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Male anche l'indice Pmi

L’economia cinese è sempre più in difficoltà

L’economia cinese continua a perdere colpi. A novembre l’attività industriale si è contratta per l’ottavo mese di fila

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Un dipendente misura una macchina per mulino a sfere di nuova fabbricazione in una fabbrica a Nantong, provincia di Jiangsu, Cina, 28 giugno 2019. Foto: REUTERS/Stringer

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Tempo di lettura: 3 Min.

L’economia cinese continua a perdere colpi. A novembre l’attività industriale si è contratta per l’ottavo mese di fila e anche i servizi ricettivi (ristoranti, bar, turismo in generale) hanno rallentato di colpo. Persino i dati ufficiali del regime cinese non riescono più a nascondere il rompicapo che i vertici del Pcc devono affrontare: andare avanti con le riforme strutturali o varare subito nuovi stimoli (ma quali?) per rilanciare la domanda interna.
L’indice Pmi manifatturiero è salito di pochissimo, da 49,0 a 49,2, restando sotto la linea dei 50 punti che separa crescita da recessione, esattamente come previsto dagli analisti. In pratica la produzione industriale cinese è ferma, gli ordini interni e quelli dall’estero sono migliorati rispetto a ottobre ma rimangono pur sempre in negativo. Le imprese cinesi infatti faticano, dopo anni, a riprendersi dal Covid e la guerra commerciale con gli Stati Uniti continua a pesare come un macigno. Il regime cinese probabilmente rinvierà le misure di sostegno fino al primo trimestre del 2026, dato che l’obiettivo di crescita di quest’anno appare ancora ampiamente raggiungibile, secondo gli economisti di Goldman Sachs.
Per oltre vent’anni il Partito comunista cinese ha usato due metodi per far girare l’economia: spingere al massimo le fabbriche per esportare, importando poco e finanziando grandi opere pubbliche pagate con denaro pubblico. Ma oggi nessuno di questi due metodi funziona più. Con i dazi di americani le esportazioni sono crollate proprio mentre il settore immobiliare cinese era già in crisi da anni; e milioni di cinesi stanno pagando mutui su immobili comprati sulla carta che non sono (né saranno) mai realizzati.
L’unico dato positivo viene dalle piccole fabbriche: il loro Pmi è salito di due punti al massimo da sei mesi. Ma l’unico merito, secondo gli analisti, è dovuto al taglio dei dazi concesso dagli Stati Uniti. Per quanto riguarda il Pmi dei servizi cinesi, è sceso da 50,1 a 49,5: la prima contrazione dal dicembre 2022. I servizi sono tornati sotto 50 per la prima volta da settembre 2024, al livello più basso da quasi due anni. «Immobiliare e servizi alle famiglie sono entrambi in rosso: il mercato cinese è debole» ha dichiarato Huo Lihui, responsabile del Service Industry Survey Center dell’Ufficio nazionale di statistica cinese.
Il regime cinese sa di trovarsi in piena crisi ed è consapevole che deve riequilibrare l’economia il prima possibile, perché col peggiorare dell’economia peggiora anche il malcontento popolare. Malcontento che la dittatura comunista sa solo reprimere con la forza.

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