Attacco “a vuoto” iraniano alle basi americane in Qatar

di Redazione ETI/Andrew Thornebrooke
24 Giugno 2025 6:58 Aggiornato: 4 Luglio 2025 14:27

Il 23 giugno, l’Iran ha lanciato una serie di missili balistici contro la base aerea di Al Udeid, la principale struttura militare statunitense in Medio Oriente, situata in Qatar. Le autorità iraniane hanno dichiarato che l’attacco è stato una risposta ai recenti bombardamenti statunitensi contro gli impianti di arricchimento dell’uranio di Teheran, avvenuti durante il fine settimana. Secondo quanto riferito, il numero di missili lanciati corrispondeva a quello delle bombe sganciate dagli Stati Uniti.

Il presidente Trump ha confermato sui social che l’Iran ha lanciato 14 missili verso Al Udeid, aggiungendo che Teheran aveva informato preventivamente Washington dell’azione. Nonostante l’esito dell’attacco, che ha visto tutti i missili intercettati o mancanti il bersaglio, l’incidente rappresenta un fatto storico: è la prima volta che una potenza straniera colpisce direttamente questa base, che ospita migliaia di militari statunitensi e numerosi velivoli da combattimento.

La base di Al Udeid, formalmente di proprietà del Qatar, è stata costruita negli anni Novanta dal governo di Doha e ha ospitato le prime truppe statunitensi nei primi anni Duemila, in seguito agli interventi nella guerra al terrorismo. Pur essendo tecnicamente di proprietà del Qatar, la base rappresenta il più importante avamposto militare degli Stati Uniti in Medio Oriente, garantendo una proiezione di potenza unica nella regione.

L’attacco iraniano, pur non avendo generato vantaggi strategici immediati, ha un significativo valore simbolico. La base di Al Udeid svolge un ruolo cruciale per le operazioni aeree statunitensi e per il rafforzamento della deterrenza regionale, integrandosi con la Quinta Flotta della Marina statunitense, dislocata nel vicino Bahrein. Estesa su circa 30 chilometri quadrati, la base è diventata un nodo strategico durante i conflitti in Afghanistan e Iraq. Dal 2009, è anche sede avanzata del Comando Centrale degli Stati Uniti, che coordina le operazioni militari nell’intera regione. Al Udeid è dotata di rifugi corazzati, missili Patriot, due piste per aerei strategici e da combattimento e una flotta di velivoli avanzati, tra cui bombardieri B-52 e caccia F-15 ed F-22. In vista dell’attacco del 23 giugno, la maggior parte degli aerei è stata temporaneamente trasferita altrove, come confermato da immagini satellitari.

Un aspetto importante dell’attacco è stata la scelta dell’Iran di impiegare missili balistici, anziché droni unidirezionali, che sarebbero stati meno costosi. Un funzionario del Pentagono ha confermato che l’Iran ha utilizzato missili a corto e medio raggio, e ha rassicurato che non si sono registrate vittime tra il personale statunitense. Il Pentagono continua a monitorare la situazione per eventuali sviluppi. Anche il ministero degli Esteri del Qatar ha dichiarato che tutti i missili sono stati intercettati, sottolineando che il Paese si riserva il diritto di rispondere all’attacco. In una nota, il governo qatariota ha definito il lancio di missili come una «violazione della sovranità» del Qatar e del diritto internazionale, esprimendo la volontà di rispondere in modo proporzionato.

L’attacco iraniano ha suscitato reazioni di condanna in tutta la regione. Paesi come Bahrain, Egitto, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti hanno esortato l’Iran a ridurre le tensioni e a evitare nuove ostilità. Ahmed Aboul Gheit, segretario generale della Lega Araba, ha espresso solidarietà al Qatar, definendo l’attacco «inaccettabile». Il Consiglio Supremo di Sicurezza Nazionale dell’Iran ha cercato di smorzare le tensioni, ribadendo che l’attacco ha colpito obiettivi lontani dalle aree civili e riaffermando l’impegno di Teheran a mantenere buoni rapporti con il Qatar. Nel frattempo, Trump ha ringraziato il Qatar per il suo ruolo nell’intercettazione dei missili e ha auspicato che Iran e Israele lavorino per ridurre le crescenti tensioni nella regione.

L’incidente, pur non avendo causato danni immediati, rappresenta un ulteriore capitolo nelle crescenti tensioni tra Iran e Stati Uniti, con ripercussioni potenzialmente significative sulla stabilità del Medio Oriente.

 


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