Berlusconi condannato: «una persecuzione giudiziaria»

Silvio Berlusconi è stato condannato dal Tribunale di Napoli a tre anni di reclusione. L’accusa di concorso in corruzione arriva nel processo per la compravendita dei senatori, che sarebbe stata messa in atto durante il Governo Prodi anno 2008. Alla stessa pena condannato anche l’ex direttore de L’Avanti Valter Lavitola.

«Prendo atto di una assurda sentenza politica al termine di un processo solo politico costruito su un teorema accusatorio risibile – le parole di Berlusconi ai giornalisti – Resto sereno, certo di aver sempre agito nell’interesse del mio Paese e nel pieno rispetto delle regole e delle leggi, così come continuerò a fare. Ho piena fiducia negli italiani e nella loro capacità di comprendere quale persecuzione giudiziaria sia stata scatenata contro di me per cercare di ledere la mia immagine di protagonista della politica».

La sentenza è stata pronunciata dal presidente Serena Corleto al termine di una camera di consiglio durata quasi otto ore. Dalla prima sezione penale del tribunale arriva anche la disposizione per Berlusconi dell’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni, accusa che rientra nella tesi avanzata dalla Procura.

Berlusconi è stato accusato di aver pagato, negli anni tra il 2006 e il 2008, Valter Lavitola e l’ex senatore Sergio De Gregorio, eletto nel partito dell’Italia dei Valori e poi passato al centrodestra. Secondo i magistrati l’intenzione sarebbe stata quello di far cadere il governo di Romano Prodi nella così chiamata «Operazione libertà».

«È una sentenza che riteniamo clamorosamente ingiusta e ingiustificata», ha sostenuto il legale dell’ex Cavaliere, Niccolò Ghedini, citato da Ansa. Il difensore di Berlusconi, assieme ai legali di Forza Italia Coppi e La Rosa, ha sostenuto l’insindacabilità dei voti dei parlamentari, reiterando anche il fatto che non vi siano tracce dei due milioni di euro che il leader di Forza Italia avrebbe versato a De Gregorio. L’avvocato ha poi sottolineato che il processo si prescriverà il 6 novembre, e, nonostante questo, ha espresso l’auspicio di un assoluzione da parte della Corte di Appello.

«C’erano dei rumors, delle voci di cui non sapevo nulla, come ho detto al giudice – spiega l’ex premier Romani Prodi ai giornalisti – Se l’avessi saputo sarei ancora presidente del Consiglio». A chi gli chiedeva per quale motivo non si fosse costituito come parte civile nel processo, Prodi ha risposto che il danno non è stato fatto alla sua persona ma alla democrazia.

Immagine di Berlusconi concessa da Shutterstock.

 

 

 
Articoli correlati