La fine del regno Xi Jinping appare vicina più che mai

di Redazione ETI\Zhou Xiaohui
22 Ottobre 2025 6:58 Aggiornato: 22 Ottobre 2025 8:26

Il Quarto Plenum del Partito comunista cinese, in corso dal 20 al 23 ottobre, potrebbe ridefinire la direzione politica della Cina e preludere a importanti cambiamenti nei vertici del potere del regime. Pochi giorni prima dell’apertura del Plenum, il 17 ottobre, le forze armate della dittatura cinese hanno improvvisamente annunciato una serie di gravi misure disciplinari contro nove generali, tra cui il vicepresidente della Commissione militare centrale He Weidong e l’ex capo del Dipartimento politico della stessa Commissione, Miao Hua. Tutti i generali sono stati espulsi dal Partito ed esonerati da ogni incarico, con successivo deferimento ai procuratori militari e ora rischiano di finire sotto processo.

Questo ennesimo repulisti nei vertici militari del regime cinese ha alimentato un’ondata di speculazioni. Sia i generali He e Miao che gli altri sette, erano considerati dei fedelissimi di Xi Jinping. La loro improvvisa caduta fa ragionevolmente immaginare che Xi possa essere in procinto di lasciare — o costretto a lasciare — i suoi incarichi di presidente della Commissione militare centrale e persino di Segretario generale del Pcc, durante il Plenum in corso. In tal caso, a guidare la manovra interna potrebbero essere il primo vicepresidente della Commissione, Zhang Youxia, e l’ex segretario generale del Partito, Hu Jintao, che avrebbero chiesto la collaborazione di Xi per un passaggio di potere indolore.

Secondo una recente rivelazione diffusa da un informatore cinese residente all’estero, Zhang Youxia — considerato oggi il detentore del controllo effettivo delle forze armate — avrebbe infatti tenuto un incontro segreto con Hu Jintao, l’ex premier Wen Jiabao, nonché con Wang Yang e Hu Chunhua, attualmente membri della Conferenza politica consultiva del popolo cinese.
Durante la riunione, Zhang avrebbe esposto una serie di sviluppi anomali riscontrati alla vigilia del Plenum: cambiamenti interni al Dipartimento della Guardia centrale, frequenti apparizioni di due fedelissimi di Xi Jinping – Cai Qi e Wang Xiaohong – nella sede del vertice e numerose modifiche alle misure di sicurezza. Tutti elementi che, secondo l’informatore, fanno supporre la possibilità di una contromossa da parte della fazione di Xi. Zhang avrebbe quindi chiesto consiglio ai dirigenti in pensione sul modo di fronteggiare la situazione.
Le informazioni trapelate lasciano infatti intendere che Xi non abbia la minima intenzione di farsi da parte senza lottare, e starebbe valutando un’ultima iniziativa per ribaltare a proprio favore gli equilibri del Plenum.

Resta tuttavia un nodo cruciale: senza il sostegno dell’esercito, Xi sarebbe davvero in grado di interferire nel Plenum, contando unicamente sull’appoggio dei suoi alleati civili come Cai Qi e Wang Xiaohong? Secondo diversi analisti, no. I “grandi vecchi” del Partito e lo stesso Zhang Youxia, ora schierati contro Xi, sono figure che da decenni navigano all’interno dei meccanismi più opachi del Partito comunista cinese, di cui conoscono fin troppo bene le dinamiche di potere. È quindi verosimile che abbiano predisposto solide contromisure.

Il 18 ottobre, appena un giorno dopo l’espulsione di He Weidong e Miao Hua, il quotidiano ufficiale delle forze armate ha pubblicato un editoriale dal titolo “Portare fino in fondo la campagna anticorruzione nelle forze armate”, che segna un evidente tentativo di dissociare Xi dai generali destituiti e di inquadrare i procedimenti come meri casi di corruzione svuotandoli di ogni connotato politico. L’articolo afferma che la rimozione e le incriminazioni rappresentano «una chiara dimostrazione dell’impegno incrollabile del Partito e dei vertici militari» nella lotta alla corruzione, definendo l’operazione «una grande vittoria» e sottolineando che «nessuno è intoccabile», nel tentativo di ribadire un’idea di imparzialità assoluta.
Tuttavia, la lettura più plausibile è un’altra: la volontà di dissociare Xi dalle colpe dei generali epurati e alleggerire la sua posizione, presentandone gli errori solo come mancanze di discernimento e non di integrità morale. L’editoriale infatti afferma che i generali «hanno tradito gravemente la fiducia del Comitato centrale e della Commissione militare centrale», rafforzando l’impressione che l’operazione serva a isolare loro, non a colpire Xi.

In un simile contesto, se le eventuali colpe dei generali venissero trattate come “politiche”, il Partito dovrebbe individuare dei mandanti diretti, cosa rischiosa per Xi stesso. È dunque probabile che l’articolo miri a porre le basi per una transizione pacifica, lanciando al contempo un monito ai membri della sua cerchia.

L’editoriale sul giornale dell’Epl, quindi, lascia intravedere due scenari: da un lato, Xi Jinping potrebbe aver già accettato una proposta da parte di Zhang Youxia e altri dirigenti del Partito, per garantire un passaggio di poteri indolore in cambio della sua immunità personale; dall’altro, la direzione del Partito potrebbe aver comunque già deciso (a prescindere dalla collaborazione di Xi) di voltare pagina, lasciando intendere che, se Xi collaborerà al trasferimento ordinato del potere durante il Plenum, sarà risparmiato da ulteriori conseguenze. In entrambi i casi, i grandi vecchi del Pcc e i vertici della Commissione militare centrale sembrano orientati verso la soluzione più stabile possibile per garantire la continuità del regime.
L’articolo fa inoltre intendere che al Quarto Plenum siano imminenti profondi cambiamenti di vertice: la rinuncia di Xi alle cariche di segretario generale del Partito e di presidente della Commissione militare centrale appare sempre più probabile, mentre potrebbe mantenere il titolo onorifico di presidente della Repubblica popolare cinese fino alla prossima riunione dell’Assemblea nazionale del popolo, prevista per la primavera.

Il 17 ottobre, il presidente statunitense Donald Trump ha confermato l’intenzione di incontrare Xi in Corea del Sud nelle prossime settimane, ma da Pechino non è ancora giunta una conferma ufficiale. Poiché Xi utilizza spesso il titolo di “presidente” negli incontri istituzionali, la prospettiva di tale incontro suggerisce ulteriormente che gli possa essere concesso di mantenere, almeno temporaneamente, la definizione di presidente anche dopo il Plenum attualmente in corso.

In conclusione, tutti i segnali che arrivano da Pechino lasciano intendere che gli organi di propaganda del regime cinese stiano predisponendo il copione di un passaggio di poteri già scritto, destinato a concretizzarsi nei prossimi giorni.


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