Aung San Suu Kyi vince, ma di quanto? «Ritardi intenzionali» nei risultati

Aung San Suu Kyi, storica paladina dei diritti umani in Birmania, buddista di religione e gandhiana di ispirazione, ha vinto le elezioni nel Paese finora governato da una giunta militare. Ma i risultati ufficiali e finali tardano a essere pubblicati, e il suo partito lamenta ostruzionismi intenzionali.

«La Commissione Elettiva dell’Unione ha ritardato intenzionalmente perché forse vogliono fare qualche trucco o qualcosa del genere», ha detto ai giornalisti il portavoce del partito Lega Nazionale per la Democrazia, di cui la Suu Kyi è presidente. «Non ha senso che stiano pubblicando i risultati pezzo per pezzo. Non dovrebbe essere così».

Secondo la Suu Kyi, che per anni ha lottato e subito sotto il governo militare, le elezioni non sono state eque ma «per lo più libere». La politica e sostenitrice dei diritti umani aveva già vinto alle elezioni del 1990 (le ultime elezioni libere in Birmania), ma il risultato delle votazioni era stato ignorato dalla giunta militare, che ha mantenuto comunque il potere. In quell’occasione la Lega Nazionale per la Democrazia ottenne quasi l’80 per cento dei seggi, e il risultato di questa volta sembra simile, secondo i dati disponibili.

DONNA DI FERRO

Per la Costituzione vigente, scritta dalla giunta militare, la Suu Kyi non può ottenere la presidenza del Paese perché i suoi figli hanno nazionalità straniera. Ma il premio Nobel per la pace ha detto chiaramente, in alcune interviste recenti, che in quanto leader del Partito avrà una fortissima influenza, e addirittura prenderà «tutte le decisioni». Si è anche spinta a dire a Channel News Asia che il futuro presidente non avrà «alcuna autorità».

La Suu Kyi è una donna tanto pacifica quanto forte e determinata. In un discorso tenuto a Bologna, città in cui gode di cittadinanza onoraria, nel 2013 ha affermato di non odiare i militari e che non è con l’odio e le condanne che si risolvono i problemi: «Le condanne tendono ad aumentare le difficoltà e ad alimentare l’odio e la paura. Non ho mai odiato i militari. Ma ora non è il tempo per l’amarezza. Abbiamo l’opportunità di andare avanti».

E proprio ora, la Suu Kyi ha davvero l’opportunità di andare avanti. Non si sa che tipo di difficoltà la giunta militare potrà crearle, ma questa donna di umiltà buddista e determinazione da attivista, saprà come sfruttare l’occasione.

 
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