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Landini: sciopero generale contro una manovra d’austerità che non serve al Paese

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Maurizio Landini in un'immagine di repertorio

Photo: foto: Andreas Solaro/AFP via Getty Images.

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Tempo di lettura: 4 Min.

«Uno sciopero generale è sempre anche un atto politico. Contro una manovra d’austerità che non serve al Paese e che viene fatta solo per abbassare il deficit e comprare armi». Lo ha detto a “Repubblica” Maurizio Landini, segretario della Cgil, che spiega: «Sciopero per aumentare i salari e le pensioni. Chiediamo al governo di restituire 25 miliardi di tasse pagate in più negli ultimi tre anni da 38 milioni di lavoratori e pensionati per effetto del drenaggio fiscale. Di tassare rendite e profitti in modo progressivo: basta flat tax, inaccettabile. Di introdurre un contributo di solidarietà dell’1,3 per cento su 500 mila italiani con redditi netti annui sopra i due milioni: vale 26 miliardi. Una riforma delle pensioni: chi prometteva di cancellare la Fornero porta l’età a 70 anni. Nuove politiche industriali e per la casa. E infine di cancellare leggi che hanno esteso la precarietà e alimentato subappalti e morti sul lavoro. È uno sciopero sociale – aggiunge -. Ma anche politico, certo. Chiede di cambiare le politiche sbagliate del Governo Meloni. Rivendica un futuro di pace e giustizia sociale per le nuove generazioni». Quanto al messaggio che arriverà dalle piazze: «Un messaggio chiaro: il mondo del lavoro vuole cambiamenti veri. Non può continuare a pagare i condoni mentre interi settori produttivi sono in crisi: siderurgia, automotive, chimica, moda, terziario. Rischiamo la deindustrializzazione. Mentre profitti e ricchezza crescono, salari e stabilità dell’occupazione per donne e giovani no. Il lavoro deve riprendere la parola». Il sindacalista si sofferma anche sull’oro di Bankitalia: «Distrazione di massa per non parlare dei problemi reali. Dimostra che il governo è alla frutta e non sa dove sbattere la testa. Perché l’anno scorso ha inviato un piano all’Europa di tagli alla spesa sociale: scuola, sanità, giustizia, ricerca. Niente assunzioni nella Pa, mancano infermieri, medici, assistenti sociali. E un terzo degli insegnanti è precario. Si fanno condoni e si abbassa la tassazione sulle rendite. Le prime duemila imprese – osserva – macinano utili record e non investono, anche pubbliche. È una scelta: privatizzare lo Stato sociale. Nessuna politica industriale, solo riarmo». Il presidente Mattarella torna a richiamare tutti sui salari dignitosi: «Mattarella ancora una volta ha ragione: siamo dentro a un’emergenza salariale. L’articolo 36 della Costituzione dice che il salario deve essere degno. Invece oggi si è poveri lavorando. Chi ha di più deve contribuire di più. Si fanno pagare 25 miliardi a dipendenti e pensionati e non si può chiedere un contributo ai 500 mila più ricchi del Paese su 59 milioni? Cosa cambia nella vita a chi ha almeno due milioni di reddito netto annuo?». Il Senato non ha neppure iniziato a votare la manovra. Che di fatto non cambierà: «Serve la democrazia. Bisogna ridare fiducia al 50 per cento che non vota: il non voto nel nostro Paese è cresciuto con le disuguaglianze. E ridare senso anche al Parlamento, non usarlo come una clava per confermare decisioni prese altrove. Lo sciopero serve a cambiare la situazione: i diritti non ci sono mai stati regalati» conclude Landini.

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