Senza riforme incisive per semplificare le norme, ridurre il peso del sistema sociale e potenziare gli investimenti, l’Unione Europea rischia il collasso entro due o tre anni: è il monito categorico lanciato dal presidente francese, Emmanuel Macron. Durante un dibattito a una conferenza a Berlino, Macron ha dichiarato che l’attuale modello economico dell’Ue è ormai superato, e che senza riforme immediate di rischia di perdere terreno rispetto a potenze mondiali come Cina e Usa, scivolando verso l’irrilevanza economica: «Il nostro vecchio modello è finito. Noi regolamentiamo troppo e investiamo troppo poco. Se nei prossimi due o tre anni seguiamo l’agenda tradizionale, saremo fuori dal mercato».
«L’Ue potrebbe morire — è il grido di allarme di Macron — Siamo in un momento cruciale». In Europa crescono le preoccupazioni sulla competitività, frenata da investimenti insufficienti nei settori chiave, normative sempre più onerose e costi crescenti per il welfare. Macron ha esortato a intervenire con decisione per evitare che l’Europa perda il suo ruolo in un mondo sempre più multipolare. «Se vogliamo essere più competitivi e mantenere il nostro posto in questo ordine multipolare, serve prima di tutto una svolta radicale nella semplificazione [delle norme]» ha dichiarato, sottolineando l’urgenza di riformare le normative europee. Negli ultimi anni, l’Ue ha introdotto numerose normative “a tutela” di consumatori, ambiente e lavoratori. Ma secondo Macron, queste hanno creato un sistema rigido che soffoca l’innovazione e rallenta la crescita, soprattutto in ambiti come intelligenza artificiale e difesa. Il presidente francese ha sottolineato che l’Europa non può più contare sull’energia russa a basso costo né sugli Stati Uniti per la propria difesa, rendendo indispensabile un nuovo modello economico.
Macron ha poi puntato il dito contro il sistema di welfare europeo, pilastro storico della governance del continente, ma sempre più difficile da sostenere in un contesto competitivo. Secondo Eurostat, nel 2022 i governi europei hanno destinato circa 3.400 miliardi di dollari, pari al 19,5% del Pil, a programmi sociali, principalmente pensioni, sussidi di disoccupazione e trasferimenti per malattie o vecchiaia. Il 78% dei cittadini Ue chiede un aumento della spesa sociale e metà è favorevole a un incremento delle tasse per finanziarla, ma questo «non è sostenibile con il modello sociale che abbiamo» dice Macron.
Negli Stati Uniti, secondo il Centro per il bilancio e le priorità politiche, la spesa per programmi sociali nel 2023 è stata di circa 3.500 miliardi di dollari, pari al 14-15% del Pil. Sebbene l’ammontare sia simile, l’Ue destina al welfare una quota di Pil ben più alta, segno di un sistema più esteso e oneroso.
Le parole di Macron trovano eco nella recente analisi dell’ex presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, che ha definito la strategia economica dell’Ue una sfida esistenziale. Pubblicata a settembre, l’analisi indica nella complessità normativa un freno alla produttività europea rispetto agli Usa e invoca riforme incisive per semplificare le regole, stimolare l’innovazione e rafforzare la competitività nei settori strategici. Macron appoggia con convinzione le proposte di Draghi. E ha sottolineato che l’Ue deve adottarle senza indugio per restare competitiva a livello internazionale.