science Community,” The Global Warming Policy Foundation, May 5, 2014,  http://www.thegwpf.org/lennart-bengtsson-resigns-gwpf-voices-shock-and-concern-at-the-extent-of-intolerance-within-the-climate-science-community/.

[37] Judith Curry, “Climate Change: No Consensus on Consensus,” CAB Reviews Vol 8, No 001, 2013, 1–9.

[38] Judith A. Curry, “Statement to the Committee on Science, Space and Technology of the United States House of Representatives,” Hearing on Climate Science: Assumptions, Policy Implications and the Scientific Method, March 29, 2017, https://docs.house.gov/meetings/SY/SY00/20170329/105796/HHRG-115-SY00-Wstate-CurryJ-20170329.pdf.

[39] Ibid.

[40] Frederick Seitz, “Major Deception on Global Warming,” The Wall Street Journal, June 12, 1996, https://www.wsj.com/articles/SB834512411338954000.

[41] Ibid.

[42] Larry Bell, “The New York Times’ Global Warming Hysteria Ignores 17 Years of Flat Global Temperatures,” Forbes, August 21, 2013, https://www.forbes.com/sites/larrybell/2013/08/21/the-new-york-times-global-warming-hysteria-ignores-17-years-of-flat-global-temperatures/.

[43] Christopher C. Horner, Red Hot Lies: How Global Warming Alarmists Use Threats, Fraud, and Deception to Keep You Misinformed (New York: Simon and Schuster, 2008), 319; quote attributed to Brendan O’Neill, “Apocalypse My Arse,” Spiked Online, March 9, 2007, https://www.spiked-online.com/2007/03/09/apocalypse-my-arse/, accessed January 19, 2019.

[44] Paul Reiter, “Malaria in the Debate on Climate Change and Mosquito-Borne Disease,” Hearing Before the Subcommittee on Global Climate Change and Impacts of the Committee on Commerce, Science, and Transportation, United States Senate, April 25, 2006, https://www.commerce.senate.gov/pdf/reiter-042606.pdf.

[45] Ibid.

[46] Ibid.

[47]  Zoë Corbyn, “Global Warming Wilts Malaria,” Nature, December 21, 2011, https://www.nature.com/news/global-warming-wilts-malaria-1.9695.

[48] James Tylor, “Climate Scientist Quits IPCC, Blasts Politicized ‘Preconceived Agendas,’” The Heartland Institute, April 1, 2005, https://www.heartland.org/news-opinion/news/climate-scientist-quits-ipcc-blasts-politicized-preconceived-agendas?source=policybot.

[49] Horner, Red Hot Lies, 108; David Deming, “Statement to the U.S. Senate Committee on Environment and Public Works,” Full Committee Hearing on Climate Change and the Media, December 6, 2006, https://www.youtube.com/watch?v=u1rj00BoItw.

[50] Horner, Red Hot Lies, 329.

[51] Jonathan Leake, “Wildlife Groups Axe Bellamy as Global Warming ‘Heretic,’” Times Online, May 15, 2005, https://web.archive.org/web/20080906161240/http://www.timesonline.co.uk/tol/news/uk/article522744.ece.

[52] Christopher C. Horner, Red Hot Lies, 110–111.

[53] Ibid.

[54] Patrick J. Michaels and Robert C. Balling Jr., Climate of Extremes: Global Warming Science They Don’t Want You to Know (Washington, D.C.: Cato Institute, 2009), x–xiii.

[55] Christopher C. Horner, Red Hot Lies, 73.

[56] “Climate Skeptics Reveal ‘Horror Stories’ of Scientific Suppression,” U.S. Senate Committee on Environment and Public Works Press Releases, March 6, 2008, https://www.epw.senate.gov/public/index.cfm/press-releases-all?ID=865dbe39-802a-23ad-4949-ee9098538277

[57] Judith A. Curry, “Statement to the Subcommittee on Space, Science and Competitiveness of the United States Senate,” Hearing on “Data or Dogma? Promoting Open Inquiry in the Debate over the Magnitude of Human Impact on Climate Change,” December 8, 2015, https://curryja.files.wordpress.com/2015/12/curry-senate-testimony-2015.pdf.

[58] Ibid.

[59] Ibid.

[60] Scott Waldman, “Judith Curry Retires, Citing ‘Craziness’ of Climate Science,” E&E News, January 4, 2017, https://www.eenews.net/stories/1060047798.

[61] Rich Lowry, “A Shameful Climate Witch Hunt,” National Review Online, February 27, 2015, https://www.nationalreview.com/2015/02/shameful-climate-witch-hunt-rich-lowry/.

[62] Waldman, “Judith Curry Retires”

[63] “U. S. Senate Minority Report: More Than 650 International Scientists Dissent Over Man-Made Global Warming Claims. Scientists Continue to Debunk ‘Consensus’ in 2008,”  U.S. Senate Environment and Public Works Committee Minority Staff Report (Inhofe), Dec 11, 2008, https://www.epw.senate.gov/public/_cache/files/8/3/83947f5d-d84a-4a84-ad5d-6e2d71db52d9/01AFD79733D77F24A71FEF9DAFCCB056.senateminorityreport2.pdf.

 
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