Attacco a Parigi: «Il 13 novembre sarà come l’11 settembre»

PARIGI — Il giorno dopo gli attentati di Parigi, il cielo era grigio sopra la Place de la République. Una folla silenziosa si è radunata nel centro della piazza attorno al grande monumento con le tre statue raffiguranti la Libertà, l’Uguaglianza e la Fraternità, per pregare e onorare le vittime degli attentati: 129 stando all’ultimo bilancio ancora non ufficiale.

«Signore e signori, signore e signori, questa è la polizia», ha avvisato una voce da un megafono. Il silenzio pesante è stato regolarmente interrotto dalle parole delle autorità, che invitavano la folla a «liberare Place de la République». Ma per tutta la giornata del 14 novembre Place de la République non è rimasta vuota. La gente ha continuato ad avvicinarsi alle statue; altri stavano più in là, a fissare l’orizzonte. La piazza ha anche visto il moltiplicarsi di messaggi di sostegno, candele e fiori, in una giornata di quieta e cupa contemplazione.

Intorno alle 16, una ragazza ha cercato di accendere alcune candele, come avevano già fatto molti prima di lei; ma il vento soffiava forte, a ogni tentativo.

Un 75enne di nome Daniel ha riferito che, data la portata della tragedia, ci si sente come se si fosse di nuovo «dietro le barricate», come ai tempi della Resistenza durante la Seconda Guerra Mondiale, o durante i disordini civili del maggio 1968. «Di questi tempi abbiamo bisogno di parlarci l’uno con l’altro, è importante», ha espresso Daniel. «Quando invocano di sgomberare tutto, come hanno richiesto le autorità, significa la psicosi della paura; questo prova loro ciò che è giusto, che provino a continuare a spaventarci».

«Per ora, prendiamo una candela. Ora è difficile, non sappiamo cosa dire […] eccetto che Dio li accolga», ha detto un passante.

Pascal Baetens, fotografo belga, ha invece dichiarato che «il 13 novembre sarà in Francia come l’11 settembre». «Sono stato in entrambi i luoghi di questi attacchi, è terribile. […] Ho l’impressione che abbiano risvegliato qualcosa in noi, dal momento che prima era difficile distinguere tra finzione e realtà. […] Ora ci rendiamo conto che la guerra è reale», ha messo in guardia Baetens.

Più tardi sempre più persone si sono radunate attorno alle statue, silenziosamente e con quell’atteggiamento di triste riflessione, mentre i fotografi immortalavano le loro espressioni cupe. A un certo punto, un bambino si è fatto avanti e con pazienza ha riacceso una decina di candele spente dal vento.

Domenica l’umore della folla è diventato più teso. Un petardo è infatti esploso vicino alla piazza, causando il panico tra la folla, con gente che urlava e scappava. Alla fine la polizia ha sgomberato completamente la piazza.

STUDENTESSA DELLA CALIFORNIA UCCISA

Tra le numerose vittime delle stragi figura Nohemi Gonzalez, studentessa di 23 anni che frequentava una scuola di design presso la California State University a Long Beach. La sera del 13 novembre Nohemi stava mangiando nel ristorante Le Petit Cambodge con i suoi compagni, quando è stata colpita a morte. Nohemi stava studiando alla Strate College of Design di Parigi, poiché aveva aderito a un programma di scambio culturale tra studenti.

Quando è stata diffusa la triste notizia degli attentati, il suo patrigno, Jose Hernandez, ha riferito di aver iniziato a ricevere dei messaggi dal fidanzato di Nohemi in California. Jose ha detto che il suo fidanzato era in preda al panico e gli aveva comunicato che non poteva mettersi in contatto con Nohemi. «Ho risposto e ho detto: ‘Beh, non preoccuparti, è tutto ok.’ Ho cercato di calmarlo», ha affermato Hernandez. Ma alla fine gli agenti dell’Fbi si sono presentati alla porta presso il negozio di barbiere di Los Angeles dove lavora. Confermando la loro peggiore paura.

Una delle compagne di scuola di Long Beach, che è riuscita a scappare dal ristorante preso d’assalto, ha visto Nohemi mentre veniva sparata e ha riferito ai funzionari della scuola di aver notato la sua amica mentre veniva portata via in barella.

Dal suo ambiente scolastico Nohemi ha ricevuto parole di cordoglio, ma anche di stima per la sua personalità. «Io e l’intera città universitaria abbiamo il cuore spezzato nell’aver appreso questa terribile notizia», ??ha detto Jane Chiudi Conoley, rettore dell’università. Michael LaForte, professore di design, ha invece precisato che Nohemi si era distinta in questa facoltà affiatata. «Nohemi era come una stella nella nostra facoltà – ha ammesso LaForte – Era una stella splendente e portava gioia, felicità, risate a tutti quelli che lavoravano con lei e con i suoi compagni di classe. Era un po’ come un mentore per gli studenti più giovani».

L’università ha riferito che 17 dei suoi studenti stavano studiando in Francia questo semestre, ma gli altri 16 studenti non erano al sicuro.

       Per saperne di più:

Articolo in inglese:’Somber Silence After Paris Attacks: ‘November 13 will be France’s September 11

 
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