Tra tutti i capolavori del Louvre, nessuno ha una collocazione più appropriata dei ventiquattro dipinti che esaltano la vita e il regno di Maria de’ Medici, regina di Francia.
Dipinta tra il 1622 e il 1625 dal pittore fiammingo Peter Paul Rubens, la serie nota come Ciclo di Maria de’ Medici è tra le realizzazioni artistiche più imponenti di quell’epoca. Completati quando il Louvre era all’apice della sua importanza come residenza reale, i dipinti celebrano la regina madre durante il regno del figlio, Luigi XIII, nel momento in cui la Francia stava per diventare la maggiore potenza europea.
Il fatto che quest’opera monumentale dell’epoca barocca sia stata commissionata da un’appartenente alla più celebre famiglia di mecenati artistici del Rinascimento è una continuazione altrettanto significativa di una tradizione duratura. Duecento anni prima, un antenato di Maria, Giovanni de’ Medici, aveva contribuito a promuovere e sostenere il Rinascimento con le opere di Brunelleschi e Donatello. Lorenzo il Magnifico, forse il più importante mecenate del Rinascimento e il primo a patrocinare Michelangelo, era suo prozio. E il granduca Cosimo I, suo nonno, è stato il mecenate dell’eminente storico dell’arte Giorgio Vasari e della sua Accademia delle Arti del Disegno. Anche i papi Leone X e Clemente VII, due dei più importanti sostenitori papali delle arti, erano membri della famiglia Medici.
RUBENS E I MEDICI

Nata a Firenze nel 1575, Maria de’ Medici trascorse i primi 25 anni di vita nella città toscana, centro storico della cultura rinascimentale. Nonostante quel periodo artistico stesse volgendo al termine, la sua eredità viveva nelle opere d’arte presenti in tutta la città e nelle copie degli scritti conservati nella biblioteca di famiglia. Fin da piccola, Maria si dimostrò una vera erede di quella tradizione, era particolarmente interessata alla matematica, alla filosofia e alle scienze; suonava la chitarra e il liuto e si era anche formata come artista dilettante sotto la guida del successore del Vasari all’Accademia delle Arti del Disegno.
Maria incontrò Rubens per la prima volta nel 1600, anno del suo matrimonio con Enrico IV di Borbone, re di Francia. In quegli anni, Rubens era un artista in rapida ascesa, appena nominato pittore di corte del duca Vincenzo Gonzaga di Mantova. Quando il duca si recò a Firenze per partecipare alle nozze di Maria con Enrico IV di Francia, il pittore lo accompagnò a visitare i tesori artistici della città e venne quindi presentato anche alla famiglia Medici.

Nove anni dopo, Rubens fu assunto come pittore di corte dal sovrano dei Paesi Bassi, l’arciduca Alberto d’Asburgo. Con l’imperatore del Sacro Romano Impero e il re di Spagna, anch’essi membri della Casa d’Asburgo, Rubens poté gettare le basi per la sua futura carriera di artista indipendente.
Nel 1621, l’arciduca Alberto morì mentre Maria de’ Medici iniziava a pianificare un progetto artistico tanto monumentale da richiedere il talento del più importante pittore della sua generazione.
NATO DA UNA TRAGEDIA

Il progetto era stato pensato da Maria per sancire la fine della storia drammatica e spesso tragica che la famiglia reale francese visse nei dieci anni precedenti: nel 1610, suo marito, re Enrico IV, era stato assassinato al termine di un lungo conflitto politico interno al Sacro Romano Impero. Maria assunse la reggenza a nome del figlio Luigi XIII di appena otto anni, e governò la Francia per i sette anni successivi. La sua politica interna si rivelò un fallimento e nel 1617 una coalizione di nobili convinse l’adolescente Luigi a sostenere quello che gli fu descritto come un incruento colpo di stato contro i consiglieri della madre – il capo dei quali fu ovviamente assassinato.
Per alcuni anni, Maria rimase “prigioniera” nel castello di Blois, finché nel 1622 fu riammessa a far parte del Consiglio di Stato. Sostenne l’avanzata del duca di Richelieu fino alla nomina a cardinale, nominandolo poi come proprio consigliere principale, e Maria entrò quindi a far parte del Consiglio reale.
Al suo ritorno a Parigi, Maria si dedicò nuovamente al completamento di quello che informalmente chiamava Palais Medici: il Palazzo del Lussemburgo. Ispirato vagamente al Palazzo Pitti di Firenze, il Luxembourg fu iniziato nel 1615 nel tentativo di ricreare la grandezza architettonica della città natale di Maria. La sua costruzione e l’arredamento ebbero un ruolo fondamentale nello sviluppo delle arti parigine.

La riconciliazione di Maria con il re Luigi portò immediatamente alla decisione di commissionare a Rubens il ciclo delle ventiquattro opere che dovevano celebrare la sua vita e la sua famiglia.
LE OPERE
Disposti in senso orario e in ordine cronologico – originariamente in una stretta galleria appena fuori dall’appartamento reale del Lussemburgo – i dipinti illustrano i trionfi, le lotte e la discendenza di Maria.

Venti dei dipinti contengono forti elementi allegorici e/o simbolici, talvolta dominanti: L’incontro di Maria de’ Medici ed Enrico IV raffigura la coppia reale tra le nuvole, alla maniera degli dei della mitologia greca e romana. In La morte di Enrico IV e la proclamazione della reggenza il re defunto subisce addirittura un’apoteosi, processo attraverso il quale si riteneva che gli antichi imperatori romani venissero divinizzati. L’incoronazione a Saint-Denis, La vittoria a Jülich e La fuga da Blois sono tra quelli che raffigurano angeli della tradizione cristiana che si librano sopra Maria, facendo intendere l’approvazione, la guida e la protezione del cielo.

Degli altri quattro dipinti, due idealizzano in misura minore eventi importanti della vita di Maria: Il matrimonio per procura di Maria de’ Medici con il re Enrico IV e La consegna della reggenza. Gli altri due sono ritratti dei genitori, Francesco de Medici e Giovanna d’Austria.
L’EREDITÀ MEDICEA

Anche l’occasione scelta da Maria per mostrare pubblicamente la serie dei dipinti fu un’ulteriore celebrazione della famiglia reale: il matrimonio della figlia Henrietta Maria col re Carlo I d’Inghilterra. Certo non immaginava che la corte di Carlo ed Henrietta Maria – presso la quale Maria stessa avrebbe vissuto per tre anni – sarebbe diventata un centro culturale paragonabile alla Firenze rinascimentale dei Medici. Sotto la guida dei giovani monarchi, numerose opere dei maestri italiani furono portate per la prima volta in Inghilterra: i tre principali geni dell’epoca fiorentina erano rappresentati nella nuova collezione reale, dipinti di Leonardo da Vinci e Raffaello, oltre a disegni preparatori per le creazioni non trasportabili di Michelangelo.
Seguendo la tradizione di Maria de’ Medici, il genero e la figlia commissionarono opere a Rubens e assunsero il suo altrettanto brillante allievo Anthony van Dyck come pittore di corte, ispirando la prima generazione di pittori nativi inglesi a raggiungere i livelli elevati dei loro colleghi italiani e fiamminghi. Fu il naturale coronamento di due secoli e mezzo di mecenatismo mediceo.