Bitcoin, la nuova frontiera dell’esportazione di capitali

L’autunno 2015 non un è affatto buon momento per l’economia cinese, e la gente cerca il più possibile di portare fuori i propri soldi più in fretta possibile.  Alcuni sistemi di esportazione di valuta, come servirsi di particolari circuiti bancari ‘clandestini’ o ingaggiare persone che portino fuori fisicamente il denaro dal Paese, non sono accessibili al risparmiatore cinese medio, che invece si può servire della moneta digitale Bitcoin per fare il uscire il suo denaro.

Secondo quanto dichiarato al periodico Bitcoin da Jack C. Liu, responsabile per l’estero di OKCoin, «alcuni investitori cinesi stanno reagendo al tasso di cambio dello yuan, dopo l’ultima svalutazione, senza contare l’interesse degli speculatori continentali a spostarsi su altri investimenti, dopo la caduta del mercato azionario». 

Il risultato, è che il prezzo di Bitcoin è raddoppiato quando il mercato azionario cinese ha iniziato a rallentare a metà luglio 2015, per poi schizzare alle stelle dopo la svalutazione di agosto. 

Il Bitcoin può essere del tutto non rintracciabile, per cui le autorità non hanno modo di individuare chi esporti denaro all’estero. Il funzionamento è semplice: un risparmiatore cinese che tema di perdere i suoi investimenti nel settore immobiliare, nell’azionario o anche dal semplice conto corrente bancario, porta il contante su un circuito di cambio valuta non rintracciabile; il circuito, poi, fornisce al risparmiatore un portafoglio anonimo Bitcoin. L’indirizzo Ip, l’unico elemento di connessione tra il portafoglio e il suo proprietario, può essere nascosto usando un Vpn (virtual private network) o il network TOR. 

In questo modo, il risparmiatore può cambiare la propria bitcoin in dollari in uno qualunque degli uffici di cambio Bitcoin in tutto il mondo, senza che nessuno scopra la sua identità. 

L’unico aspetto complicato è convertire in dollari i bitcoin fuori dalla Cina, per cui ci vuole un collegamento a un conto corrente estero, ma comunque le autorità cinesi non potranno interferire con l’operazione. 

Gli uffici di cambio clandestini hanno invece modi più tradizionali per far uscire il denaro dal Paese: si servono di diversi canali per reperire valuta estera, ma in ogni caso, come ultimo passaggio dovranno usare la valuta estera acquistata per comprare bitcoin, così da poterli accreditare ai clienti cinesi locali; è questo il motivo per cui il prezzo di Bitcoin ha visto un’impennata contro tutte le principali valute. 

I circuiti clandestini di cambio possono anche fornire i bitcoin direttamente da certi cosiddetti ‘bitcoin miner’, gran parte dei quali opera in Cina e ha bisogno di effettuare i propri pagamenti in yuan. 

Per via dell’anonimato che copre le transazioni, è praticamente impossibile quantificare quanti soldi vengano spostati in questo modo. Solo nell’ultimo anno, nel maggiore ufficio di cambio cinese (BTC Cina) sono stati scambiati quasi 31 milioni di bitcoin; al prezzo corrente, il controvalore è di circa 15 miliardi di dollari, una cifra che sovrasta il miliardo e 400 milioni di dollari scambiati nello stesso periodo su BitStamp, il maggiore ufficio di cambio in dollari Usa. 

In ogni caso, i cinesi non devono per forza servirsi di questi circuiti segreti: BTC Cina ha annunciato il 4 novembre che d’ora in poi accetterà depositi diretti da parte di cittadini cinesi, che potranno così cambiarli in bitcoin. 

La moneta digitale, al 4 novembre 2015, è salita del 20% e viene scambiata a 487 dollari Usa. Per farsi un’idea di quanto potrà salire complessivamente, si può considerare quanto successo a Cipro nel 2013: i depositi, nella piccola isola del Mediterraneo, erano stati congelati a causa della crisi del debito sovrano, per cui gli oligarchi russi si servirono di Bitcoin per portare via i loro soldi. 

Nel 2013, infatti, Bitcoin è schizzato da 13 a 121 dollari, subito dopo la crisi e prima che la follia speculativa lo spingesse a 1.127 dollari. A Cipro si parlava di miliardi di dollari di depositi, in Cina sono trilioni di dollari. Quanto può assorbire il pool di 5 miliardi di dollari di Bitcoin? La risposta è semplice: dipende da prezzo. 

 
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